Benevento Calcio: le pagelle della stagione 2022/23 Sport

Il Benevento, 7 anni dopo l’ultima volta, tornerà a disputare un campionato di Serie C. Dopo la paradisiaca esperienza in Serie A, terminata appena 2 anni fa, e dopo 5 prestigiosissimi campionati cadetti (il sogno di 87 anni per un’intera popolazione), la compagine giallorossa è sprofondata nuovamente negli inferi della C, a sèguito di una stagione sciagurata, che ha arrecato ai supporter sanniti unicamente disavventure ed amarezze.

Al termine di un’annata iniziata male e finita peggio - cronaca di una morte annunciata, potremmo schiettamente sostenere -, va però affrontato un autentico bilancio delle responsabilità di tutti gli effettivi. Perché - non vi è dubbio - le colpe vanno ripartite da tutti, tifosi compresi. Ma pare altresì corretto scandagliare, con un pizzico di lucidità in più, a questo punto, dati e numeri piuttosto significativi, che hanno finito per condire la peggior versione del Benevento Calcio dell’ultima decade. D’altro canto, risulta piuttosto complicato metabolizzare che il sodalizio sannita, pur essendo nella top 5 del campionato di Serie B per la pesantezza del proprio monte ingaggi (€18.000.000 complessivi circa), sia sprofondato all’ultimo posto della graduatoria per punti fatti (32 in 36 gare), godendo inoltre del peggior attacco della categoria (appena 29 gol fatti).

Risulta ancor più difficile concepire come, a bilancio, Vokic risulti il calciatore più pagato della rosa per minuti giocati: circa €12.064,00 al minuto; o che centravanti del calibro di La Gumina siano stati in grado di percepire uno stipendio di oltre un milione di euro pur vantando una media gol di una rete ogni 555’.

Di seguito, dunque, vi proponiamo - con grande franchezza - le pagelle della stagione di tutti gli elementi della rosa giallorossa (tra i calciatori sono annoverati coloro che sono scesi in campo almeno in almeno due occasioni), comprendendo anche tutti i tecnici susseguitisi sulla panchina sannita; il Presidente Vigorito; l’ex diesse Pasquale Foggia e tutti coloro che, a metà stagione, hanno abbandonato la nave fuggendo su una scialuppa di salvataggio, scappando via impauriti dalle incombenti difficoltà.

PAGELLE

I calciatori:

Paleari: 6 - Considerato, dai più, uno tra i migliori portieri del campionato cadetto. La sua leadership ed i suoi voli felini hanno cominciato ben presto a lasciar spazio alla paura, riflessa nella richiesta - avanzata a gennaio dal proprio procuratore - di esser ceduto e di abbandonare il Sannio in cerca di un riparo più sicuro. Ciò si è percepito: nelle uscite, negli interventi, nelle prestazioni. I piccoli errori di smarrimento con Palermo, Venezia e Bari, oltre ad una sequela di problemi fisici, gli sono persino costati il posto da titolare, a beneficio di Manfredini. Ma non è all’ex Cittadella che possono essere imputate le colpe maggiori di un’annunciata retrocessione.

Manfredini: 6 - All’occorrenza, ha sempre risposto presente. È perfino diventato un talismano, prima dell’orrore di Cittadella. Grandi parate e buone prestazioni. Professionista serio, da cui sarebbe opportuno ripartire, sebbene il suo contratto sia in scadenza proprio a giugno 2023.

Glik: 5 - Ultimo baluardo della difesa giallorossa, senza il quale la retroguardia sannita sarebbe stata impresentabile anche per un campionato di serie C. Non si può ignorare, però, un dato esorbitante, evidenziato dal monte ingaggi: il polacco vanta uno stipendio da €1.600.000. Si tratta di €100.000 per partita, attese le appena 16 presenze all’attivo e gli innumerevoli infortuni registrati a referto. Troppi soldi? Sì, troppi.

Tosca: 5,5 - Tornato nel Sannio alla fine di gennaio (dopo la parentesi di 6 mesi nel 2018), sembrava aver portato con sé una buona dose di freschezza, stabilità e compattezza da donare al reparto arretrato. Le grandi gare contro Brescia, Ascoli e Como sono saltate agli occhi di tutti. Nel finale di stagione, però, trascinato negli inferi dalla pochezza dei compagni di difesa, ha perso mordente ed organizzazione, scomparendo nel momento di maggiore bisogno.

