Boninsegna un protagonista dei Mondiali del 1970 Sport

Roberto Boninsegna, classe ’43, mantovano d’origine, è stato vicecampione del mondo in Messico, nel ’70, con la nazionale italiana, allenata da Ferruccio Valcareggi. Egli è il calciatore dei record, insieme a Diego Armando Maradona, Giuseppe Meazza, Luigi Riva e Giuseppe Signori, ad aver conquistato nella medesima stagione (1971-1972), il titolo di capocannoniere sia nel campionato di serie A che in Coppa Italia. E’ stato un attaccante di sfondamento, sinistro puro, implacabile e spietato nell’area di rigore avversaria. Per Gianni Brera, Boninsegna negli anni ‘70, è stato il centravanti più forte al mondo con “Rombo di Tuono”. Gli sportivi lo hanno anche conosciuto con il soprannome di Bonimba, un termine coniato proprio da Brera, non affatto gradito dal calciatore mantovano. Il nomignolo discende da una crasi tra Boninsegna e Bagonghi, quest’ultimo oramai è un desueto pseudonimo, attribuito ai nani del mondo circense. Con tale appellativo il giornalista di San Zenone al Po, ha evidenziato che pur non essendo di elevata statura fisica, tuttavia con un’incredibile agilità ha sempre saltato più in alto nell’area di rigore. E’ doveroso ricordare che è l’autore dell’assist vincente a Rivera nella seminifinale Italia-Germania 4-3. L’attaccante ha concesso un’intervista ai lettori di Realtà Sannita.

Boninsegna quali difficoltà la Nazionale fronteggiò in Città del Messico?

Difficoltà per l’altezza, ma comunque c’era per tutti a 2000 metri, si fa fatica a giocare. All’inizio, perciò, è stata un po’ dura, ci mancava il fiato, ma poi giocando, dopo siamo migliorati anche fisicamente.

Quale partita sbloccò psicologicamente gli azzurri?

Quella con il Messico, le prime tre partite abbiamo fatto fatica, poi abbiam trovato Israele, ci annullarono due gol, però la partita che ci siamo trovati in condizione con un certo livello è stata proprio con il Messico.

Giacinto Facchetti, il grande capitano, in che modo motivò la squadra ad affrontare la seconda fase dei mondiali?

Facchetti era il capitano, ma era uno dei tanti, ecco, perciò lì abbiamo parlato tra di noi, non c’è stata una linea solo di Facchetti, ma di tutta la squadra. Abbiamo capito in un certo senso, consapevoli di essere andati in forma. Ci siam permessi di lasciare fuori Rivera, il pallone d’oro.

Quale emozione provò dopo il gol di Rivera sul 4-3?

Il gol di Rivera è stato sul lancio di Facchetti, sono andato in profondità, ero partito per tirare in porta, poi dopo la palla mi si è allargata, ho messo la palla in mezzo, io Rivera non lo avevo visto. Ho messo la palla in mezzo e ho detto, o Riva o Rivera, deve esserci qualcuno ecco.

E’ stato un gol da manuale del calcio?

Diciamo che la palla, che gli ho dato, glielo messa anche bene, era sul disco del rigore, un rigore in movimento. Gianni è stato molto freddo nell’esecuzione, meno male che è riuscito a portarci in vantaggio 4-3.

La coppia Riva-Boninsegna, è stata un mix vincente?

A Cagliari abbiamo giocato tre anni assieme, avevamo difficoltà perché eravamo due mancini puri. In Messico abbiamo dimostrato che potevamo giocare assieme, perché abbiamo fatto un buon mondiale.

NICOLA MASTROCINQUE

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