Diritto, algoritmi e intelligenza artificiale: l'Accademia italiana si confronta all'Università del Sannio Economia

Il 13 e 14 giugno prossimi, presso la sede del Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi quantitativi (DEMM) di Palazzo De Simone, sito in Piazza Arechi II, si terrà il convegno Piattaforme online, dati e intelligenza artificiale tra interessi pubblici e garanzie dei privati. Converranno a Benevento numerosi relatori, tutti autorevoli accademici, cultori di differenti branche delle scienze giuridiche, provenienti da diverse sedi universitarie, anche straniere, per riflettere, in una prospettiva sistematica e coordinata, sui profili di rilevanza etico-giuridica dell’Intelligenza Artificiale all’indomani dell’approvazione dell’AI Act europeo. Per saperne di più, abbiamo intervistato il prof. Vincenzo Verdicchio, ordinario di Diritto privato nell’Università del Sannio.

Professor Verdicchio, per quale motivo è stata scelta l’Università degli Studi del Sannio per questo importante ed attualissimo confronto accademico?

Convergono verso questa scelta due ordini di fattori. Il primo è dato dal fatto che l’Università del Sannio, insieme ad altre sedi accademiche, è una delle Unità locali del network di ricerca che si è aggiudicato un importante Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (acronimo: PRIN), incentrato esattamente sulle tematiche oggetto del convegno. Ciò spiega, dunque, perché quest’ultimo, dopo i saluti istituzionali del rettore prof. Gerardo Canfora e del direttore del Dipartimento DEMM prof. Gaetano Natullo, sarà aperto proprio dalla presentazione del progetto in questione, ad opera, rispettivamente, del responsabile nazionale, prof. Giuseppe Morgese dell’Università di Bari ″Aldo Moro″ e del responsabile dell’unità locale di Benevento, prof. Nicola Ruccia, docente di Diritto dell’Unione Europea nel Corso di laurea che mi onoro di presiedere. Il secondo motivo è costituito dal concomitante varo di una rivista giuridica online, che intende porsi come autorevole sede di dibattito scientifico sui profili etico-giuridici della IA, edita da una delle più prestigiose case editrici giuridiche nazionali, la Giappichelli di Torino. Essa affronterà le questioni che si propone di trattare in una prospettiva inter e multi-disciplinare, oltre che internazionale –come traspare dal titolo in lingua inglese AI Law Review– e vedrà la luce con un primo fascicolo destinato proprio ad accogliere gli Atti del convegno. Ebbene, nella Direzione della rivista in questione vi è una qualificata presenza di docenti dell’Ateneo sannita: segnatamente, oltre al sottoscritto, i proff. Gaetano Natullo, ordinario di Diritto del lavoro e direttore del Dipartimento DEMM ed Ernesto Fabiani, ordinario di Diritto processuale civile. Questa presenza sannita nella Direzione della rivista è un’ulteriore ragione che ha indirizzato verso la scelta della localizzazione del convegno a Benevento. Ci tengo peraltro a sottolineare che il convegno ha radici nazionali, com’è testimoniato dal fatto che il suo comitato scientifico è composto –oltre che dal prof. Ruccia e da me– da autorevoli colleghi di altre sedi: i proff. Fabio Addis, presidente nazionale della Unione dei Privatisti, società scientifica del settore del Diritto privato, della quale io sono il vicepresidente, e Francesco Battaglia, entrambi dell’Università di Roma “La Sapienza”, nonché il prof. Alberto Venturelli dell’Università di Brescia.

Ci può anticipare, in sintesi, l’oggetto del suo intervento e qual è il filo conduttore che ′lega′ gli interventi degli autorevoli relatori?

