Mensa scolastica, l'assessore Del Prete risponde alle polemiche Enti

“Noto con dispiacere che la sentenza del TAR Campania in merito all’obbligo di ristorazione scolastica ha nuovamente riscaldato gli animi. Evidentemente la fase postelettorale è ancora più frenetica della precedente”.

Questo l’incipit della lunga nota vergata Rossella Del Prete, assessore all’Istruzione del Comune di Benevento, sull’annosa questione mensa scolastica.

“Non sono solita cedere alla tentazione del battibecco mediatico - sottolinea - ma, dal momento che pare che qualcuno abbia deciso di usarmi come uno dei bersagli del suo tirassegno, credo sia il caso di rispondere, non tanto per difendere la mia persona ed il mio operato, o quello di questa Amministrazione, di cui mi onoro di far parte dallo scorso 22 luglio, quanto per fare chiarezza su una questione che è all’attenzione di molti.

Comincio - afferma la Del Prete - dalla tanto invocata e sacrosanta libertà di scelta, apparentemente ostacolata dal Regolamento Comunale: ho sempre sostenuto che il tempo mensa sia tempo scuola e che in una situazione normale il genitore che aderisca al progetto scolastico del tempo pieno  sappia, logicamente, di aver scelto di far vivere ai propri figli anche il momento formativo collettivo rappresentato dal tempo mensa comune, in cui si evitano le differenze sociali e si educa alla varietà del cibo, ma non solo. 

La mia esperienza personale di mamma di quattro figli, ma anche di insegnante (prima di passare all’Università, ho insegnato per 15 anni nella scuola pubblica ed ho esperienza della prima applicazione del tempo pieno e del tempo prolungato - insegno dal 1989 -), mi ha sempre spinta ad apprezzare la complessità di quel servizio scolastico, fatto di scuola e di mensa pubblica, democraticamente uguale per tutti.  E da cittadina democratica, attenta e consapevole, ho sempre saputo che dietro l’offerta di quel servizio vi fossero dirigenti scolastici, insegnanti, lavoratori ed un sistema (pubblico) di controllo della didattica e dell’alimentazione gestito da competenze e professionalità deputate a questo, che andavano rispettate per il lavoro che facevano.

Per tale ragione - prosegue -, dal mio punto di vista, con o senza il regolamento comunale, la mensa pubblica è già insita nel tempo pieno. Il genitore può esercitare la sua libertà di scelta all’atto dell’iscrizione: tempo normale, prolungato o tempo pieno.  Ciò che, sempre dal mio punto di vista, andrebbe forse chiarito all’atto dell’iscrizione presso le stesse scuole, e prima ancora dal MIUR, è che se si opta per il tempo pieno, di conseguenza, si accetta anche il tempo mensa!

La mia posizione è sempre stata questa (lo ricorderanno bene i consiglieri con cui più volte ho avuto modo di esprimerla e che ora, invece, cavalcano l’onda del dissenso, attribuendomi affermazioni stralciate da discorsi più articolati, nel tentativo di creare altri effetti mediatici). Ricordo poi a me stessa (arrivata dopo l’approvazione del Regolamento), che la necessità di adottare un regolamento comunale che obbligasse al servizio di ristorazione pubblica, scaturì da una lunga serie di problematiche, che andavano assolutamente affrontate con razionalità e responsabilità. L’adozione di quel Regolamento, evidentemente, costituiva l’unica soluzione possibile. Senza quello, data la strumentalizzazione politica che tanto ha complicato l’organizzazione del servizio di ristorazione pubblica ed il lavoro dei tanti dipendenti comunali, costretti ogni giorno a districarsi tra futili polemiche, produzione di atti amministrativi e relazioni di supporto alle varie azioni giudiziarie, probabilmente, oggi, non avremmo la mensa comunale. Che invece esiste: è una realtà!

Vengo poi alla questione relativa al “chiacchiericcio di alcuni genitori” che ha particolarmente colpito l’immaginazione ed i sentimenti di qualcuno e che non pare si sia placato: il mio tono non era “sprezzante” (e perché mai avrei dovuto essere sprezzante? ), forse un po’ ironico (quanta ironia siamo costretti a subire ogni giorno dai vari commentatori?), la questione, tuttavia, è assolutamente fondata. Di certo non ho mai pensato di essere sprezzante, non provo astio per nessuno e meno che mai avrei motivo per provarlo dopo la sentenza del Tar. Ho solo preso atto di una delle situazioni che andava discussa con gli altri attori di questa vicenda, i dirigenti scolastici, con i quali c’è sempre stata un’ottima intesa ed una grande collaborazione. Nessuno ha mai pensato d’ignorare gli altri attori e cioè i genitori, neppure coloro che hanno deciso di comunicare con l’Amministrazione tramite i propri avvocati, ma, poiché agli avvocati, di solito, rispondono altri avvocati,  così è stato.

Tuttavia - aggiunge l’assessore -, devo ricordare che alcuni dei firmatari del ricorso abbiano partecipato ad almeno due incontri, da me stessa sollecitati, con tutti i genitori ed abbiano avuto la possibilità di esprimere la loro posizione davanti a tutti, senza però ricevere una piena approvazione dai presenti. Il dato numerico parla da solo: 45 sono i firmatari del ricorso al TAR, 1.120 coloro che hanno scelto la mensa comunale, indipendentemente dal Regolamento.

