Fattore ''Inzaghi'' Sport

Nel nome di Inzaghi”: nessuna statuetta potrebbe competere agli Oscar del calcio italiano con un film avente un titolo del genere; una pellicola che descriverebbe quanto di meglio quel cognome sta esprimendo per il gioco del pallone fra serie A e serie B.

I due fratelli, ex bomber di Lazio e Milan su tutte e compagni di squadra in Nazionale a cavallo dei primi anni 2000, sono adesso - rispettivamente - alla guida (o forse potremmo dire “alla regia”) di due vere e proprie favole del calcio tricolore: il primo romanzo, targato “Simone”, si chiama Lazio, dove l’ex attaccante biancoceleste (ora nei panni di tecnico) sta scrivendo una delle pagine più esaltanti della storia recente del club capitolino.

Il team laziale, difatti, nonostante gli investimenti contenuti da parte della società, sta mettendo in mostra, ad oggi, il gioco più esaltante di tutto il campionato di serie A, a coronamento di un evidente percorso di crescita della rosa guidata da “Inzaghino” che, dopo la conquista della Coppa Italia prima e della Supercoppa Italiana poi, si sta ora dimostrando addirittura competitiva nella bagarre per lo scudetto. Ed anche qualora il titolo non dovesse arrivare, la consapevolezza di poter quasi certamente centrare (nella peggiore delle ipotesi) il terzo posto vorrebbe comunque dire essersi aggiudicati un posto nobile e, soprattutto, utile per la partecipazione alla prossima edizione della Champions League (ai danni, in particolar modo, di almeno una fra le più ben quotate Roma e Napoli).

Il secondo romanzo calcistico italiano, invece, si sta svolgendo tutto all'ombra della Dormiente.

Sulle orme del fratellino anagraficamente minore ma ben più esperto per ciò che concerne le panchine che contano, anche Filippo sta cercando di scrivere un copione letteralmente magico per la trama di un film che, quasi sicuramente, non avrà eguali per ciò che attiene la storia della nostra cadetteria.

Mai si era vista una squadra in serie B avere un tale distacco (+17 punti di vantaggio) sia dalla seconda che dalla terza posizione in classifica; e mai si era vista una squadra racimolare dopo 24 giornate su 38 un tal numero di punti che nemmeno la Juventus dei record nel suo unico anno di “purgatorio” in B, dopo la retrocessione post-calciopoli, riuscì a raccogliere.

Filippo vive la sua panchina nella stessa identica modalità con cui viveva il campo da giocatore: attenzione totale ad ogni dettaglio, voglia matta di fare risultato e tanta, tantissima passione.

Una cosa è, al momento, certa: i due fratelli, il prossimo anno, si ritroveranno nuovamente a braccetto su due panchine di serie A.

E chissà che non riescano a farlo entrambi con il sogno di vincere la propria, meritatissima, statuetta da Oscar.

ANDREA ORLANDO