Calcio, Serie B: caos e figuraccia al ''Vigorito'', è game over per la ''Strega''. Stellone si dimette; torna Caserta Sport

La tanto attesa diagnosi è arrivata. Tardi ed ancora non del tutto perentoria, purtroppo. Ma il verdetto è stato piuttosto chiaro: non c’è più niente da fare per il Benevento. In una Pasquetta davvero indigesta, i giallorossi sono stati spazzati agevolmente via 1-3 dalla Spal di Massimo Oddo, soffiando crudelmente verso le ultime candele della speranza. Il Benevento è, da tempo, morto e sepolto: ora non c’è davvero più nulla che possa rianimarlo e salvarlo dall’imminente retrocessione in Serie C.

Caos e figuraccia al “Vigorito”, perché il Benevento ha perso per la terza volta uno scontro interno contro l’ultima della classe, steccando per l’ennesima volta un appuntamento da “ultima spiaggia”. Dopo aver rimorchiato mazzate da Perugia e Venezia, al tempo dei confronti ultime forze del campionato cadetto, anche gli estensi si sono imposti nel Sannio: prima un gol di Prati, con un destro secco all’angolino esploso da fuori area; poi le reti di Celia e Moncini nella ripresa, che hanno risposto al parziale 1-1 firmato da Foulon, raggelando lo stadio, esploso poi in protesta.

E sì, perché anche il patto tra la Curva Sud ed il gruppo squadra - stipulato verbalmente prima della trasferta di Bari, nell’allenamento a porte aperte - è venuto meno col passare dei minuti dell’ennesima prestazione imbarazzante degli uomini in giallorosso: sullo straziante gol dell’ 1-3 firmato dall’ex Moncini (particolarmente sportivo nell’esultanza), ogni accordo verbale è stato considerato vano. L’intero gruppo del tifo organizzato ha “traslocato”, scendendo di una gradinata ed approdando al primo anello, dove, ricompattatosi, ha cominciato ad inveire contro il Benevento Calcio tutto. Cori, grida di disperazione: richieste di vedere in campo la primavera, piuttosto che “undici mercenari”. Insulti comprensibili, altri un po’ meno. Qualche sonoro e rimbombante - quanto esaustivo - “tutti via da Benevento!”, applaudito da tutti i (pochi) presenti. Un’atmosfera da Benevento-Como (1-2), semifinale playoff di Serie C, anno 2015, per intenderci.

La squadra, al termine di un match a dir poco vergognoso, in cui c’è poco da commentare dal punto di vista tecnico, si è riunita sotto il settore popolato dagli ultras. La richiesta intimata dai tifosi ai calciatori era una soltanto: togliersi la maglia, riporla sul prato ed abbandonare lo stadio. Fine.

Qualche botta e risposta, poi l’intervento dei senatori: Letizia - capobanda -, Paleari, El Kaouakibi e Tello in prima fila; per ultimo l’intervento di Schiattarella. “Avete ragione, vi chiediamo scusa, ma scegliamo di non toglierci la maglia. Abbiamo una dignità. Dovete capirci. Chiediamo scusa.” Il giovanissimo Carfora, scoppiato in lacrime, è stato applaudito dalla tifoseria, che quasi avrebbe gradito vedere in campo undici classe 2006 con la stessa voglia del ragazzo napoletano. L’intervento scontroso di Paleari: “Non c’entra nulla lui, prendetevela con noi” ha provato a tutelare il diciassettenne, particolarmente scosso, poi allontanato da un dirigente. Insomma, caos totale al termine dei 90’, ma la richiesta non è stata esaudita: i calciatori, a testa bassa, hanno abbandonato lo stadio tra i roboanti fischi, ma con le casacche ancora in dosso.

Intanto, nel post-partita, le prime teste saltate. Roberto Stellone, dopo 9 match ed una media di 0.75 punti a partita sulla panchina sannita, si è dimesso. “Chiedo scusa a tutti. Non avrebbe senso parlare della partita. Rassegno le dimissioni perché evidentemente non sono riuscito a migliorare la situazione. Spero che il mio addio dia una scossa ai ragazzi”. Pochi minuti dopo, l’addio dell’intero staff: il terzo della stagione, dopo quello di Caserta e Cannavaro.

Ma a proposito di Caserta: patron Vigorito ha contattato sùbito l’allenatore di Melito di Porto Salvo, chiedendogli di tornare per traghettare il Benevento fino alla fine della stagione. A breve l’ufficialità, intanto non resta che constatare un minestrone senza precedenti.