Veseli: 4 - Difficile giustificare la sua presenza in un roster qualsiasi del campionato cadetto. Trattasi di un professionista costantemente demotivato, deconcentrato, impreciso. Poco serio; probabilmente (semplicemente) inadatto. Gli errori sono stati innumerevoli: dalla marcatura di Puscas in casa contro il Genoa alla dormita colossale di Cittadella (addirittura voltato di spalle, pensieroso, sul corner avversario), valsa due gol poi costati la retrocessione. Il suo stipendio? €1.225.000: il 6° elemento più pagato della rosa. A voi l’ “ardua” sentenza.

Letizia: 4,5 - Indubbiamente, anche lui in prima fila sul banco degli imputati. Impossibile chiudere gli occhi dinanzi a un declino manifesto, lampante, inesorabile, che ha cominciato a manifestarsi da oltre un anno e mezzo a questa parte. Irriconoscibile, sebbene parzialmente scusato dai costanti (e gravi) problemi fisici, che lo hanno costretto a giocare a meno di mezzo servizio e carico di infiltrazioni per oltre metà dell’infausta stagione. Da un capitano, però, ci si attendeva una comunicazione più incisiva in conferenza stampa: meno chiacchiere, più fatti. Una trasparenza maggiore nei periodi di difficoltà ed una combattività differente. Non abbiamo assistito a nulla di tutto ciò: da qui, gli infiniti improperi (probabilmente eccessivi, sebbene non infondati) della piazza sannita nei suoi confronti.

El Kaouakibi: 5 - Difficile ascrivere incolpazioni maggiori ad un terzino che con la Serie B ha ben poco da spartire (ricordiamo: retrocesso con il Pordenone l’anno prima di approdare nel Sannio). La disponibilità, finché ha retto fisicamente, non è mai venuta meno. I limiti tecnico-tattici, al contrario, poiché tangibili e palesi anche a chi di calcio comprende davvero poco, sono saliti sempre a galla, non giustificando l’investimento di Pasquale Foggia sul Marocchino classe ‘98.

Capellini: 4,5 - La sua stagione è finita anzitempo per un’operazione ad una grave forma di ernia. Per fortuna, verrebbe da aggiungere. Letteralmente disastroso, prima di dare forfait definitivo. Con Cannavaro in panchina, le prestazioni sufficienti si sono contate sulle dita di una mano monca. Sempre lezioso, timido, fuori posizione, fragile. Bocciatissimo.

Leverbe: 3 - Come sia finito il suo cartellino nelle mani di una società di Serie A (Sampdoria) resta incomprensibile. Il francese è ben presto divenuto la copia orripilante della versione solida ammiratasi l’anno precedente a Pisa, cominciando da subito a manifestare un distaccamento rispetto alla casacca giallorossa che risulta difficilmente deglutibile ai più. Al di là degli errori disdicevoli nel finale di stagione, degni del calcio dilettantistico, non si possono non menzionare i precedenti peccati, tra cui: la follia di Como - mediante la quale ha letteralmente regalato l’assist del vantaggio a Cerri - e la riprovevole prestazione di Pisa - prima ampiamente insufficiente, poi coronata con un pesante cartellino rosso ingenuo nel finale -. Ad uno così non andrebbero affidate nemmeno le chiavi della cassetta della posta, figuriamoci quelle della difesa di una squadra professionistica.

Pastina: 5 - Il finale di stagione dell’originario di Battipaglia resta piuttosto misterioso. L’allontanamento dalla rosa - con annessa esclusione nelle ultime uscite della squadra - saranno forse frutto del suo carattere fumantino, che spesso l’ha portato a commettere inspiegabili ingenuità nei momenti di maggior bisogno (ricordiamo il folle rosso in casa contro il Bari)?

Foulon: 3,5 - Al ragazzo gli si vuole quasi bene per pietà. Perché al belga la grinta non è davvero mai mancata: corsa - tanta, forse anche troppa ed incontrollata -, genuinità, abnegazione. Ciò che manca al terzino mancino, purtroppo per il Benevento, è la base minima per poter praticare questo sport a livelli professionistici. Il classe ‘99 fatica a comprendere cosa sia una diagonale, cosa sia una marcatura preventiva, cosa sia una marcatura stretta; non sa crossare, non sa passare. Non sa fare letteralmente nulla. In società - è arcinoto - hanno provato a sbolognarlo in tutte le maniere nella finestra di gennaio: non lo hanno voluto neanche in campionati minori. E 2 anni fa faceva il titolare in Serie A con Inzaghi in panchina! Miracolato.

