'Ritorno a Pietrelcina per rigenerarmi' Enti
Nel nostro lungo peregrinare alla caccia di pietrelcinesi d’origine e nomi noti della cultura, dello spettacolo e delle scienze, questa volta abbiamo incontrato Lucia Montella, una splendida signora con un passato da modella apprezzata ed ora manager di una orchestra di successo, l’orchestra del noto maestro e direttore d’orchestra Demo Morselli, suo amato marito, ben noto al pubblico di Canale 5 e Rai 2.
Lucia, che è anche nipote prediletta del prof. Carmine Montella che per tanti anni ha insegnato Italiano presso il liceo Rummo di Benevento, ha avuto una vita abbastanza movimentata per aver girato mezzo mondo prima come modella e poi al seguito dell’Orchestra del marito.
Ma la sua caratteristica è quella di essere ancora oggi innamoratissima di Pietrelcina dove ha vissuto la prima giovinezza essendo il papà pietrelcinese doc.
Ecco come lei stessa ricorda quegli anni: “Vivevano nella zona del Castello che si chiama La Morgia, proprio in via Santa Maria degli Angeli, nella parte antica del paese. I miei nonni, Vincenzo e Colomba, hanno avuto tre figli: Carmine, Corrado e mio padre Pio, purtroppo zio Corrado è morto lasciando un grande vuoto in tutti noi che siamo sempre stati una famiglia molto unita, non c’era festività che non si trascorreva insieme anche quando poi mi sono trasferita altrove per ragioni di lavoro.
Ogni occasione era buona per andare a Pietrelcina, spesso ci andavamo per trascorrere il Natale ma anche a Pasqua e durante l’estate in occasione della festa della Madonna della Libera, ai primi di agosto. Dormivamo nella casa di famiglia, si univa alla nostra anche quella di zio Corrado con zia Rita, Colomba e Gabriella, le mie due cugine. Poi, il giorno della festa, da Benevento ci raggiungeva zio Carmine con zia Sara e i miei cugini Vincenzo e Franco Pio. Ho frequentato Pietrelcina con assiduità fino all’età di 15 o 16 anni, poi ho cominciato oltre che a studiare anche a lavorare e le occasioni sono diventate meno frequenti”.
A questo punto spingiamo la nostra giovane interlocutrice, che sembra davvero gradire questo rvival del tempo che fu, a raccontarci come si svolgevano le giornate durante le sue rimpatriate a Pietrelcina
“Pietrelcina per me e per i miei fratelli - ci racconta Lucia - significava vacanza, indipendenza dai genitori, esperienze nuove. A Pietrelcina potevamo uscire da soli, ci conoscevano tutti, potevamo andare in bicicletta senza preoccuparci delle auto, potevamo da soli andare nell’orto di famiglia a raccogliere nocciole o le prugne, oppure raggiungere un boschetto dove c’era un ruscello. Insomma, ci sentivamo liberi e felici. Un’altra cosa che mi piaceva del paese era fermarmi ad ascoltare i racconti delle vicine di casa che d’estate siedevano fuori dalle loro case: c’era chi lavorava a maglia o chi ricamava. Io ero affascinata dai loro lavori e dai loro racconti. Spesso mi raccontavano tutte le biricchinate che da bambino aveva fatto mio padre.
Un altro episodio è legato alle vacanze invernali. Ricordo: ero veramente piccola ed eravamo andati a Pietrelcina in occasione del Natale e dell’Epifania. Filomena ed io, Vincenzo e Stefania non erano ancora nati, eravamo molto preoccupate perché credevamo che la befana non avesse ricevuto in tempo la nostra lettera con la richiesta dei regali da inviare al nuovo indirizzo. La mattina del 6 gennaio, al risveglio, in camera non abbiamo trovato i regali. Mia madre non ha dato nessuna spiegazione. Ma quando ci ha chiamato per fare colazione siamo scese dallo scalandrone, che i Pietrelcinesi sicuramente ricordano come una scala interna che veniva utilizzata per andare al piano di sotto, come nelle fiabe, abbiamo visto che accanto al grande camino con il fuoco acceso c’erano i nostri regali. La gioia è stata immensa. La befana era veramente arrivata attraverso il camino!”
A questo punto chiediamo a Lucia di parlarci del tempo in cui viveva a Napoli.
