Violenze ai sanitari Società
La cronaca e la massa di notizie che ogni giorno giornali, televisioni e web ci propinano, rischiano di far passare in secondo piano un fenomeno criminale che sta esplodendo negli ultimi anni e che rappresenta un segnale molto preoccupante del degrado civico e sociale della società italiana. Mi riferisco alle ormai quotidiane notizie di aggressioni che medici, infermieri e assistenti socio-sanitari subiscono sul posto di lavoro, per cui non è esagerato affermare che quella degli operatori sanitari oggi in Italia è una professione adalto rischio.
I numeri di questo fenomeno disegnano inequivocabilmente uno scenario molto preoccupante e soprattutto in continuo aumento. Secondo i dati ufficiali, pubblicati dal Ministero della Salute e raccolti dall’Osservatorio Nazionale della Sicurezza degli esercenti la professione sanitaria e sociosanitaria, nel 2023 sono state circa 16.000 le aggressioni ai danni di circa 18.000 operatori sanitari; ancora più preoccupante è il dato secondo cui due aggressioni su tre sono avvenute su lavoratrici donne, probabilmente perché le operatrici sono percepite più vulnerabili e la violenza diventa più semplice da perpetrare.
Sono inoltre anche molto di più le tante storie di violenza segnalate da medici e infermieri nei Pronto Soccorso, nei reparti di psichiatria e negli ambulatori, ma non denunciate.Altro dato da sottolineare è che con l’inizio del 2025 non arrivano segnali di diminuzione del fenomeno criminale, anzi in questi primi giorni del nuovo anno si segnalano già gravi episodi di violenza, come le martellate ai danni di un autista soccorritore nella periferia di Roma, le violenze ai danni di due infermiere e di una operatrice socio sanitaria nel Dipartimento di Psichiatria dell’Ospedale di Prato e la spedizione punitiva nei confronti di due pediatri di un Ospedale di Catania, aggrediti con calci e pugni.
Anche presso i nosocomi della nostra provincia negli ultimi anni si sono verificati incresciosi episodidi violenza su medici e parasanitari, episodi non sempre adeguatamente portati alla attenzione della opinione pubblica sannita. E’ evidente, a chiunque sia dotato di un minimo di senso civico, che se si vuole tutelare il Servizio Sanitario Nazionale come un prezioso bene sociale, diventa necessario tutelare la sicurezza di chi lavora, soprattutto nella urgenza/emergenza, nei Pronto Soccorso e nei servizi di Salute mentale. A tale proposito, da parte del Coordinamento Nazionale, è stata fatta richiesta al ministro della Sanità di istituire una Commissione interministeriale, che coinvolga anche il Ministero degli Interni e della Giustizia, per affrontare immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari, facendo rispettare i dettami del recente Decreto Legge del 1° ottobre 2024 n° 137, approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati, dopo il passaggio in Senato e le modifiche inserite nel provvedimento.
Il Decreto Legge è formato da quattro articoli e innanzitutto estende l’ambito delle sanzioni, già previste per medici ed infermieri, anche contro violenze perpetrate sul personale che svolge servizi di sicurezza complementari. Senza scendere nei particolari delle norme punitive previste, facilmente deducibili dalla lettura del Decreto Legge, il provvedimento prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e inoltre, a determinate condizioni, anche l’arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari. E’ prevista inoltre l’applicazione del procedimento con citazione diretta a giudizio anche per il reato di danneggiamento dei beni destinati alla assistenza sanitaria. Nell’articolo 3 viene stabilita la clausola di invarianza finanziaria, per cui dalla applicazione della norma non devono discendere nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
L’approvazione del decreto legge è avvenuta con 144 voti favorevoli della maggioranza di governo, nessun voto contrario e con 92 astenuti, naturalmente della minoranza parlamentare, che in sede di discussione parlamentare ha sottolineato come non bastano le misure coercitive, pur necessarie per dissuadere i facinorosi dal tenere comportamenti violenti ed aggressivi, ma che gli ospedali necessitano soprattutto di più risorse, di un maggior numero di medici e di infermieri per espletare in tempi ragionevoli il loro lavoro e ridurre il sovraffollamento dei Pronto Soccorso e dei reparti di emergenza, condizioni queste che possono favorire le violenze gratuite. Il problema come si vede è molto complesso e tocca tematiche sociali, di educazione civica, di politica sanitaria e di economia sanitaria.
ENZO TRIPODI