Jureskin: s.v. - Nel Sannio verrà ricordato più per l’episodio violento extracalcistico avvenuto in città, piuttosto che per le prestazioni di gioco (appena 4 apparizioni). Andrebbe domandato (anche in questo caso) a Pasquale Foggia come mai abbia scelto di investire sullo sconosciuto croato classe 2000, che di terzino sinistro ha ben poco, per rimpiazzare il partente Masciangelo.

Schiattarella: 5,5 - Leadership, personalità, coraggio, spirito e attributi. Innegabile. Si è ripreso con foga le chiavi del centrocampo giallorosso pur avendo, agli albori della stagione, la piazza sannita totalmente contro di sé. Nei momenti che scottavano, però, è progressivamente venuto meno, abbandonandosi a dei limiti fisici piuttosto evidenti, che pongono sotto i riflettori i segni del tempo e che segnano l’imminente fine della carriera del classe ‘87, che mai ha avuto più di un’ora di gioco nelle gambe. L’ultimo a mollare, ma non è bastato. Occhio allo stipendio: €1.206.400: rispetto ai minuti giocati, parliamo di circa €700 ogni 60’’ sul rettangolo verde.

Improta: 4 - “Sa fare tutto”, ripetono tutti a cantilena; ma non ha saputo fare davvero nulla, quest’anno. Bisognerebbe smetterla di aggirare il problema della pochezza sciorinata dal pendolino puteolano in questa annata disastrosa, soffermandosi, piuttosto, sul presupposto che la sua duttilità è risultata pressoché deleteria. L’esterno classe ‘93 funziona negli ingranaggi oleati e ben collaudati; si spegne se è lui a dover prendere in mano la squadra e a fare la differenza. Rispetto alla splendida stagione di Serie A, alla corte di Inzaghi, pare l’orribile copia di se stesso. Le gioca quasi tutte (eccetto una, poiché espulso ingenuamente e prematuramente ad Ascoli): 34 su 35, di cui 30 da titolare. Eppure, il bottino è magro: 2 gol ed un assist soltanto. Anche la falcata non è più la stessa: impacciato con la palla al piede, impreciso e fuori tempo negli inserimenti; mai freddo sotto porta; totalmente fuori dagli schemi ad ogni esperimento di modulo nuovo (quindi, dicevamo, la duttilità a che serve? A giustificare una carenza di ruolo specifico?); distratto nella diagonale errata costata il gol di Sala a Palermo. Apriamo gli occhi: il ciclo di Improta nel Sannio era terminato con la retrocessione dalla Serie A. Tenerlo a forza è stato uno dei vari errori cardine della sciagurata stagione appena vissuta.

Acampora: 5,5 - Il voto è basso perché è l’uomo di maggiori potenzialità e di maggior talento: sicuramente del centrocampo sannita, ma probabilmente anche dell’intera rosa. D’altronde, si vede: se lui sta bene, la squadra gira; se è fuori fase, il Benevento si spegne. Il bottino racimolato non è neanche così negativo: 4 gol (quasi tutti splendidi) ed un assist. Ma siamo sempre stati lontanissimi dall’Acampora leader e trascinatore ammirato ai piedi della Dormiente lo scorso anno, sotto la gestione Caserta: il rosso a Bari difficilmente gli potrà essere perdonato.

Viviani: 4 - Disastro. Totale. La struttura psicologica e mentale del calciatore è troppo labile per poter pensare di poter contare su di lui in un’intera stagione di Serie B. Verrebbe da chiedersi, a questo punto, perché dopo il fallimento del Chievo Verona, nel 2021, nessuno abbia scelto di ingaggiarlo a zero prima che ci pensasse il Benevento, addirittura ad ottobre. I limiti caratteriali sono evidenti, così come la carenza di personalità del ragazzo classe 2000: il rosso in casa col Venezia per reazione; poi l’espulsione a Bari che ha lasciato il Benevento in 9 uomini. Irritante, quasi mai in partita e soprattutto non incisivo con i suoi ingressi a gara in corsa. Insomma: la sua esperienza nel Sannio è terminata e, alla fine della fiera, il segno non l’ha mai lasciato. Mai.

