Una statua della Madonna di Medugorje ad Apice Enti
Con delibera della Giunta Comunale il sindaco e medico di Apice, dottoressa Ida Albanese, ha intitolato il parco, sito in largo Benedetto Croce, alla “Regina della Pace”. Cosi recependo le istanze di molti cittadini è stato realizzato un luogo di preghiera, incontro meditazione e condivisione, con la collocazione di una statua della Madonna di Medugorje, chiamata anche Gospa (Signora) e Kralijca Mira (Regina della Pace).
La presenza della Regina della Pace, venerata in tutto il mondo diventa auspicio di tolleranza, solidarietà, fraternità e pacificazione sociale, in un momento storico connotato da un forte individualismo e da una cronica conflittualità.
L’immagine mariana è stata collocata in un’aiuola a forma di stella, proprio come sul Podbrdo, il monte delle apparizioni in Medugorje, per ricordare che la Vergine Maria è la Stella del mare che ogni giorno attraversiamo tra tante difficoltà e paure.
Cinque pietre di Medugorje collocate intorno all’area sacra fanno riferimento ai cinque pilastri del messaggio proposto dalla Santa Vergine: Preghiera con il cuore attraverso il Rosario, Eucarestia, Bibbia, Digiuno e Confessione mensile. Sono stati i pellegrini della Parrocchia di San Gennaro in Benevento, guidati dal loro parroco a Medugorje dal 21 al 26 agosto scorso, ad esaudire il vivissimo e tenace desiderio del Sindaco portando la statua e le cinque pietre dal piccolo villaggio della Bosnia ed Erzegovina dove, dalle ore cinque del pomeriggio di mercoledì 24 giugno 1981 e fino ad oggi, la Madonna appare a sei giovani del luogo. Ivanka, Mirjana, Vicka, Ivan, Jakov e Marija.
Il parroco di Apice, Mons. Giuseppe Errico ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa molto sentita dalla comunità apicese. Sabato 12 aprile la recita del Rosario, la Celebrazione Eucaristica, la Benedizione del parco mariano e la Consacrazione del paese alla Regina della Pace, hanno fatto vivere a tutti i presenti un pomeriggio indimenticabile. Un pomeriggio di preghiera, di pace e di speranza.
Ed è proprio la speranza che urge in questi tempi difficili in cui le comunità grandi e piccole non resistono più. Apice ne avverte un particolare bisogno per tante ragioni ed anche perché la comunità è stata ripetutamente provata dai fenomeni sismici verificatisi negli anni 1456, 1930, 1962 e 1980, tanto che negli anni Ottanta la popolazione ha abbandonato lo sperone collinare con il suo caratteristico borgo e si è trasferita nella pianura sottostante.
Qualcuno ha definito Apice “la Pompei del 900” perché il paese antico, completamente spopolato, appare ancora oggi una città fantasma. La costruzione del nuovo paese è stata intensa, tenace, febbrile, ma ha moltiplicato gli egoismi, le tensioni sociali ed un progressivo smarrimento etico e spirituale.
Il paese ha bisogno di riscoprire la sua identità e di moltiplicare i momenti di formazione alla legalità-solidarietà-spiritualità.
Merita un plauso sincero e cordiale la dottoressa Albanese per questa realizzazione che segna il “ritorno al Cuore della Mamma di tutte le mamme” per un nuovo cammino sui sentieri del vero amore.
La memoria storica rimanda ad un passato luminoso che oggi Apice non può tradire. Infatti nel 1222 San Francesco d’Assisi vi fondò un convento andato distrutto nel 1546 e di cui oggi si possono ammirare le rovine.
Si fa anche memoria di un miracolo di San Francesco avvenuto ad Apice. Si narra infatti che il Santo, avendo sete sollevò un sasso e vi sgorgò una fonte d’acqua limpida alla quale poté dissetarsi.
Nella desertificazione morale, avendo bruciato i valori umani e cristiani più belli, le nostre comunità inaridite dalla tristezza individualista, hanno bisogno di nuove oasi di vita dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare.
PASQUALE MARIA MAINOLFI