A me, dopo la presentazione del già ricordato PRIN ad opera dei proff. Morgese e Ruccia, toccherà introdurre i lavori del convegno. Mi spetterà di svolgere, quindi, un rapido focus sui principali problemi posti, dal punto di vista giuridico, dalle applicazioni dell’IA, che saranno poi affrontati nel dettaglio dai singoli relatori e spiegare l’architettura complessiva del convegno. Il filo conduttore delle singole relazioni è dato proprio dall’unità dell’oggetto –le piattaforme digitali, i dati personali, l’Intelligenza artificiale–, che sarà indagato nei suoi plurimi e variegati profili di interesse giuridico. In estrema sintesi, il convegno è articolato in tre sessioni: “Fondamenti” (13 giugno 2024, ore 15:30), presieduta dal prof. Enrico Minervini dell’Università di Napoli Federico II; “L’Ordinamento e la Giustizia” (14 giugno 2024, ore 9:30), presieduta dal prof. Stefano Pagliantini dell’Università di Firenze;“Tutela della Persona e del Mercato Digitale” (14 giugno 2024, ore 15:00), presieduta dal prof. Massimo Zaccheo dell’Università di Roma “La Sapienza”. Le Conclusioni sono affidate, in chiusura del convegno, al prof. Gregorio Gitti, dell’Università Statale di Milano. Nel convegno vi sarà anche spazio per la presentazione di un volume, intitolato “L’ordine giuridico dell’algoritmo” e della già ricordata rivista online ″AI Law″. Le relazioni sollecitano, in definitiva, numerosi studiosi di varie discipline giuridiche a confrontarsi su non pochi aspetti dell'IA, non di rado ai confini tra etica e diritto, sul trattamento dei dati e degli algoritmi in diversi contesti giuridici, comprese le decisioni dei pubblici poteri, sulla tutela dei dati personali, la contrattazione algoritmica, la responsabilità civile e altri temi correlati all’Intelligenza Artificiale. Il rilievo accademico dei relatori pone le premesse per un incontro di elevato livello scientifico, rivolto ad una delle frontiere più importanti nell’evoluzione dell’esperienza giuridica.

Qual è il “messaggio” che s’intende lanciare nella due-giorni di Benevento?

Trattandosi di un convegno scientifico e non di carattere politico, le analisi saranno tutte di natura tecnico-giuridica e ciascun relatore declinerà il tema assegnatogli secondo la propria personale sensibilità, come si conviene alla costitutiva dimensione di libertà connotante lo statuto epistemologico delle indagini scientifiche. È peraltro noto che il diritto è poroso –tanto più in materie come queste– rispetto alle implicazioni etiche delle ricostruzioni teoriche, sicché ogni scelta interpretativa finisce poi inevitabilmente per avere un’oggettiva rilevanza “politica”, inteso quest’ultimo aggettivo nella sua accezione lata, ossia come riferito alle questioni d’interesse della polis, cioè della società. Ho quindi ragione di ritenere che tutte le relazioni, pur nella diversità dei profili trattati e della personale sensibilità di ciascuno studioso, finiranno per sottolineare la necessità che gli algoritmi e le varie applicazioni dell’IA contribuiscano ad accrescere, e non a menomare, il livello di tutela dei diritti umani, della libertà di ciascuno dall’invadenza dei pubblici poteri e dall’arroganza dei potentati economici e politici interni e internazionali, a promuovere la difesa del lavoro e dei lavoratori da ogni forma di degradazione e sfruttamento, a proteggere i deboli e gli indifesi, a custodire l’ambiente, a realizzare la giustizia sociale e così via.

Il Santo Padre parteciperà ai lavori del G7 sull’IA: cosa ne pensa?

Per una singolare coincidenza cronologica Papa Francesco parteciperà al G7 sulla IA, guidato dall’Italia, proprio in concomitanza dei lavori del convegno. L’IA e le sue applicazioni pongono sfide epocali di capitale importanza alla società contemporanea, che si risolvono in altrettante questioni di rilevanza antropologica: ogni conquista della scienza e della tecnologia, se perversamente utilizzata per sete di dominio e di profitto, rischia di abbattersi con forza distruttiva sulla pacifica e ordinata convivenza dei popoli e delle Nazioni, sulla preservazione della natura e dell’ambiente, sulle libertà politiche e sociali e, ciò che più conta, sulla stessa idea della inalienabile dignità di ogni uomo, che è la base senza la quale i diritti umani faticosamente conquistati nel lungo corso della storia della nostra civiltà vedrebbero recise le proprie radici, restando deprivati della loro linfa vitale. Ciò spiega perché intorno alla IA si sia sviluppata una nuova branca della riflessione etica, che dagli algoritmi prende il nome di ″algoretica″. In questa direzione il Santo Padre e il magistero della Chiesa hanno già elaborato, in documenti di grande pregio, molte riflessioni, spendendosi con grande passione a difesa della dignità dell’uomo, di ogni uomo e, soprattutto, dei diseredati, degli esclusi, di chi non ha voce. Mi pare allora una notizia da accogliere con grande favore il fatto che un consesso che deve riflettere su questioni così delicate per l’intera umanità si apra a considerare una voce che –a prescindere dalle implicazioni di carattere confessionale– è così rilevante sul piano morale, cosa, del resto, condivisa dalla grande maggioranza dell’opinione pubblica, anche da chi non si riconosce nella fede cattolica né in alcun’altra confessione religiosa.

GIUSEPPE CHIUSOLO