Karic: 4,5 - Un’altra meraviglia di “Pasquale sette bellezze” (Foggia), come lo chiamano a Benevento. Chissà cosa abbia visto in lui il talentuoso diesse napoletano quando ha scelto di ingaggiarlo dall’Entella, catapultandolo in una realtà che evidentemente non gli appartiene. È un giocatore di categoria inferiore, d’altronde. E si vede: gli manca tutto, ma specialmente i tempi di gioco. Sempre un tocco di troppo, uno scarico arretrato in più. Mai un guizzo, una giocata, un inserimento degno di nota. In ritardo nella corsa (corre tanto, ma corre male), testimoniato da addirittura 8 irritanti e stupide ammonizioni collezionate nell’arco della stagione (di cui almeno la metà ottenute nei primi 10’ di gioco: record?). La colpa, probabilmente, non è dello svedese, ma di chi ha scelto di portarlo a Benevento. Alla fine, tecnico dopo tecnico, è finito ai margini del progetto, perché uno così non può essere aspettato da nessuno.

Tello: 5,5 - Capocannoniere del Benevento con 5 gol. Il che è quanto dire: un calciatore poco impiegato da tutti i tecnici arrivati nel Sannio prima di questa stagione che si è ritrovato ad essere una pedina fondamentale dello scacchiere giallorosso; con Cannavaro, prima, ma soprattutto con Stellone, poi. I colpi li ha avuti, ma la costanza di rendimento mai: dopo la prestazione di Terni, caratterizzata da gol e assist, è stato un progressivo calando. Il rosso (ingiusto ma ingenuo) col Como, poi una sequela di prestazioni insufficienti, fino a quando non è stato relegato in panchina da Agostinelli per troppa leziosità e poca efficienza rispetto alla causa collettiva.

Kubica: 5 - Anche il polacco classe 2000 si annovera nella lista di perle di Pasquale Foggia: guai a domandargli chi è o in che ruolo gioca. Non lo sa nessuno: nemmeno lui. Elemento misterioso, in grado di non lasciare mai il segno in addirittura 12 apparizioni. Chissà chi è realmente. Il suo stipendio? €120.640,00.

Vokic: s.v. - Lo sloveno del ‘96, prima di addormentarsi, ogni notte dovrebbe baciare due specifici santini riposti sul suo comodino: quello della dea bendata e quello di Pasquale Foggia. Perché se ce l’ha fatta lui a finire nel calcio professionistico, allora possono farcela davvero tutti. Anche quest’anno può vantare ben 2 presenze prima di essere fatto fuori da ogni tecnico susseguitosi nel Sannio, oltre ad altri €205.088 sottratti alle casse del Benevento: €12.064 per ogni minuto giocato in stagione (17’).

Koutsoupias: 5 - Un discorso simile a quello fatto per El Kaouakibi, Karic e Kubica. Chi sia, dove giochi e cosa faccia il greco non è chiaro a molti: che si sia rivelato inadatto al campionato di Serie B, invece, è chiaro a tutti. Quest’anno 18 partite, di cui solo 3 da titolare: un gol e tante ingenuità.

Simy: 0 - Zero. Come i suoi gol nel Sannio. Zero come il suo impegno. Il nigeriano è il portabandiera della vergognosa disfatta giallorossa: il vero simbolo della pochezza della rosa sannita. È stato il cardine del cambio di progettualità del duo Foggia-Vigorito, quando ci si è resi conto che il ringiovanimento ipotizzato non poteva essere più perseguito. E così, a mercato estivo quasi terminato, dentro Simy, autore di 2 gol negli ultimi 3 anni (nello specifico: 2 gol in 53 partite), tra cui nessuno siglato con la casacca beneventana. L’improponibilità del 31enne alto 198cm è stata flagrante, inconfutabile. Tutti gli allenatori, gradualmente, hanno provato a difenderlo in conferenza, catapultandolo poi nella mischia-partita. Ma il nigeriano non ha mai reagito, beccandosi puntualmente col pubblico, che ha smesso di perdonargli ogni minimo errore già dal giro di boa della sciagurata annata. In conclusione, dunque, si è arreso anche Agostinelli: dopo averlo schierato da titolare, ha ben compreso che 0 gol in 22 presenze non meritassero ulteriore considerazione. E così: fuori rosa. Potrà raccontare a tutti di aver percepito €965.120 (di cui, per qualche miracolo divino, metà provengono dalla Salernitana, che ne detiene il cartellino) in un anno in cui ha messo a referto 0 gol, 0 assist, circa 5 grandi occasioni da rete mancate ed una perdita di possesso medio di 6 palloni a partita (tantissimi, se contiamo che in media ha giocato 37’ minuti a gara).

