A colloquio con il senatore Ortensio Zecchino - di Giovanni Fuccio Enti

Lo scopo di questo servizio e di quelli che seguiranno è quello di far conoscere l’opera e l’impegno di quanti si sono prodigati nel tempo per la nostra Università. Perché, se è vero che fra pochi mesi si celebra il decennale della raggiunta autonomia, il 1° gennaio 1998, è bene che si conoscano nomi, atti e fatti di quelle personalità politiche e non che tanto si sono spese per ottenere prima l’istituzione dell’Università e poi l’autonomia da quella di Salerno.

Diciamo subito che il percorso è stato lungo e complesso e possiamo farlo partire dal 1967 quando un gruppo di giovani della destra studentesca sannita lanciò un appello - manifestino per chiedere l’istituzione di una Università nel Sannio. Parleremo con diverse personalità ma non seguiremo un ordine cronologico e così il primo della serie è il senatore Ortensio Zecchino che nella fase immediatamente precedente a quel decreto del Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e Tecnologica del 29 dicembre 1997 svolse un ruolo fondamentale per ottenere l’autonomia disegnando il futuro dell’Università. Incontriamo il sen.

Ortensio Zecchino nel suo buen retiro ad Ariano Irpino immerso nella sua straordinaria libreria che attraverso una vetrata dà su un bellissimo giardino che domina tutta la valle. Intuendo che non avrebbe voglia di parlare di politica lo tranquillizziamo subito rivelando le ragioni della nostra visita. E la serenità ritorna sul suo volto mentre afferma: “sono felicissimo di parlare dell’Università”.

Senatore, lei era componente la Commissione Parlamentare per la redazione del piano quadriennale 1987-1991 quando nacque l’idea di far nascere l’università del Sannio “per gemmazione” da quella di Salerno..è così?

Per la verità quando giunse dal Ministero in Commissione questa idea della gemmazione mi permisi di far rilevare che era inidonea a garantire il risultato.

Perché?

Ma perché questa idea fu lanciata senza una formulazione giuridica e quindi dovemmo supplire con una legge di iniziativa parlamentare che prevedesse il meccanismo della gemmazione. Per il resto andò tutto liscio? Macchè! Il Piano doveva prevedere anche le facoltà e qui dovetti lottare su due fronti per imporre quelle facoltà che a me sembravano le più idonee per assicurare un futuro alla nascente Università cioè informatica e geologia

E chi si opponeva?

In Commissione si manifestarono i soliti teorici del cosiddetto “Mezzogiorno che non è ancora pronto” … “che si deve ancora strutturare” e così via… Dall’altro, in campo locale a Benevento si propendeva per una facoltà di “Beni culturali” perché così per Benevento città della cultura si pensava che quella fosse la facoltà più congeniale.

Ma lei non era dello stesso avviso..E’ così ?

Erano quelli gli anni in cui in alcune università del nord andavano nascendo le facoltà di ingegneria informatica e mi sembrò subito che bisognava ingaggiare, come feci, una vera e propria battaglia per non escludere il Mezzogiorno da questa frontiera dell’informatica. E mi battei per Benevento e per Lecce

E perché no una facoltà di Beni Culturali?

A me sembrava che, dovendo scegliere… una facoltà di beni Culturali potesse star bene in una grande Università. Si tratta poi di una facoltà molto sospesa nel vuoto, che non ha sbocchi. I Beni Culturali, in questi ultimi anni non hanno sfornato tipologie che si siano affermate sul mercato. Il mio ragionamento era molto semplice: se facciamo una battaglia per far nascere l’Università non dobbiamo farla nascere con questa fragilità di impianto perché così la condanniamo ad essere una cosetta. Ad Informatica si aggiunse Geologia che nacque come corso di laurea. Dal 1998 al 2001 lei è stato ministro dell’Università…Cosa fece all’epoca per la nascente università del Sannio? Il ministro ha la possibilità di orientare il riparto dei fondi che la finanziaria destina al Fondo ordinario per le Università. Il criterio fino ad allora seguito si basava sulla spesa storica del ”chi ha avuto continuava ad avere; chi non ha, continua a non avere”.

E lei che fece?

Fui il primo ad introdurre dei criteri correttivi ma qui dovetti confrontarmi con la Conferenza dei Rettori fortemente egemonizzata dalle grandi università del Centro Nord e fu uno scontro violentissimo.

E quali erano questi criteri?

Destinare una parte del fondo generale al riequilibrio e così mi inventai un fondo per sostenere alcune particolari esigenze delle neonate università tra le quali anche Alessandria e quindi il criterio del rapporto docenti-studenti. Insomma fissai il principio che prendendo un punto medio di tutte le università che avevano un rapporto docenti-studenti al di sotto dovessero avere un di più.

E tutto questo funzionò?

Ciò fu una vera e propria manna per l’Università perché avere un palazzo messo a disposizione da questo o quello ente non poteva bastare . Per fare una vera Università ci vogliono organici adeguati e non contratti a tempo con questo o quel magistrato locale per esempio per la facoltà di giurisprudenza.

E cos’altro si inventò?

Il criterio del PIL per il quale tutte le università giacenti in sedi in cui il PIL era al di sotto della media dovevano avere di più. Perché vale la pena di ricordare che se è vero che alcune università realizzano dei guadagni dalla vendita dei servizi altre no. Delle Università del Nord Parma, per esempio, aveva un PIL al di sotto della media.

Insomma fece un po’ di favoritismo?

Bhe non posso negare che da ministro qualche legittima e trasparente attenzione per una piccola Università l’ho fatta anche se devo dire che con i tre bilanci che ho gestito io le Università del Mezzogiorno tutte hanno avuto.Eccome che hanno avuto!

Nel mondo politico beneventano trovò dei sostegni?

Avevo un rapporto molto forte e positivo con Antonio Pietrantonio. Bisogna ricordarlo che Pietrantonio era un sindaco molto proteso a questa realizzazione e le difficoltà che si presentavano io le superai sempre consultandomi con lui. Quest’anno il Rettore Filippo Bencardino è stato molto affettuoso e nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno accademico ha ricordato la mia gestione ed il forte incremento dato all’Università del Sannio anche orientando alcune scelte assolutamente vincenti tra le quali Ingegneria Informatica è il vero fiore all’occhiello E da Ministro cos’altro fece per la nostra Università? Realizzai qualcosa che legò l’Università del Sannio ad Ariano Irpino. Convocai attorno ad un tavolo il meglio delle aziende informatiche italiane europee per realizzare un Master in Informatica. Una fucina per preparare informatici già pronti alle esigenze del tempo. Al finanziamento iniziale da parte dello Stato si aggiunse ben presto anche, per la prima volta, quello delle Aziende. Questo Master dura da sette anni ed è quello che ha più successo in Italia perché garantisce la sistemazione quasi totale di tutti quelli che partecipano.

Attualmente conserva qualche legame con l’Università?

Mantengo assolutamente vivo questo rapporto con l’Università che mi è cara. L’ultima realizzazione è la Laurea Magistrale in Genetica, istituita a Foggia ma capofila è l’Università del Sannio. Si tratta di una laurea particolare in regime di semiresidenzialità ad Ariano presso l’Istituto di ricerca Biogem in collaborazione con la facoltà di veterinaria a Napoli per realizzare un corso di laurea in “animali da laboratorio”.

GIOVANNI FUCCIO