Il Benevento ha perso, ancora. Questa volta irrimediabilmente. Ha sciupato l’ennesima - probabilmente ultimissima - chance di ricominciare a correre nel rush finale, tornando a sgomitare per la salvezza. Senza alcun segnale di vita, i giallorossi hanno invece incassato la quindicesima sconfitta stagionale, scivolando meritatamente all’ultimo posto della graduatoria, a -5 dalla zona play-out e -6 dalla salvezza diretta. Ma parlare di cifre sarebbe fuorviante: se l’aritmetica ancora non ha condannato la Strega, la stessa si è già sentenziata da sola. E da tempo. Una squadra senz’anima, tattica, tenuta fisica e psicologica. Senza attributi. Una squadra senza idee, amore, spirito, senza gioco, senza nulla. Francamente: non c’è più neanche una motivazione per ritenere ingiusta la retrocessione del Benevento.

La tifoseria tutta, ad oggi, si augura solo una cosa: che quest’annata disastrosa e senza precedenti finisca il prima possibile. Vada come vada.

TABELLINO E PAGELLE:

BENEVENTO (3-4-2-1):

Paleari 5.5: Lento e goffo in occasione del gol di Celia (parziale 1-2), si riscatta nel finale sul tiro ravvicinato di Rabbi.

Veseli 5: Sbilenco nel respinger palla in occasione del raddoppio spallino. In generale arranca e non poco davanti le torri offensive estensi.

Tosca 5: Malissimo anche lui, stavolta. Per la prima volta, in realtà. Ma la stazza del romeno lo manda in carenza contro La Mantia e Moncini. Non vince uno stacco aereo in una partita essenzialmente fisica.

Pastina 5: Più giocatore da calci piazzati, che difensore. In realtà non ne azzecca una, sparacchiando in avanti una serie di lanci lunghi imprecisi e contribuendo a creare caos. (12’st La Gumina 5: Entra e nessuno se ne accorge, come al solito. Undici tocchi, quattro palle perse. Insomma, nulla di nuovo.)

Letizia 5: Che giochi su una gamba sola ed a metà della condizione, per via dei molteplici infortuni, è palese, ma ciò non può essere una scusante per il disordine tattico palesato per 90’. Irriconoscibile, ma già da un anno e mezzo.

Schiattarella 5.5: Ci prova, ma al cospetto di Nainggolan passa in sordina anche dal punto di vista della personalità. Opaco. (12’st Kubica 5: Uno dei più grandi misteri dell’ex diesse Foggia. Non si capisce né in che ruolo giochi, né - soprattutto - perché giochi).

Tello 4.5: Spostato playmaker diventa un disastro assoluto. Comincia a perdere ogni palla che gli capita sui piedi, innervosendo lo stadio e rinunciando a tutto il proprio bagaglio tecnico, oltre che a tentare una forma di dribbling. Non del tutto colpa sua, bensì di Stellone, ma davvero fuori fase.

Foulon 5.5: Fortunato in occasione del gol: l’aveva sparata in fallo laterale, se non fosse stato per la deviazione di Meccariello. Completamente imbarazzante ed in ritardo nell’esecuzione della diagonale in occasione del gol di Moncini, lasciato libero di staccare ed insaccare. Anche qui: nessuna novità.

Improta 4.5: Tra i peggiori, come spesso gli accade. La sua collocazione tattica resta un mistero, poiché si pesta continuamente i piedi con Letizia. Nervoso, impreciso, in ritardo: sostituito. (12’st Ciano 5.5: Mai una giocata decisiva, solo tanto vano agonismo. Uno dei tanti “pacchi-regalo” portati da Pasquale Foggia ai piedi del Sannio).

Carfora 5.5: Talentuoso e volenteroso, come sempre. Un tiro, un po’ di brio. Poi affanna e si spegne, opacizzando il proprio gioco nella ripresa.

Pettinari 4.5: Avulso, totalmente. Non un tiro, non una sponda precisa. Clamorosa involuzione. (28’st Karic 5: Qualche tiro in curva, qualche giocata ritardata di troppo. Nulla a cui il popolo beneventano non fosse abituato).

Allenatore: Stellone 4: Stavolta il disastro è soprattutto suo. Sarebbe folle ritenerlo artefice dell’attuale classifica della Strega, ma la gara contro la Spal, dal punto di vista tattico, fa acqua da tutte le parti. A partire dal modulo, finendo con l’interpretazione del ruolo di Tello e con i cambi disordinati organizzati nella ripresa. Che figuraccia.

SPAL (4-3-1-2): Alfonso 6; Dickmann 6, Meccariello 6, Arena 6.5, Celia 7; Contiliano 6, Prati 7, Maistro 6.5 (31’st Tunjov 6); Nainggolan 7.5 (31’st Zanellato 6); La Mantia 6, Moncini 7 (31’st Rabbi 5.5). Allenatore: Oddo 8.

ARBITRO: Maresca di Napoli 7.
RETI: 33’pt Prati, 38’pt Foulon, 6st Celia, 21’st Moncini. NOTE: Un minuto di silenzio in memoria dellex presidente del Benevento Mazzoni. Spettatori: 7.622.
Ammoniti: La Mantia, Nainggolan, Carfora, Meccariello. Angoli: 3-3. Recupero: 2’pt, 5′ st.

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto: fonte pagina Facebook SPAL