La Gumina: 3 - Tre. Come i suoi gol con la maglia giallorossa, che gli valgono tre voti in più del compagno di reparto. Senza dubbio tra i più scarsi e demotivati centravanti ammirati nel Sannio, in grado di formare con Simy un’autentica coppia da horror. Goffo, impacciato, fuori fase: per larghi tratti della stagione ha fatto pena a tutti, prima di finire anch’egli fuori rosa con Agostinelli (scarso impegno?). Al termine della stagione, anche l’attaccante palermitano classe ‘96 tornerà alla Sampdoria, che ne detiene il cartellino: potrà farlo spensierato come sempre, poiché della causa giallorossa gli è sempre interessato ben poco; ma anche fiero di aver racimolato un bottino da €1.085.000 pur avendo una media di un gol ogni 555 minuti. Mica male!

Farias: 4,5 - Se pensate che il voto sia troppo severo, riportiamo subito in auge il suo stipendio: €1.387.360. Il 2° elemento più pagato della rosa dopo Glik. È incontrovertibile che il brasiliano non abbia mai più trovato il proprio miglior smalto dopo le parentesi in Serie A degli anni passati, eppure il Benevento (specialmente con Cannavaro) non ha potuto far altro che aggrapparsi a lui e ai suoi sporadici colpi: qualche dribbling, qualche spunto. Ma per lo più problemi fisici, nello specifico muscolari. Il bottino recita 2 gol, 4 assist ed appena 19 presenze stagionali (di cui 11 dal 1’, con una media di minuti giocati pari a 52’ per partita). Ben €1.404,00 per minuto giocato: un po’ tantini per chi, a Cittadella, si è messo in mostra prima per una diagonale non eseguita (valsa l’1-1) e poi con 5 contropiedi gettati alle ortiche. No?

Ciano: 5,5 - Con i “se” e con i “ma” non si scrive la storia. Però, con un Ciano a pieno regime e senza problemi fisici, chissà la Strega dove sarebbe stata a quest’ora. I problemi atletici del “pittore di Marcianise”, quest’anno, sono stati innumerevoli: giunto ai piedi della Dormiente per sostituire Insigne, non si è praticamente mai visto. Eppure, con pochissimi sprazzi, è rientrato in ogni gol del finale di stagione siglato dalla Strega, racimolando 3 gol e 3 assist. Certo, troppo pochi se teniamo conto dell’ingente stipendio percepito dal classe ‘90: €1.025,440. Ingaggio pesantissimo, per chi vanta appena 17 presenze (9 da titolare) ed una media di 48’ giocati per partita. Ciò che resta è tanto rammarico: un peccato, perché il Benevento avrebbe voluto e potuto ripartire da Ciano, se non fosse stato per la cattiva sorte.

Pettinari: 5 - Anche l’ex Ternana, giunto a Benevento al termine di gennaio, non può essere interamente gravato di responsabilità che non gli appartengono. Autore di 2 gol in stagione con la maglia delle fere, prima della (inutile) firma in giallorosso a Cittadella, il 31enne romano - nella propria carriera - è sempre stato condizionato da infortuni (2, piuttosto seri solo da febbraio in avanti): sarebbe stato sciocco immaginare di sostituire Forte con lui, poiché dal punto di vista clinico non ha mai offerto grandi garanzie. Pertanto, ne ha risentito anche il suo rendimento sotto porta: troppo scarno, al punto da far preferire continuamente ai tecnici un attacco “leggero”, con una sua iniziale esclusione.

