L'agroecologia nei parchi: analisi del potenziale competitivo  delle aree protette campane Economia

Nei primi anni del Novecento scienziati ed ecologisti hanno cominciato a parlare di agro-ecologia, ma è negli anni Settanta che questo concetto assume natura più propriamente “politica”, a causa di chi si opponeva alla cosiddetta rivoluzione verde. Volendone dare una definizione scientifica si può affermare che l’agroecologia è l’applicazione della scienza e dei principi ecologici ai sistemi agricoli, in particolare a quelli dell’agricoltura di montagna: essa promuove pratiche agricole fondate su principi ecologici come l’equilibrio tra parassiti e nemici naturali, l’utilizzo di composti naturali e la conservazione e condivisione delle sementi, nonché l’utilizzo delle risorse naturali per la tutela della biodiversità.

In campo agricolo un’azione strategica di gestione delle aree naturali protette sta permettendo di aumentare le produzioni tipiche e biologiche, le certificazioni ambientali ed i riconoscimenti internazionali, cosa questa che sta salvando dall’estinzione specie a rischio e sta integrando l’ecoturismo con le attività agricole.

I parchi naturali possono, quindi, diventare luoghi per migliorare la filiera produttiva e in cui concretizzare, contestualmente, gli obiettivi della strategia “Farm to Fork” e quelli della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.

Le aree protette della Campania possono essere la sintesi di questa ambiziosa sfida che guarda a un nuovo tipo di agricoltura che ri-disegna sistemi agricoli resilienti e biodiversi, efficienti da un punto di vista energetico, in grado di conservare le risorse naturali e, non da ultimo, socialmente giusti.

Come tale, l’agro-ecologia cerca di migliorare i sistemi agricoli imitando i processi naturali, creando interazioni biologiche benefiche e sinergie tra le componenti dell’agroecosistema: ecco dunque perché la stessa costituisce un modello per le aree protette contro la crisi climatica e la perdita di biodiversità. Sarà proprio di questo che occorrerà discutere con le associazioni agricole sannite nei prossimi mesi.

La biodiversità nelle aree agricole sannite continua a diminuire soprattutto a causa del processo di intensificazione e di specializzazione delle pratiche agricole nelle aree più fertili e di un graduale abbandono dell’agricoltura estensiva, in particolare nelle aree rurali marginali.

A ciò si aggiungono gli effetti di fattori esterni all’agricoltura tra cui il consumo di suolo, la frammentazione degli habitat e l’introduzione delle specie alloctone.

L’agricoltura concorre al cambiamento climatico e al contempo ne subisce gli effetti. Stimolare un’inversione nel modo di produrre e consumare, affinché il nostro coabitare con gli ecosistemi naturali sia realmente sicuro e durevole, non è più rimandabile: in questo senso l’agro-ecologia è vincente in quanto sa ottimizzare la produttività dei terreni agricoli, riducendo gli input esterni e generando suoli e colture sane, diversificandole in modo sapiente.

Inoltre i sistemi agro-ecologici diversificati hanno una maggiore capacità di riprendersi da perturbazioni, compresi eventi metereologici estremi come siccità, inondazioni o uragani e di resistere agli attacchi di parassiti e malattie.

Il sistema delle aree protette e il Parco del Taburno Camposauro in particolare, emblema di un’agricoltura multifunzionale utile alla collettività anche dal punto di vista della mitigazione del rischio idrogeologico, rappresentano vivai di buone pratiche in cui sperimentare nuove soluzioni di convivenza tra uomo e natura che meritano l’ascolto e il sostegno dei decisori politici su larga scala.

La Strategia europea per la biodiversità 2030, così come gli obiettivi della Farm to Fork, della Politica Agricola Comune e di Coesione Sociale, puntano proprio sulla ricchezza della biodiversità, caratteristica che attesta le aree protette come candidati ideali all’agro-ecologia e alle opportunità offerte, anche in termini di investimenti ambientali, sociali e culturali, dal Green Deal Europeo, dal PNRR e dalle Strategie nazionali per la biodiversità.

All’interno del sistema Campano delle aree protette, l’agricoltura, oltre a contribuire alla conservazione e alla tutela delle risorse naturali e della biodiversità, ha grandi potenzialità tra cui la promozione di modelli di sviluppo sostenibile, legati anche al turismo rurale e alle produzioni tipiche di qualità.

Infatti possiamo affermare che i parchi sono stati, soprattutto negli ultimi trenta anni, ossia dal varo della legge regionale 33 del 1993, degli incubatori di sostenibilità in quanto la filiera agroalimentare, insieme a quella del turismo, è sicuramente il comparto più avanzato che fa delle aree protette un avamposto per uno sviluppo compatibile con l’ambiente naturale.

L’Agro-ecologia è dunque la nuova frontiera per la valorizzazione delle eccellenze dei parchi, oltre a rappresentare un ulteriore salto di qualità dell’intero comparto. La crescita dell’agro-ecologia in Campania, e quindi anche nel Sannio, è strettamente connessa allo sviluppo dell’agricoltura biologica e della sua applicazione nelle aree naturali protette e nei siti della rete natura 2000. Può essere realizzata su larga scala e con risultati significativi per la biodiversità.

Sono convinto che in tutte le aree protette dovrebbero essere promossi interventi che sostengano, incentivino, premino gli agricoltori e le loro produzioni, accompagnandone la conversione verso pratiche più sostenibili; in tal senso è opportuno e doveroso valorizzare il ruolo dei biodistretti e degli altri strumenti operativi (distretti del cibo, GAL, etc..) messi in campo per sostenere le produzioni di qualità e le azioni collettive nel comparto agricolo al fine di rendere i parchi un modello di riferimento per l’intera filiera e non un mero vincolo burocratico, ma tutto questo si può attuare solo attraverso un confronto continuo e permanente con il mondo produttivo del comparto agroalimentare, con quello della ricerca e dell’associazionismo dei territori.

COSTANTINO CATURANO

Presidente dell’Ente Parco Regionale del Taburno Camposauro