A San Marco dei Cavoti si campa 100 anni Enti

San Marco dei Cavoti, comune fortorino gia' molto noto per la produzione dei torroncini, vanta da oltre venticinque anni un altro primato finora meno conosciuto, ossia quello della longevita' per numero di utranovantenni e di ultracentenari, questi ultimi oggi degnamente rappresentati dalla “nonnina” Incoronata Cocca che, nata il 24 gennaio 1911, ha festeggiato sei mesi fa i 105 anni in ottima forma, mentre molti altri concittadini si apprestano ad arrivare al traguardo del secolo nel giro di pochi anni.

Si accrescerà così una lista in cui dal 1991 ad oggi sono circa venticinque i sammarchesi che hanno superato i cento anni (la più longeva, Maria Tozzi classe 1898, morì a 107) e ben 216 coloro che, nel solo ventennio 1991-2010 e con numeri persistenti anche successivamente, hanno invece varcato la soglia dei novanta ed oltre (con un’età media di 93,6 anni e ben undici novantanovenni) su una popolazione all’incirca di 3500 persone, facendo così meritare appieno a San Marco il primato di “paese dei centenari” rispetto ad altri comuni italiani che pure lo rivendicano nonostante più modeste percentuali, come nei casi di Campodimele (Latina) e Cinto Caomaggiore (Venezia).

I dati sulla longevità degli abitanti del paese - superiore a quella della provincia di Benevento nonché dell’intera Campania che peraltro è da decenni in trend negativo rispetto al resto d’Italia - sono stati difatti raccolti per la prima volta nel 2010 in una ricerca statistico-demografica a cura dello storico e giornalista Andrea Jelardi e relativa ad oltre un secolo a partire dal 1905, ma con testimonianze anche precedenti su casi rilevanti di senilità, come ad esempio quello di Candida Baldini che, nata nel 1793 e deceduta il 3 febbraio 1887, raggiunse l’allora davvero veneranda età di 94 anni. È quindi emerso che nell’arco di questi 105 anni l’età media dei sammarchesi (e di parte degli emigrati all’estero di cui erano disponibili notizie) è sempre costantemente aumentata e confermandosi costante o in crescita anche per l’ultimo quinquennio 2010-2015, tanto da meritare le attenzioni di un comitato scientifico che il 26 giugno u.s. ha presentato pubblicamente un programma di ricerca ad hoc, mirato ad individuare scientificamente quale sia il segreto della lunga vita in questo angolo di Sannio.

Il progetto, denominato Hebe dal nome della dea greca dispensatrice del nettare dell'eterna giovinezza, nasce sotto la guida del Collegio dei Reumatologi Italiani (CReI) presieduto dal dottor Stefano Stisi, beneventano ma di origini sammarchesi, con la partecipazione del Comune di San Marco dei Cavoti e la diretta collaborazione del sindaco-medico dottor Giovanni Rossi, dell’Università degli Studi del Sannio, dell’Istat, dei laboratori di genetica dell'Ospedale Rummo di Benevento e dell’Asl, nonché con il concorso degli altri medici del paese, di due giovani infermieri, degli impiegati dell’ufficio anagrafe, degli alunni del Liceo Livatino e, soprattutto, del campione di circa 150 ultranovantenni e dei loro familiari che si presteranno alla compilazione di un questionario e si sottoporranno a specifiche analisi cliniche.

Nell’ambito del convegno di presentazione, introdotto dal sindaco Rossi e con l’intervento dell’onorevole Roberto Costanzo - ottantasettenne in splendida forma e figlio di un’ultracentenaria sammarchese - sono stati illustrati dai sette relatori gli altrettanti temi oggetto di studio e relativi, nell’ordine, alla memoria storica (A. Jelardi), all’analisi statistica del fenomeno (Biagio Simonetti), alla qualità della vita (Ciro Manzo), alla felicità come indicatore di benessere (Fabrizio Antolini), alla genetica e alla medicina del territorio (Fortunato Lonardo) e specialmente al legame tra la vitamina D e longevità (S. Stisi); in questo che, infatti, si profila come un serio e qualificato studio osservazionale sulla qualità dell'invecchiamento all’interno di un’area territoriale ben delimitata, si indagheranno congiuntamente fattori genetici, lo stile di vita, le abitudini alimentari e la percezione di felicità, e principalmente i livelli nel sangue di vitamina D e del polimorfismo del gene VDR degli abitanti più longevi, incrociando poi tali dati con quelli raccolti all’interno di un gruppo omologo di nuclei familiari sammarchesi ma composti da ultrasessantenni che da tre generazioni non annoverano novantenni nell’albero genealogico.

«Nell’ambito dello studio che condurremo a San Marco nell’arco di quattro mesi e che sarà redatto in inglese per dargli la rilevanza scientifica internazionale che merita - dichiara il dottor Stisi - ci auguriamo di confermare quanto emerso già dai lavori di altri gruppi di ricerca americani, europei e iraniani, ossia che la longevità è strettamente correlata al gene VDR con polimorfismo FF. Se la ricerca confermerà che il polimorfismo del gene VDR-FF è più efficiente nei longevi, potremo fare molto di più per le malattie reumatiche dell'invecchiamento che riguardano l'apparato locomotore, come l’osteoporosi o l'artrosi, e per quelle neurodegenerative come l'Alzheimer, per esempio. Si potrà così valutare se è possibile modificare la risposta genetica ai meccanismi di invecchiamento mediante una dose adeguata di un antiossidante come la Vitamina D, ormai considerata un ormone, la quale potrebbe aiutarci a offrire una migliore qualità della vita ai pazienti di oggi e a quella dei futuri anziani».

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