Carfora: 6 - L’unica nota positiva di una stagione sciagurata. L’unico bagliore di speranza in un mare di amarezze. Il napoletano del 2006 è stato il più giovane ad esordire dal 1’ nel campionato cadetto, affermandosi con personalità, estro e sprazzi di buon talento. Chiaramente, la spensieratezza che ne aveva messo in mostra le doti ha ben presto lasciato spazio alla tristezza di uno spogliatoio dal morale più che a terra: di conseguenza, anche il 17enne ha cominciato ad accusare il contraccolpo, intimidendosi un po’ nelle ultime apparizioni. Ad ogni modo, resta una scintilla da tenere d’occhio: è da ragazzi del genere che il Benevento dovrebbe e potrebbe ripartire, incominciando a raccogliere i cocci da terra, dopo aver frantumato il progetto avviato quasi un decennio fa.

I partenti:

Masciangelo: 5 - Bravo a fuggire su una scialuppa di salvataggio nel momento di maggiore difficoltà, attese le problematiche manifestatesi specialmente nel suo ruolo di competenza. Sarebbe stato di sicuro un elemento più affidabile di Foulon, sul versante sinistro, ma il Benevento aveva bisogno di ripartire da Uomini volenterosi di contribuire alla causa salvezza. E lui non era uno di quelli. Chissà, lo avranno abituato ad abbandonare di fronte le avversità: auf wiedersehen.

Forte: 5 - Per distacco l’uomo offensivo più forte della rosa giallorossa. Basti pensare che, pur avendo disputato solo metà stagione con la maglia giallorossa, è rimasto il 3° miglior marcatore della Strega con 3 gol. L’ex Venezia, però, nelle ultime apparizioni si era dimostrato assente psicologicamente: aveva chiesto la cessione, pativa la carenza di fiducia del tecnico e dell’ambiente. Quando è così, giusto cambiare: certo, farlo dopo aver intascato €482.560 circa (la metà del suo stipendio annuale) a suon di prestazioni insufficienti e, soprattutto, nell’ottica di approdare in una piazza più tranquilla e dai diversi obiettivi (Ascoli), deve essere stato molto più semplice. Arrivederci anche a lui.

I tecnici:

Caserta: 4,5 - Gira e rigira, si è rivelato l’allenatore con la media punti maggiore (1,16 a partita). Resta, altresì, l’unico tecnico - con tutto il suo staff - esonerato ma pur sempre a libro paga della società di Via Santa Colomba, senza aver mosso un passo indietro, come invece fatto da chi l’ha susseguito. Gli errori della società commessi circa il tecnico calabrese sono stati molteplici: riconfermarlo, in primis, indisponendo il pubblico giallorosso, con il quale il feeling non c’era mai stato; esonerarlo in un momento della stagione forse un po’ azzardato; non richiamarlo quando Cannavaro e Stellone hanno cominciato a far peggio. Dal canto proprio, il tecnico di Melito di Porto Salvo - ed il suo staff tutto - ha condotto una preparazione atletica scellerata, dai carichi pesantissimi, che ha danneggiato permanentemente parecchi atleti mai ristabilitisi del tutto. Della sua esperienza nel Sannio 2.0 si salva ben poco.

Cannavaro: 4 - “Possesso palla offensivo, riconquista palla nella metà campo avversaria; due trequartisti dietro la punta e gioco offensivo di fantasia”. Sì, ma dove? Di certo non a Benevento. Con l’ex campione del Mondo del 2006 in panchina, il Benevento ha toccato il punto più basso della propria stagione: solo 3 vittorie, poi 7 pari e 7 sconfitte. Cannavaro ha totalizzato una media di 0,94 punti a partita, lasciando il Benevento peggio di come l’avesse trovato, dopo aver perso tutti gli scontri diretti, uno dietro l’altro: Perugia (al tempo ultimo) in casa; poi il pari di Cosenza (al tempo ultimo) last minute; infine il k.o. interno col Venezia (anch’esso ultimo, al tempo). Una disgrazia. Il voto tiene conto della serietà della sua persona e dei professionisti dei quali si è circondato, tutti pronti a fare un passo indietro e a rescindere il contratto (oneroso?) dopo l’esonero.

Stellone: 5 - Ha ereditato una situazione disastrata mettendoci la faccia. Con lui in panchina, il Benevento sembrava essersi un minimo ricompattato: l’immediata vittoria casalinga col Brescia (l’ultima finora della stagione del Benevento) aveva scosso l’ambiente. Poi, la squadra si è nuovamente sfaldata, fino a scoppiare del tutto nell’indescrivibile tonfo casalingo contro la Spal (al tempo ultima della classe). Media punti più bassa di tutti gli altri tecnici: 0,67 punti a partita.

