Quel tarlo insidioso del complottismo anche sul Covid-19 Economia
L’emergenza coronavirus ha contribuito ad acuire un fenomeno che a dire il vero dilagava già da molti anni, dagli albori della diffusione di internet probabilmente. Si tratta del complottismo, una forma di disinformazione che affligge la rete e che prolifera maggiormente nei momenti in cui i cittadini nutrono particolare sfiducia verso le autorità, i canali istituzionali e le fonti d’informazione ufficiali.
In passato in questa rubrica ho
trattato a più riprese il tema delle fake news. Il complottismo però
differisce sottilmente da queste ultime ed è persino più insidioso.
Una fake news può essere facilmente smentita dimostrandone la
falsità; il complottismo invece basa la sua credibilità proprio sul
fatto che la verità ufficiale è una menzogna. Si tratta invero di
un modo per screditare le notizie che vengono pubblicate dai mass
media bollandole come fake news legalizzate.
Il complottismo ha
avuto il suo periodo di massimo splendore nei tragici giorni
successivi all’11 settembre 2001. Mentre le macerie delle torri
gemelle di New York non erano ancora state rimosse, già circolavano
le più svariate teorie del complotto che attribuivano gli attentati
non alla mano del terrorismo islamico di Al Qaeda, bensì all’operato
dei servizi segreti statunitensi, su ordine del presidente Bush.
Scopo di tutto ciò, manipolare l’opinione pubblica americana per
dare il via libera all’intervento militare in Afghanistan prima e
in Iraq dopo.
Ancora oggi è possibile reperire in rete
documentari che sostengono, con tanto di prove (rivelate da fonti
anonime, s’intende), che i kamikaze a bordo degli aerei erano in
realtà stati addestrati dalla CIA. Che nessun aereo si è mai
schiantato contro il Pentagono. E che il quarto volo, quello
destinato a colpire la Casa Bianca a Washington, è in realtà stato
abbattuto dai caccia dell’aviazione americana. Inquietante non è
soltanto la mole di bugie che ancora vengono propinate, ma il numero
di coloro che sono pronti a bersele.
Quasi vent’anni dopo, i
drammatici eventi del Covid-19, partito da Wuhan e diffusosi ormai in
tutto il mondo, hanno scatenato una nuova genia di teorie del
complotto. Ecco dunque diffondersi le voci che il virus non è
d’origine naturale, ma è stato creato a tavolino in un laboratorio
cinese. Le reti di comunicazione 5G sono state poi accusate di essere
veicolo di contagio, mentre alcuni accusano il fondatore della
Microsoft Bill Gates di essere la mente dietro la diffusione del
virus, allo scopo di ricavare miliardi dalle tecnologie legate allo
smartworking.
Poco importa se scienziati, esperti virologi ed
autorità ufficiali abbiano smentito a più riprese tutte queste
teorie: proprio l’insistenza delle smentite rafforza la convinzione
dei complottisti che potenti forze siano al lavoro per celare la
verità al mondo. Convinti che il dubbio, come diceva Socrate, sia
l’arma per demolire le false certezze di coloro che si reputano
sapienti, i sostenitori del complotto continueranno a dubitare della
verità ufficiale per sostenere le loro improbabili teorie di
cospirazione.
Le armi a nostra disposizione contro il
complottismo sono le stesse che abbiamo imparato ad usare contro le
fake news, ma stavolta dovranno essere ancora più affilate. Perché
una falsa verità ripetuta con insistenza può essere un tarlo più
insidioso di un’autentica bugia.
CARLO DELASSO