Calcio, Serie B: Strega ko anche a Frosinone, ma è ''tutto ok'' Sport

Va tutto bene”. È ciò che vorrà sentir dire, ancora, come fosse una cantilena, la dirigenza del Benevento Calcio dopo l’ennesima sconfitta in campionato dei giallorossi a Frosinone (1-0). La terza nelle ultime quattro, per la precisione, per una squadra che occupa ormai uno dei tre posti validi la retrocessione diretta dal campionato cadetto. Ma per l’organo direttivo della società di via Santa Colomba non è evidentemente tempo di critiche, anzi. Altrimenti, se così non fosse, non tornerebbero parecchi dettagli.

La “violenza” espressa negli atteggiamenti dei supporter, d’altronde, secondo quanto riportato da patron Vigorito in settimana e secondo la percezione della società, sarebbe fuori luogo e destabilizzante per l’ambiente tutto. A sembrare fuori luogo, in realtà, piuttosto che le (ancora pacate) proteste dei sostenitori della Strega, presenti in oltre cinquecento unità anche in terra ciociara, sono le posizioni di due elementi che, a questo punto della stagione e a pochissimi giorni dalla chiusura del mercato di gennaio, sembrano aver ben poco da aggiungere alla causa giallorossa: il diesse Foggia, in primis sul banco degli imputati, e Fabio Cannavaro, inesorabilmente sulla graticola dopo l’ennesimo risultato negativo dei suoi ragazzi. Il presidente Vigorito, però - né tantomeno i due diretti interessati -, non sembra mettere affatto in discussione l’operato di un trio palpabilmente inceppatosi, difettoso; malfunzionante.

Da qui, il “va tutto bene”. Un palliativo atroce, ripetuto fino all’esasperazione, in grado di enfatizzare la sofferenza dei tifosi del Benevento Calcio, in agonia dall’inizio di una stagione nera, nerissima. Oltre ad una totale assenza di gioco propositivo e di concentrazione durevole per novanta minuti, i fan della Strega sono costretti a patire una vera e propria nuova fase di repressione, in cui la protesta non sembra concepita, a differenza di interviste e conferenze stampa pre e post gara da brividi. Rectius: da vera e propria presa in giro. Perché non è più tollerabile, al secondo match del girone di ritorno, deglutire con un finto sorriso sulla bocca l’ennesima sconfitta cocente, rimediata nell’arco del finale di gara, liquidata e giustificata dal proprio tecnico con un banale “non si è vista la differenza di classifica tra le sfidanti”. Come a voler indicare la luna, limitandosi però a guardare solo il dito.

Ma riavvolgiamo il nastro. A Frosinone, un Benevento disperato andava a caccia di un fortunoso jolly-riscatto. Fortunoso, sì, perché di basi solide e presupposti per far punti contro la capolista di mister Grosso non vi era neanche l’ombra. Dopo un primo tempo noioso e alla pari, al 28’ il Benevento ha sprecato l’unica ed irripetibile occasione di forare i ciociari. Buco grossolano dell’ex Lucioni e strada spianata per l’inserimento di El Kaouakibi: accentramento, libertà di tiro dal centro dell’area di rigore - a tu-per-tu col portiere avversario - e palla ciabattata fuori. Opportunità monumentale cestinata dal terzino del Benevento, tra i più propositivi dei suoi, ma visibilmente limitato dal punto di vista della tecnica di base.

Il secondo tempo ha assaporato una fase nettamente calante del Benevento: dall’uscita di Schiattarella in poi, i giallorossi non sono più stati in grado di manovrare neanche un pallone, né di gestire i ritmi, venendo assediati dai padroni di casa. E quando la propria area di rigore viene occupata così assiduamente, è un attimo che si verifica l’episodio che svolta il match. Ad una dozzina di minuti dallo scadere: cross di Lulic, sfera sfiorata da Borrelli ed impatto del pallone sul braccio largo da parte del distratto e scomposto Foulon. Rigore per i padroni di casa. Dal dischetto, lo stesso Borrelli ha battuto Paleari con un destro centrale rasoterra. La Strega, svampita, non è riuscita a reagire al duro ed immeritato colpo incassato. Lo spaziamento di Pettinari - chiamato a sostituire il partente Forte - sul fronte offensivo non è stato sufficiente, sebbene molto propositivo; né, tantomeno, lo stesso Pettinari è stato supportato da una degna spalla: un evanescente ed impalpabile Simy, prima, ed un disordinato La Gumina, poi.

Ai tre fischi finali, il gruppo squadra ha eseguito la solita pratica: applauso al settore ospiti; tutti negli spogliatoi e poi di nuovo fuori a sostenere interviste colme di rammarico e malumore. La solita routine. Ormai carte conosciute e prive di ogni valore.

Tante parole. Tantissime. Pochi, pochissimi fatti. La classifica della Strega parla chiaro: il Benevento è terzultimo a 23 punti, a -2 misure dalla salvezza diretta ed ancorato in piena zona retrocessione. Il problema, che evidentemente la società non è in grado di percepire senza aiuti esterni, nonostante le grida di disperazione degli innamorati dei colori giallorossi, è rappresentato dalla totale assenza di margini di miglioramento della rosa sannita. Parlando in concreto: l’apporto di mister Cannavaro alla causa giallorossa è stato pari a zero; addirittura, in piazza, più di qualcuno suppone che la sua gestione si sia rivelata ben peggiore di quella di Caserta. Le potenzialità della rosa neanche si intravedono; una filosofia e la personalità ancora meno. Il Benevento è in crisi totale, in astinenza di successi, privo di fiducia ed affossato inevitabilmente nel baratro.

Risalire la china, se non si identificano i mali che stanno attanagliando un’annata palpabilmente disastrosa, sarà davvero difficile. I cambiamenti spaventano, perché c’è il rischio di vanificare il lavoro già svolto in una direzione, ma, ormai, la strada da seguire sarebbe “meglio tardi che mai”.

TABELLINO E PAGELLE

FROSINONE (4-3-3): Turati 6,5; Monterisi 6,5 (39’ st Sampirisi s.v.), Lucioni 5,5, Ravanelli 6, Frabotta 6,5; Rohden 6 (16’ st Garritano 6), Mazzitelli 6, Lulic 6; Insigne 5,5 (30’ st Borrelli 7), Moro 6 (39’ st Bocic s.v.), Caso 6 (12’ st Baez 6,5). Allenatore: Grosso 6.

BENEVENTO (3-5-2): Paleari 6; Veseli 5, Capellini 5,5, Pastina 6 (37’ st Ciano s.v.); El Kaouakibi 5,5, Tello 5,5 (44’ st Improta s.v.), Schiattarella 6,5 (23’ st Viviani 5,5), Acampora 5,5 (44’ st Koutsoupias s.v.), Foulon 5; Pettinari 6, Simy 4,5 (23’ st La Gumina 5,5). Allenatore: Cannavaro 5.

Arbitro: Arbitro signor Niccolò Baroni di Firenze, assistenti sigg. Daniele Bindoni di Venezia e Giorgio Peretti di Verona. Quarto uomo sig. Emanuele Frascaro di Firenze; Var sig. Luigi Nasca di Bari, Avar sig. Giacomo Paganessi di Bergamo.

Marcatore: 36’ st Borrelli (F).

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto di Arturo Russo per Realtà Sannita © 

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