Malattia vascolare suina, vertenza Suime-regione Cronaca

L’azienda, l’unica a svolgere selezione genetica suina, rischia di fallire se la regione Campania non si accrediterà per la fastidiosa patologia dei maiali. L’obiettivo, di fronte ad un calo delle vendite del 50%, è perfezionare la procedura per la sola provincia di Benevento. “Il rischio concreto è quello di perdere tutto il patrimonio genetico costruito in venti anni”.

Il presidente del Consiglio d’Amministrazione della Suime (Suinicola Meridionale), Mario Calandro, è sconsolato di fronte alla crisi in cui versa l’azienda sannita, che sta pagando a caro prezzo il mancato accreditamento della regione Campania per la malattia vescicolare suina.

Secondo quanto prevedono le norme igieniche imposte dalla Comunità Europea, infatti, la procedura dovrebbe essere portata a termine in tutte le province campane attraverso un piano di eradicazione della patologia da parte dei servizi veterinari.

Tutto questo non è ancora avvenuto con la conseguenza che l’impresa di Ampollosa, unico centro in Italia di selezione genetica suina con 21 dipendenti ed una produzione annua di circa ottomila scrofette per il suino pesante e dodicimila suini lattoni, sta vivendo un momento particolarmente difficile.

“Esportiamo il prodotto soprattutto nel Nord Italia (particolarmente Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) dove arriviamo a vendere il 90% delle nostre scrofette – ha spiegato Calandro - sono gli animali che hanno il maggior valore aggiunto perché destinati agli allevatori e i nostri in particolare (Ibrido Nazionale 88) hanno la più alta capacità riproduttiva in Italia”.

Il rischio, se non dovesse risolversi la situazione, è addirittura la chiusura della Suime che rappresenta un caso industriale particolarmente significativo per il sistema economico sannita grazie anche a collaborazioni illustri come quella con l’esperto genetista inglese, Rex Walters.

“Siamo l’unica azienda suinicola italiana che fa veramente genetica con ‘ricambio interno’ delle famiglie in purezza (Landrace e Large Withe) – ha spiegato il direttore tecnico della Suime, Pietro Prandini – gli altri centri di selezione in Italia quando devono rinnovare i soggetti in purezza devono rivolgersi all’estero, in particolare Olanda e Gran Bretagna”.

Fino ad oggi il flusso delle vendite verso il Nord è continuato regolarmente con una deroga (scadenza dicembre 2007) del Ministero della Salute alla normativa sulla malattia vescicolare suina e il centro Suime, per poter consegnare le scrofette ed i lattoni, ha dovuto sottoporsi a circa 59 prelievi di sangue ogni due settimane e una serie di restrizioni ed adempimenti molto complessi.

“La Commissione europea, però, ha stabilito che il nostro suino, in quanto proveniente da una regione non accreditata, blocca, per ulteriori controlli, l’azienda di destinazione per 40 giorni – ha chiarito il presidente – stiamo avendo un calo delle vendite del 50 per cento e di questo passo non riusciremo a mantenere la nostra manodopera”.

Il problema, nonostante l’interessamento del presidente della Provincia, Carmine Nardone, del Consiglio comunale di Apollosa, dell’Asl, della Coldiretti, la Cia e la Confagricoltura di Benevento, sembra essere anche di natura politica.

“La regione Campania non ha interesse a difendere un patrimonio che è propriamente sannita – ha aggiunto – inoltre è sbagliato aver accorpato in un unico assessorato l’agricoltura e le attività produttive che hanno competenze diverse”.

Ora l’obiettivo è quello che il Servizio Veterinario Campano si attivi per la richiesta di accreditare la sola provincia di Benevento per la malattia vescicolare suina.

“Questo è già possibile a livello di legislazione nazionale – afferma Calandro – ma deve essere la Commissione europea preposta a decidere di porci tra le aree indenni”.

Filippo Panza