Agostinelli: 5,5 - Parlare di responsabilità di un allenatore che ad inizio aprile si ritrovava ad allenare nel campionato maltese sarebbe fuorviante. Ha fatto quel che ha potuto: cercato di ripristinare, per quanto (im)possibile, il morale dei suoi ragazzi, essendo perfino pronto ad escludere singoli elementi come Simy, La Gumina e poi Pastina, a beneficio del gruppo. La grinta c’è stata, ma 3 pari di fila non sono bastati a cambiare la classifica e la speranza della compagine sannita, che poi si è sgretolata perentoriamente nella trasferta di Cittadella, costata la retrocessione.

Il diesse:

Pasquale Foggia: 0 - Non può che meritare lo stesso voto di Simy, il dirigente napoletano. Con il pubblico sannita, il feeling non è mai stato dei migliori. Quest’anno, però, si è raschiato definitivamente il fondo: il Benevento ha ereditato e sguazzato nelle scorie della retrocessione dalla Serie A, che lo stesso Foggia non è stato in grado di smaltire. Ha trattenuto, controvoglia, giocatori dall’ingaggio onerosissimo, che gli hanno voltato le spalle appena hanno potuto: Lapadula, Ionita e, alla fine del mercato estivo del 2022, anche Barba. Con le mani legate, dunque, si è ritrovato davanti ad un progetto di ringiovanimento condotto in maniera scellerata: senza idee, senza progettualità alcuna; senza lungimiranza. Età media abbassata, ma gli elementi (Karic, Koutsoupias, Kubica, Capellini, La Gumina) erano manifestamente non all’altezza della categoria. E così, la botta di grazia: a fine mercato, dentro Schiattarella, Ciano, Veseli e Simy. Età media schizzata nuovamente alle stelle, ingaggi onerosissimi nuovamente presentati nel bilancio giallorosso e, soprattutto, nuovi calciatori privi di preparazione atletica (e di forma fisica quantomeno accettabile) spiattellati nella rosa sannita. Da lì, un mare di inevitabili guai, di cui Foggia è il primissimo responsabile.

Come se non bastasse, a completare l’opera è stato un mercato di gennaio oltre i limiti dell’imbarazzante: il direttore sportivo non è stato in grado di trovare delle valide alternative ai partenti (Masciangelo e Forte, titolarissimi): trattative su trattative, voci su voci; sondaggi su sondaggi. E poi? E poi nulla: dentro gli unici due scarti che Foggia è riuscito a racimolare in giro per la Serie B: Pettinari e Jureskin, a mercato terminato. Prima il disastro, poi gli insulti subiti ed infine l’esonero. Giù il sipario.

Il Presidente:

Oreste Vigorito: 3 - La peggior gestione da 8 anni a questa parte. E di mezzo c’è un record di sconfitte consecutive in Serie A, mica roba di poco conto! Il patron ercolanese ha cominciato col piede sbagliato già in estate quando, tra una minaccia e l’altra, ha finito per abbandonare il Benevento Calcio per una semplice e legittima protesta dei tifosi contro la riconferma di Caserta sulla panchina giallorossa. Nonostante la rappacificazione e l’encomiabile risposta dei supporter sanniti alla campagna abbonamenti (oltre 7100 sottoscrizioni), le uscite del Presidente sono state sovente spigolose, sgradevoli e fuori luogo: inviti a stare vicini alla squadra quando era quest’ultima a tenersi a distanza dal pubblico; poi sparate a zero sugli abbonati che disertavano il “Vigorito” (con quello scempio di gioco, tutto sommato, era piuttosto preventivabile). In mezzo: tanto, troppo silenzio. Poca trasparenza - ma questo già dal girone di ritorno di Serie A, mai giustificato ai tifosi della Strega -; tanti dubbi mai risolti nel momento in cui lo stesso Vigorito ci avrebbe dovuto mettere la faccia in maniera schietta. Ma così non è stato.

A conti fatti, dunque, il miglior Presidente della storia del Benevento Calcio, in grado di portare una piccola (ed imborghesita) realtà in Serie A, al quale dovrà sempre essere reso un grazie a caratteri cubitali, ha riportato ogni cosa dov’era quando egli stesso aveva cominciato: in Serie C. Con enormi ed incontrovertibili responsabilità.

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto di Arturo Russo per Realtà Sannita ©