Mi rasserena altresì il sorriso indotto dalla mia citazione sulla “pedagogia democratica” , un concetto molto noto che, come me, molti altri hanno apprezzato e fatto proprio. Capita di documentarsi, di leggere e di assimilare ciò che più ci convince! Così come capita di dover gestire una situazione creata da altri, in cui si sommano anni di cattiva amministrazione, delibere consiliari, atti amministrativi, ricorsi e provvedimenti giudiziari e di dover conciliare le proprie posizioni con quelle di altri.

L’importante è farlo con equilibrio, responsabilità ed onestà intellettuale.

Normalmente mi muovo con spirito costruttivo, talvolta iperattivo, ma non mi pare di aver mai assunto atteggiamenti “spiccatamente aziendalisti e meno concilianti”. Tuttavia, se qualcuno vuole interpretare a modo suo il tono della mia voce o quello delle mie parole e lanciarmi critiche e rimproveri, posso fare ben poco per convincerlo del contrario. Tra di loro c’è chi ha poi avuto il garbo d’informarmi che, accettando l’incarico di assessore accettavo anche di sottopormi al giudizio del Popolo; qualcun altro, rivoluzionariamente gentile, ha  definito questo genere di attacchi e di aggressioni verbali una forma di “dialettica politica”. Prendo atto anche di ciò: accetto le critiche, su cui rifletto continuamente, ma lascio a loro questo tipo di dialettica.

Passo ora a chiarire la situazione attuale, nella speranza di usare una comunicazione chiara e corretta, confortata dal fatto che oltre mille bambini oggi condividono il risultato di un enorme lavoro condotto da decine e decine di persone che, senza risparmiarsi negli ultimi mesi, hanno assicurato un regolare tempo mensa.

1. La sentenza del TAR, che risponde al ricorso di soli 45 genitori, ha autorizzato il pasto domestico nelle scuole, ma ha richiamato i Dirigenti scolastici al rispetto delle regole igieniche ed al controllo della doppia somministrazione. [E’ stato il TAR a ribadire le responsabilità dei Dirigenti Scolastici, nessuno ha voluto “scaricarle” su di loro].

2. L’Amministrazione Comunale, pur prendendo atto della sentenza, ha deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato. D’altronde, se è vero che il servizio di ristorazione scolastica è un servizio pubblico a domanda individuale, attivabile - nell’ottica del TAR Campania -  solo a seguito di richiesta degli interessati, è altresì vero che, ai fini della corretta erogazione del servizio stesso, il Comune possa attivare delle forme di garanzia del godimento collettivo del servizio, idonee a garantire qualità del cibo a costi contenuti per le famiglie. E’ chiaro che, se ci fosse stata una domanda numericamente bassa, il servizio sarebbe saltato. La decisione di ricorrere in appello, per quanto discutibile, è dunque assolutamente legittima. D’altronde, se il TAR avesse dato torto ai genitori, anche loro, probabilmente, avrebbero continuato a fare ricorso.

3. Al momento gli iscritti alla mensa sono 1.120: questo è il risultato raggiunto oggi, probabilmente inimmaginabile anche solo due mesi fa. Il servizio è economicamente sostenibile, è attivo, continuerà fino alla fine dell’anno scolastico e potrà ripartire con il nuovo anno scolastico con maggior efficienza e con un numero maggiore di adesioni e di gradimento da parte dei bambini e dei loro genitori. Le motivazioni del ritardo con cui è stato avviato dovrebbero essere ormai note a tutti, e allora, perché continuare a rinvangarle? Forse ad una certa politica piace o conviene andare a “passo di gambero”? Non sarebbe meglio guardare avanti, pensare positivo e lavorare per costruire anziché per abbattere? 

4. I Dirigenti Scolastici si sono già organizzati per gestire la doppia somministrazione. Non mi risultano particolari criticità, ma immagino che, insieme a tutto il personale della scuola, avranno un bel da fare. Questa Amministrazione non farà mancare loro il contributo necessario ad un normale svolgimento delle varie attività.

5. L’azienda che si è aggiudicata l’appalto è in continuo contatto con gli Uffici Istruzione. Il monitoraggio sull’offerta è quotidiano e sotto osservazione vi sono le condizioni igienico-sanitarie del servizio, la qualità del cibo e delle forniture, oltre alle modalità di erogazione dello stesso che, si sa, dipende moltissimo anche dall’efficienza degli stessi lavoratori addetti alla mensa. A tal proposito, ricordo, che l’ATI Ristora Food & Service ha assunto tutti gli ex lavoratori del precedente appalto ed è a loro che ha affidato alcune fasi importanti di erogazione dei pasti.

6. La Commissione Mensa, garante della qualità del servizio, è in via di costituzione. La richiesta dei nomi della componente genitori è partita dagli Uffici Comunali il 1° marzo. Alcuni nomi sono già arrivati. Appena possibile ufficializzeremo e insedieremo la Commissione, ma ci sono impegni di lavoro e tempi tecnici da rispettare.

Concludendo, concordo pienamente che “non vi sia limite al peggio”, ma spero che quello raggiunto dalla vicenda mensa scolastica, su cui continua a riversarsi il livore e l’astio di chi si mostra irriverente e irrispettoso del lavoro altrui, scaricando la sua rabbia virale sul mondo intero, sia ormai passato. A me non resta che continuare ad offrire un contributo di mediazione e di gestione del Servizio Scolastico Pubblico che sia il più possibile equilibrato, fattivo e concreto.

Tuttavia - chiosa Rossella Del Prete -, sono pienamente consapevole che - per dirla con un grande esperto del gioco delle parti -, così è [solo] se vi pare”.