Il libro autobiografico di Sillvestro Muccillo: ''Vi spiego come si diventa imprenditori di successo'' Economia

Una bella e interessante storia di vita quella raccontata nel libro PRUDENTIA - NON UNA SOLA NOTTE. Un’opera autobiografica nella quale l’autore Silvestro Muccillo, noto imprenditore internazionale, ripercorre le tappe della sua vita che lo hanno portato a raggiungere traguardi importanti nel campo della moda, dell’industria, della finanza, dell’immobiliare e dell’agricoltura dimostrando intuizioni e passione per l’imprenditoria.

Muccillo nasce a Casalbore, in provincia di Avellino, figlio di commercianti e quarto di cinque figli: Raimondo, Daniele, Gino, Silvestro e Gina. Trascorre un’infanzia serena nel calore familiare e godendo di un mondo che oggi, afferma l’autore, è scomparso cedendo il passo a una nuova era condizionata da frenesia e progresso. Silvestro, comunque, deve affrontare sacrifici e rinunzie come quella di abbandonare la scuola, che riprenderà più tardi ottenendo il diploma e poi laurea, per dedicarsi al commercio. “Nulla è piovuto dal cielo, nulla mi è stato regalato. Tranne la vita, quella sì è stato un vero dono!”. Ed è grazie alla sua caparbietà e al suo coraggio, che lo portano qualche volta a rischiare, che Muccillo inizia la sua ascesa economica dimostrando da subito un’attitudine per l’imprenditoria. Comincia la sua attività commerciale nelle piazze e nei mercati dove il giovane Silvestro mette in pratica le sue abilità comunicative e la capacità di persuasione.

Negli anni ’60 comincia ad insegnare ma anche a guardare le cose in grande. Dopo il suo matrimonio con Antonietta, avvenuto il 20 settembre 1970, inizia la sua avventura producendo 50 pigiami al giorno e da allora sviluppa la capacità di mettersi alla prova e di adattarsi ai cambiamenti sociali che lo portano a sempre nuovi successi fino ad essere premiato negli anni ’80 a Parigi nella cornice dell’Eliseo per essersi distinto come pregevole imprenditore.

Negli anni ’90 Muccillo si cimenta nel settore del credito e nel 2012 l’acquisizione della Nazzareno Gabrielli apre la strada alla sua attività imprenditoriale di oggi che prosegue nel segno della modernità.

Il libro, che si legge tutto d’un fiato perché interessante e coinvolgente, possiede una prosa chiara ed elegante con una scelta dei termini precisi e suggestivi.

Abbiamo voluto, allora, incontrare l’autore, il presidente Silvestro Muccillo, per porgli alcune domande che scaturiscono dalla stessa lettura.

Lei nel suo libro elenca dei requisiti per affermarsi nel campo dell’imprenditoria e aggiunge alcune qualità che il futuro imprenditore deve avere. Per quanto la riguarda che ruolo hanno avuto l’ambizione e il coraggio?

L’ambizione deve essere propria di ogni imprenditore per conquistare la fiducia e la stima degli altri. Negli anni ’70 al Nord i meridionali non godevano di molta credibilità, erano considerate persone vicine alla camorra o alla malavita. Io volli andare al Nord con una Dino Ferrari per dimostrare che con sacrifici personali avevo raggiunto una buona posizione economica. Il coraggio è necessario per investire in momenti favorevoli o particolari. Nel ’73 feci vari affari importanti e questo mi procurò successo e furono riconosciute le mie qualità nel campo dell’imprenditoria. Riuscii a raccogliere circa 3 miliardi di lire, il che mi assicurò una certa sicurezza economica.

E’ importante, lei afferma, sapersi adattare ai cambiamenti sociali, soprattutto con il sopraggiungere della tecnologia che ha cambiato i modi di fare impresa. Ci fa alcuni esempi di come lei si è adattato ai cambiamenti raggiungendo peraltro risultati positivi e sorprendenti?

I cambiamenti sociali bisogna costruirli attraverso le idee e prevedere sia i periodi di crisi che gli spiragli di positività. In ogni periodo m’inventavo qualcosa. Ad esempio a Roma venivano richiesti i pigiami caldi che si ritenevano solo per vecchi. Ma con colori particolari e una giusta pubblicità m’ inventai “il pigiama del nonno” adatto a tutti che ebbe successo in tutta Italia. Si diffuse la moda dei jeans e m’inventai il jeans unisex grazie alla mia esperienza nelle sartorie spostando il carrè del bacino in avanti che divenne un doppio carrè. Colore chiaro per la donna, scuro per l’uomo. Solo più tardi si diffuse la moda unisex da me già messa in pratica.

A me le sfide sono sempre piaciute” dice a un certo punto del libro. Quali?

Le sfide mi piacciono in tutti i settori, nella finanza, nell’immobiliare, nell’industria…Essenzialmente nella finanza ho fatto delle sfide prendendo come esempio Tonetti, grande industriale del nord, che a sua volta si meravigliò del mio successo e della mia lungimiranza. In realtà all’inizio le mie aziende non avevano grossi capitali ma adottarono il “risparmio forzato,” cioè ogni mese mettevano da parte dei soldi secondo le proprie possibilità. Un risparmio che serviva da riserva nei momenti difficili o per nuovi investimenti, sacrificando quindi il capitale.

Quale ruolo ha avuto la sua famiglia nel raggiungimento d’importanti traguardi, in particolare sua moglie?

Soprattutto mia moglie mi è stata di molto aiuto, in quanto specializzatasi in modellistica è un’abile sarta. Abbiamo creato “gruppi di lavoro” che si confrontavano per lanciare idee e proposte scambiandosi all’occorrenza unità lavorative. Le mie figlie sono state abituate ad alzarsi presto per venire in azienda e lavorare con professionalità ma anche con umiltà.

Nell’introduzione afferma “Trovo me un uomo grande e temprato, ma che è ancora bambino.” Quando ritrova in se stesso il fanciullo rimasto ingenuo che continua a sorprendersi?

Mi sento ancora bambino perché molte volte facendo qualcosa mi ricordo di quando ero bambino e rivivo le stesse emozioni. Una volta ero all’Hotel Hilton e vidi un ragazzo che si avvicinò a dei chiostri e con un paletto faceva scendere dall’alto l’acqua, mi ricordai quando da ragazzino andavo alle fiere per lavorare e facevo la medesima cosa sui nostri stand, il che mi riportò indietro nel tempo e agli affetti familiari.

Per concludere, lei come imprenditore di successo a livello internazionale come giudica l’attuale imprenditoria e che cosa deve essere ancora trasformato o raggiunto?

La pecca dell’imprenditoria di oggi è il non guardare avanti, il non prevedere, il non progettare. Si vuole solo seguire la moda per vendere, omologarsi a tutto svantaggio dell’originalità. Ci si accontenta del poco, e di quello che si è e non cimentarsi in campi più elaborati e nuovi attraverso opportune specializzazioni.

Presidente, grazie del Suo contributo di idee e attendiamo la prossima pubblicazione.

MARISA ZOTTI ADDABBO