La rivincita dei piccoli Comuni. Spina: ''Ridisegnare il ruolo dei borghi periferici'' Enti

Tutelare e salvaguardare le piccole realtà locali, incentivare e valorizzare i borghi periferici, combattere lo spopolamento dei territori e ridare vita a quei luoghi a volte dimenticati. Questo e tanto altro è ciò che fa l’ANPCI (associazione nazionale dei piccoli comuni). Ne abbiamo parlato con il presidente regionale, l’avv. Zaccaria Spina, già sindaco di Ginestra degli Schiavoni e presidente della Comunità Montana del Fortore.

Lei è il presidente dell’Anpci Campania, una associazione che al suo interno comprende un numero notevole di comuni. Ci può dire quanti ne sono in totale e quanti nel Sannio?

La nostra associazione (ANPCI) ha come obiettivo principale quello di difendere, tutelare e promuovere le identità locali e le comunali di minori dimensioni, il cui limite è individuato in 5 mila abitanti ma che ormai, nell’attuale contesto, tende i ad essere aumentato in considerazione della similitudine delle problematiche che investono le realtà comunali fino a 15.000 abitanti. In Campania, su circa 550 comuni, quelli sotto i 5.000 abitanti sono circa 350. Nella nostra provincia

di Benevento poi su 78 comuni totali, ben 72 sono fino a 5.000 abitanti.

Quali sono i compiti di questa importante associazione a livello regionale e come collabora con quella nazionale?

L’associazione nasce a difesa dei Piccoli Comuni. Svolge azioni di promozione e tutela delle autonomie e delle risorse locali, rappresenta gli interessi degli associati di fronte ad ogni tipo di organismo istituzionale, promuove soluzioni di fronte a problematiche che interessano direttamente gli Enti locali e tanto altro. Con le articolazioni regionali c’è una proficua collaborazione. Ho il piacere di presiedere ANPCI Campania insieme ad un direttivo regionale composto da autorevoli sindaci rappresentativi di tutte le province, Napoli che ha il minor numero di comuni con tale fascia di abitanti, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento. In questo ultimo periodo siamo stati particolarmente impegnati sia a livello nazionale che regionale. A livello nazionale abbiamo partecipato ad importanti audizioni presso commissioni parlamentari anche su tematiche “calde”.

Ci può dire quali?

Una nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di semplificazione e digitalizzazione delle procedure amministrative nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione. Un’altra presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale presso la Camera dei Deputati. E ancora l’esame di disegni di legge in materia di riacquisto della cittadinanza italiana. Tutte di grande rilevanza.

C’è un lavoro sinergico e partecipativo con l’associazione a livello nazionale?

Le attività regionali si svolgono di concerto e armonia con la linea propria dell’associazione nazionale. I temi affrontati attengono a sfere ed interessi diversi, nazionali e regionali.

C’è una sorta di partnership con la regione Campania? Come si interfaccia l’Anpci con i vertici di Palazzo Santa Lucia?

C’è un rapporto cordiale e collaborativo. Recentemente abbiamo incontrato l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, ed il presidente della Prima Commissione Consiliare Permanente del Consiglio regionale della Campania, Giuseppe Sommese, che tra le varie competenze annovera le autonomie locali, affari istituzionali e piccoli comuni, dopo aver avuto anche un proficuo confronto con il commissario dell’Agenzia Regionale Campania Turismo ed esperti sulle potenzialità del Conto Termico 3.0.

Relativamente al suo impegno istituzionale in Regione, lei ha posto l’accento sulla necessità di velocizzare ed integrare i fondi per un finanziamento per le reti viarie al servizio delle aree rurali. Ci può dire qualcosa in più?

Con l’assessore Caputo ci si è soffermati su svariati argomenti, tra cui proprio una richiesta di velocizzare le procedure ed integrare i fondi per un finanziamento previsto per le reti viarie al servizio delle aree rurali: la sollecitazione in merito all‘ampliamento della disponibilità finanziaria del bando (in modo tale da poter finanziare tutte le richieste positivamente istruite dando in tal modo risposta concreta alle esigenze territoriali) è stata condivisa positivamente con il titolare delle deleghe all’Agricoltura, che ha garantito il massimo impegno. Ma non solo. Si è anche parlato di altri argomenti inerenti il comparto agricolo nei vari comuni. Poi con il presidente Sommese sono stati affrontati temi di competenza della sua commissione, strappando l’impegno di utilizzare fino all’ultimo giorno utile di funzionalità dell’attuale Consiglio regionale per continuare a realizzare attività in favore dei comuni minori. È stato infine discusso del problema dei POC, con relativa richiesta di maggiori risorse finanziarie ma soprattutto in ordine ad una semplificazione e velocizzazione delle tempistiche che possano portare all’accredito materiale dei fondi in tempi più celeri rispetto a quelli attuali.

Le piccole realtà soffrono più delle altre il calo demografico. I giovani cercano fortuna nei grandi centri urbani e i paesi perdono attrattiva. Quali sono le politiche in atto per invertire questa tendenza e rendere accattivante il ritorno nei piccoli borghi?

Avremmo bisogno di normative ad hoc, in tutti i settori. Per esempio, un’attività che vuole sorgere in un piccolo comune non può avere le stesse incombenze, la stessa burocrazia e la stessa tassazione di una identica attività che sorge in un grande centro. Così in tutti i settori. Come nei numeri che occorrono per mantenere in vita questi servizi essenziali quali scuole e sanità. Le norme devono essere differenziate sul contesto. I piccoli comuni non possono essere trattati alla stessa stregua dei grandi agglomerati urbani.

SILVIA RAMPONE