Vietato ai nonni Società
La pacchia sta per finire. Il governo annuncia la svolta: tra non molto, l’accesso ai siti a luci rosse, di giochi online e di scommesse sarà riservato ai soli maggiorenni.
Formalmente, dovrebbe essere già così; e non c’è bisogno di spiegare i motivi per i quali ai minori di 18 anni non dovrebbe essere consentito guardare film porno online o giocare d’azzardo. Eppure, ora come ora è straordinariamente facile per un minorenne accedere a siti per adulti: il controllo si limita al cliccare sì alla domanda “hai compiuto 18 anni”. Nessuna verifica effettiva ed anche un bambino, se ha a disposizione un pc o molto più spesso uno smartphone, ha libero accesso a Sodoma e Gomorra (e Las Vegas) virtuali.
Bisogna essere onesti: l’Italia in questo non è indietro, è così più o meno in tutto il mondo, se escludiamo quei paesi (le repubbliche islamiche ad esempio, o la Corea del Nord) dove questi siti sono vietati a chiunque. Quindi un intervento legislativo che impedirebbe ai giovanissimi il libero accesso a questi siti sarebbe un passo avanti rispetto alle legislazioni degli altri ordinamenti democratici.
Ma come avverrà il controllo dell’età? La legge in via d’approvazione prevede tre strade. La prima è l’uso dello SPID, l’app per l’identità elettronica che è già accessibile a tutti ed è anzi indispensabile per determinate attività.
La seconda strada è la carta d’identità elettronica, che molti di noi già possiedono. Si tratta del documento plastificato delle dimensioni di una carta di credito che via via sta sostituendo la vecchia carta d’identità. Questo documento può essere collegato a pc e smartphone tramite un apposito lettore, consentendo così al possessore di dimostrare la propria identità in rete.
La terza strada, ancora più avveniristica, è il wallet. Questo strumento è ancora in fase di sperimentazione, ma entro il prossimo dicembre (a meno di rinvii, siamo pur sempre in Italia) sarà accessibile a tutti. Il wallet è uno strumento digitale, un’app per smartphone su cui potremo caricare i nostri documenti: carta d’identità, patente, tessera sanitaria (ma non il passaporto: uniformare il wallet italiano a strumenti omologhi esteri sarebbe estremamente complesso). Lo smartphone diventerà così l’unico documento da esibire in ogni occasione, rendendo superfluo portare con noi ogni volta le copie materiali dei nostri documenti.
Bloccare l’accesso ai minori a siti pensati per gli adulti è una misura quantomai necessaria. Ho già fatto notare in passato che, secondo inchieste giornalistiche, l’età in cui i nostri figli accedono per la prima volta a contenuti pornografici è di circa 12 anni. Quanto al gioco online, il nostro paese è il primo in Europa per il volume di denaro speso in gioco d’azzardo legale.
E la misura in discussione non tiene conto dei videogiochi online, ovvero tutte quelle piattaforme dove si spendono soldi reali non in scommesse, ma per acquistare item da utilizzare nel gioco. Taluni le definiscono microtransazioni, poiché si tratta sempre di spendere pochi euro per dotare il proprio personaggio di armi più potenti, di modifiche grafiche o per acquistare risorse che altrimenti richiederebbero molte ore di gioco. Il guaio è che tante microtransazioni finiscono col diventare una spesa consistente. Ecco perché non sarebbe una cattiva pensata se la verifica della maggiore età fosse estesa anche ai pagamenti effettuati nei videogiochi online.
Mi permetto infine un’ultima considerazione: se verrà approvata questa misura e per accedere ai siti porno o di scommesse sarà obbligatorio usare lo SPID, la carta d’identità elettronica o il wallet, c’è il rischio non trascurabile che, oltre ai minorenni, si finirà per escludere da suddetti siti anche, o soprattutto, la fascia più anziana della popolazione, di certo poco avvezza all’uso di tali strumenti. E sarebbe imbarazzante per un nonno chiedere aiuto ai nipoti per entrare su Youporn.
CARLO DELASSO