Quel semaforo a 'scomparsa' sulla 90 bis... Cronaca

Un monumento all’inefficienza umana è stato eretto al kilometro 3 e 200 metri della strada statale 90 bis, alle porte di Benevento, poco dopo il carcere di Capodimonte andando in direzione Ponte Valentino, ed è un fatto emblematico che serve a farci comprendere quale sia la differenza che passi tra il nostro Paese e uno come la Germania.

La storia va avanti dal dicembre scorso, quando dopo un normale, per la stagione, episodio piovoso del terriccio cadde sulla sede stradale dal soprastante terreno adiacente alla carreggiata. Addetti dell’Anas e vigili del fuoco all’indomani si adoperarono per l’immediata messa in sicurezza dell’importante arteria di collegamento e, per mettersi al sicuro, installarono un impianto semaforico per disciplinare il senso alterno del traffico.

Da allora, passa un giorno passa l’altro, ma di risolvere radicalmente la situazione non ci pensa alcuno, in un Paese dove l’Ucas, l’Ufficio complicazioni affari semplici, regna sovrano. Prerogativa questa tutta italiana che ci distingue dal resto d’Europa. E siamo inoltre alle comiche finali se, come si evince dalla foto, si pensa che la strada è sgombra di qualsivoglia detrito che non sia quello dei rifiuti lasciati da chi sosta per il rosso e debba attendere il verde per proseguire.

C’è sì un contenzioso in atto con il proprietario del terreno adiacente alla strada, ma oggi non è più solo un problema di attese con conseguente allungamento del tempo di percorrenza per i poveri automobilisti. È divenuto essenzialmente un problema d'incolumità fisica per chi debba necessariamente passare per quel luogo. Perché?

E qui purtroppo dobbiamo dar ragione a quanti affermano che il nostro Paese non è, e non sarà mai, la Germania. Automobilisti esasperati da questo stato di cose, ignorando a bella posta il rosso dell’impianto semaforico, passano quando non dovrebbero, in curva, e molte volte a velocità pure sostenuta.

Poi c’è da fare il discorso dei giovani che, in piena notte, escogitano strani divertimenti. Di quanto ci andavano raccontando siamo stati testimoni la notte del 9 agosto, di ritorno con la famiglia da un matrimonio, circa le ore due. Giunti sul posto non notiamo il semaforo e ci azzardiamo con prudenza a proseguire. Ci viene incontro a tutta velocità un’auto di grossa cilindrata che per poco non ci investe in pieno. Che era accaduto? Semplice, qualcuno aveva girato il semaforo in modo che non si vedesse e l’altro era stato buttato a terra. A evitare che altri potessero venire a trovarsi in una situazione ben peggiore della nostra, immediatamente chiamavamo il 113 che, passataci la polizia stradale, ci assicurava che avrebbe allertato l’Anas.

Abbiamo saputo che questo “giochetto” si sta ripetendo nel tempo, in specie il sabato, e nessuno può farci nulla per mettervi fine.

Prudenza politica e buonismo culturale indurrebbero a non chiamare in causa i giovani, perché essi, purtroppo, avrebbero sempre ragione. Non la penso così, e voglio dirlo. Costoro, senza saperlo, stanno giocando col fuoco, in una società immiserita culturalmente che li porta a sognare velleitariamente una società senza potere, non vedendo l’ora di segare il ramo dove sono comodamente seduti, perché comode sono ancora la democrazia, il benessere e la tenuta sociale costruita dai loro padri e nonni.

GIANCARLO SCARAMUZZO 

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