“Sono nata a Napoli. Nei primi anni di vita: mio padre, mia madre, mia sorella Filomena, i nonni paterni e zio Corrado con sua moglie Rita, le figlie Colomba e Gabriella, vivevamo tutti nella stessa casa. Poi, mio padre acquistò un appartamento vicino al posto dove lavorava e ci trasferimmo lì. Ho frequentato il liceo scientifico; all’età di 16 anni, per caso, ho iniziato a lavorare come modella. Mi piaceva molto il lavoro. Si lavorava circa 6 mesi l’anno ed avevo tutto il tempo per studiare. A 18 anni mi sono iscritta alla facoltà di lettere raggiungendo ottimi voti.
Fra l’altro ricordo che ad ogni 30 o 30 e lode mio padre mi faceva un bel regalo. Ho ricevuto proposte lavorative interessanti e, quindi, ho deciso di intraprendere, a tempo pieno, la professione di indossatrice. Questa è stata un’esperienza interessante. L’indipendenza economica ha fatto sì che anche da giovanissima ho potuto viaggiare molto. Tuttavia, ricordo che spendevo i soldi che guadagnavo in viaggi e libri. Poi pensavo anche ai miei fratelli più piccoli ed ogni anno regalavo loro un salvadanaio. Ogni volta che facevo un lavoro mettevo un po’ di soldi nei loro salvadanai e in estate li spendevano come meglio credevano”.
In quali occasioni ha conosciuto suo marito Demo Morselli?
Due volte ogni anno andavo a Milano in occasione della settimana della moda. Una sera, dopo il lavoro, sono uscita con alcune amiche. Prima di andare a casa per cena, siamo andate a casa di Demo. Lì, l’ho visto la prima volta.
Cosa le ha colpito di lui?
Demo è veramente una bella persona. Mi ha colpito la sua spontaneità e il suo entusiasmo per le cose che fa e la sua forte passione per la musica. Parlando con lui ho capito che avevamo tanti interessi comuni.
Perché ha deciso di sposarlo?
Dopo 5 anni di convivenza, un po’ per far contenti i nostri genitori e un po’ per il piacere di sentirci ancora più uniti, abbiamo deciso di sposarci.
Perché si chiama Demo e cosa significa questo nome?
I genitori avrebbero voluto chiamarlo Demos come si chiamava un cugino di suo padre morto in guerra, ma nel 1961 all’ufficio anagrafe del comune non hanno accettato il nome straniero. Demos in greco significa popolo, democrazia e allora hanno deciso di chiamarlo Demo.
Quando ritorna in Pietrelcina, quali emozioni si sprigionano in lei?
Ho la sensazione di beatitudine sapere che a pochi passi da casa mia è nato e cresciuto il Santo che i miei parenti hanno frequentato. Questo mi emoziona ogni volta.
Lei conosce tre grandi città italiane: Napoli, Milano e Roma. Cosa ci può dire di ognuna in merito al suo vissuto da ragazza, indossatrice e manager?
Napoli è il grande amore. Ogni volta che vado a trovare i miei ne approfitto per andare sul lungomare di via Caracciolo ad ammirare tutto il golfo. E’ una maniera per salutare la mia città. Milano è la città dove ho vissuto e lavorato per 11 anni. Qui sono stata bene e poi qui ho conosciuto Demo! A Roma sono arrivata nel 1996. Ricordo che ci proposero di partecipare ad una edizione di Buona Domenica che andava in onda su Canale5. Pensavamo di rimanerci per 6 mesi. Poi Maurizio Costanzo ha voluto che Demo e l’orchestra continuassero a lavorare fino a quando lui ha prodotto quel programma, il Maurizio Costanzo Show. Infine, abbiamo deciso di vivere a Roma perché oltre ad essere una bella città, si trova al centro dell’Italia e facilmente possiamo spostarci al Nord o al Sud senza fare tantissimi chilometri.
Quando le dicono che il suo nome e cognome ricordano la Lucia Montella dei Promessi Sposi, lei cosa risponde?
A volte qualcuno si propone come Renzo. Io gli rispondo che ho già un Renzo, e che Renzo!
Cosa apprezza dell’attività di scrittore di suo zio, il prof. Carmine?
Ammiro la sua voglia di essere ancora attivo. Lui scrive facendoti vivere le cose che leggi. Poi, dipinge. Spero di avere alla sua età la stessa voglia di fare.
E della passione per la pittura?
E’ bravissimo. Ha regalato a tutti noi nipoti un suo dipinto. Bravo zio!
Quando ritornerà a Pietrelcina?
Spero presto. Probabilmente la prossima estate. Perché mi serve per rigenerarmi
ANTONIO FLORIO