Energie verdi, il valore aggiunto dell'agricoltura 2.0 Economia

Nell’attuale fase di transizione energetica che investe l’economia italiana, un ruolo primario sono chiamate a svolgerlo le imprese agricole, considerato che oggi l’agricoltura rappresenta, dati alla mano, un pezzo vitale della produzione tricolore. Se organizzazioni e imprenditori sapranno fare rete e dar vita alle “comunità energetiche”, quello che negli ultimi due anni è stato il fattore di maggiore pericolo per l’impresa impegnata nell’agroalimentare, può trasformarsi rapidamente in un solido e duraturo vantaggio competitivo. Fautore di queste opportunità da cogliere, in Italia e in ogni area del pianeta, con incontri ed eventi di sensibilizzazione promossi da organismi internazionali, è il prof. Alfredo Vaccaro, il cui nome figura nella lista “Stanford-Elsevier” dei migliori 2% degli scienziati al mondo. “L’impresa agricola può e deve svolgere un ruolo cruciale nel contesto della transizione energetica, tutelando la biodiversità, favorendo una produzione efficiente e sostenibile d’energia elettrica, valorizzando le peculiarità agro-forestali territoriali. L’integrazione nei processi agricoli di soluzioni capaci di generare energia da fonti rinnovabili - le cosiddette “agroenergie” - di produrre biogas e di catturare CO2, sono solo alcuni esempi ‘pratici’ che confermano la centralità delle imprese agricole nel processo di transizione energetica”.

Insieme, le imprese possono oggi costituire le cosiddette “comunità” e, soprattutto, poter beneficiare di significativi incentivi?

Sicuramente. Le aziende agricole possono formare “comunità energetiche” dotandosi di impianti di produzione di energia rinnovabile ed utilizzando la produzione di energia in eccesso, per condividerla coi membri della stessa comunità.

Faceva riferimento alle “agroenergie”: spieghiamo come dovrebbero svilupparsi.

Nel contesto nazionale le agroenergie costituiscono una delle più promettenti fonti energetiche rinnovabili, non solo per l’ampia disponibilità ma, soprattutto, perché possono essere utilizzate per produrre energia elettrica, calore e biocarburanti, attraverso processi di conversione efficienti ed affidabili. L’utilizzo di tali risorse, tuttavia, deve essere armonizzato a criteri di sostenibilità ambientale al fine di garantire la salvaguardia degli ecosistemi e del suolo agricolo, evitando politiche di sfruttamento e di deturpazione del territorio.

Parliamo dei “benefici” che le agroenergie possono apportare al Sistema Italia.

Se sviluppate in linea coi principi di sviluppo sostenibile, le agroenergie possono generare rilevanti benefici - economici, ambientali e occupazionali - indotti principalmente dalla realizzazione e gestione degli impianti, nonché dalla raccolta e trasporto della biomassa. Considerando che la vita utile di questi impianti può superare i 20 anni, è facilmente immaginabile come tali benefici possano impattare positivamente il territorio, contribuendo, a livello locale e globale, alla crescita della bioeconomia.

Il fotovoltaico può rappresentare una tecnologia abilitante le agroenergie?

Assolutamente sì, basti considerare che l’“agrivoltaico”, ovvero la possibilità di sviluppare le attività agricole producendo energia elettrica mediante moduli fotovoltaici, garantendo le tradizionali lavorazioni dei campi, viene considerata una soluzione strategica per garantire gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale definiti in ambito nazionale e comunitario. In particolare, al contrario del fotovoltaico puro, l’agrivoltaico consente di produrre energia elettrica senza compromettere l’utilizzo del suolo, che potrà essere utilizzato per le normali coltivazioni. Il binomio agricoltura/fotovoltaico rappresenta, a mio avviso, una leva strategica per produrre energia rinnovabile e per decarbonizzare le attività produttive.

Le biomasse, invece, che ruolo possono svolgere in agricoltura?

Le biomasse possono essere convertite in energia elettrica, in calore o in prodotti energetici, quali biocombustibili e biocarburanti, attraverso processi tecnologici che possono essere realizzati sia su grandi che su piccole scale. In quest’ultimo caso, l’intero processo di conversione della biomassa può essere realizzato direttamente nell’azienda agricola o in piccoli comprensori produttivi.

Facciamo degli esempi.

Di queste realizzazioni sono gli impianti a biogas realizzati presso piccole aziende agrotecniche e gli impianti di combustione, alimentati con residui di colture arboree e biomassa legnosa proveniente da operazioni di potatura e manutenzione del territorio. In questo settore, devo dire che la ricerca scientifica è molto attiva e si sta orientando verso lo sviluppo di soluzioni tecnologiche finalizzate ad incrementare ulteriormente le efficienze di questi processi di conversione.

Questi processi, possono essere utilizzati anche per la produzione di biogas?

La produzione di biogas e biometano rappresenta sicuramente un ulteriore elemento strategico per lo sviluppo delle agroenergie, favorendo il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi nazionali fissati in materia di diffusione dei biocarburanti avanzati. D’altro canto, la produzione di biogas rappresenta una leva strategica per implementare un modello virtuoso di economia circolare, che mira a valorizzare la sostanza organica non trasformata in metano o CO2. In tale ambito si sta valutando l’ipotesi di utilizzare l’idrogeno verde, ovvero prodotto mediante fonti di energia rinnovabile, per trasformare la CO2 del biogas in metano, ottenendo così un gas con caratteristiche idonee alla sua immissione in rete e/o al suo impiego come carburante per veicoli.

GIUSEPPE CHIUSOLO