Fallimento della Silicon Valley Bank. Responsabilità politiche e conseguenze sistemiche Economia

Il dibattuto fallimento della Silicon Valley Bank è un’opportunità interessante da cogliere per fare il punto su alcuni aspetti della politica americana, sulla postura sociale e finanziaria degli States, e sulle ricadute sul sistema europeo.

Partiamo da un semplice presupposto: il sistema bancario si fonda sulla fiducia. Il caso della SVB e del suo fallimento è da questo punto di vista emblematico: si tratta di un crack finanziario dovuto in primis al venir meno di un rapporto di fiducia. Un problema che possiamo definire sistemico (i titoli di stato americani emessi successivamente allo scoppio dell’inflazione hanno offerto un rendimento più alto, provocando la riduzione del valore dei titoli emessi prima della crisi) ha iniziato a far girare voci su alcuni investimenti problematici della banca, voci che hanno portato a ritiri in massa dei depositi che hanno a loro volta portato la SVB al fallimento.

Secondo diversi analisti, senza l’ondata di panico generatasi (in gergo bank run), probabilmente la banca si sarebbe salvata. Il punto ora è capire la natura di questi ritiri in massa e capire perché uno scenario simile sarebbe impensabile nel sistema europeo.

La Silicon Valley Bank è una banca di investimento molto particolare. Si tratta di una banca di “ecosistema”, ovvero che ha una clientela molto omogenea, non diversificata, che investe su start up tecnologiche e innovative.

Per capire il contesto bisogna immaginare una banca dove quasi tutti gli investitori sono milionari californiani che si conoscono, investono nello stesso campo, sono parte di un unico grande network.

Questo è uno dei motivi che ha portato alla diffusione dell’ondata di panico: alcuni grandi investitori (tra tutti Peter Kill, personaggio controverso e seguitissimo dalla nicchia tech americana) hanno suggerito a tutte le start up che controllavano di ritirare liquidità dai depositi in SVB.

A questo bisogna aggiungere l’elemento del giovanilismo: le big tech sono in mano alla generazione millennial, che segue paradigmi economici fortemente diversi da quelli classici, per ragioni di contesto macroeconomico oltre che culturali, e che non hanno visto arrivare una crisi bancaria “tradizionale” (in quanto legata all’inflazione).

Il network si è mosso in maniera uniforme, la fiducia tra l’elite del mondo tech globale e una banca fatta su misura per loro è paradossalmente venuta a mancare, la SVB non è riuscita a salvarsi.

Il sistema europeo è completamente diverso, esiste una vigilanza più stringente, la clientela e gli investimenti sono diversificati (in gergo si parla di duration mismatch assente), i rischi sotto questo profilo sono minimi. La cultura europea è basata sulla prevenzione, quella anglosassone sulla reazione. Non si tratta di diversi gradi di avversione al rischio, semplicemente di due approcci diversi a momenti di particolare emergenza. Un polo occidentale è bravo a reagire, l’altro a prevenire.

Al fallimento della SVB l’America ha reagito repentinamente: la Fed ha assicurato senza battere ciglio tutti i depositi per iniettare fiducia nel sistema (misura più dibattuta in Europa in quanto può deresponsabilizzare le banche). Il problema è quando, in mondo sempre più interconnesso e in un occidente sempre più schiacciato, se una parte non previene ma agisce nell’immediato l’altra parte, quella più preventiva, è costretta anch’essa a una risposta immediata.

Così se Biden propone l’Inflaction Reduction Act, che prevede pacchetti miliardari per imprese in vari campi allo scopo di promuovere l’occupazione e il lavoro e combattere l’inflazione, l’Europa non può stare ferma a guardare. Diverse imprese europee (tra le quali l’Enel) hanno già programmato di aprire stabilimenti o addirittura avviato programmi di delocalizzazione verso gli States.

A questo proposito la Commissione Europea ha anche inviato una comunicazione a Washington parlando di concorrenza sleale.

Insomma il fallimento della SVB ci parla di approcci diversi alla finanza come alla politica: prevenzione, che ha premiato i paesi europei ad esempio durante la pandemia, contro reazione, che porta a un capitalismo guidato dalla “distruzione creatrice” (come suggerisce l’economista austriaco Schumpeter), teso all’innovazione ma di certo più esposto alle crisi.

ANTONIO SPINA