Aree interne e zone costiere alla pari Ambiente
Il Governatore De Luca, nel corso di una giornata di studio sul nuovo Piano paesaggistico, si è espresso veementemente contro “le idee talebane di ambientalismo” e ha voluto chiarire che “se si fa un intervento sulla fascia costiera, in area demaniale - in costiera amalfitana o in quella sorrentina - è chiaro che si compie un delitto”, promettendo l’adozione del Piano Paesaggistico della Campania entro il 2024 per poi concludere che “occorre vincere una sfida che assicuri la salvaguardia e la conservazione delle identità territoriali e paesaggistiche, ma che ne consenta anche la loro valorizzazione”.
Le dichiarazioni del Governatore ci preoccupano, non nel merito, finanche condivisibile, ma per la loro superficialità! Noi che da tempo sosteniamo che la Campania dovrebbe dotarsi di normative adeguate, per stare al passo coi tempi e senza devastare un territorio fra i più ricchi al mondo di biodiversità e di patrimonio paesaggistico e culturale, vorremmo porgli alcune domanda.
La prima: il Piano paesaggistico, sicuramente da fare al più presto, lo si vuole scrivere nei luoghi chiusi del potere, bilanciando vari interessi elettoralistici, oppure secondo le migliori pratiche in Italia e in Europa, in piena trasparenza, con l’attivazione degli strumenti partecipativi - finora assente- e quindi col concorso del tessuto associativo ed imprenditoriale, delle istituzioni e degli istituti di ricerca e cultura locali?
Lo sa il Governatore, che il Piano Paesaggistico Regionale non può prescindere dalla puntuale individuazione delle ‘aree idonee’ per le fonti di energie rinnovabili?
Il Governatore sa bene che non esistono solo le fasce costiere e che, i delitti ambientali, vengono compiuti anche nelle aree interne (vedi la condanna in giudizio di una società eolica responsabile di danno ambientale sull’area SIC “Pendici Meridionali del monte Mutria”)? Se è alla ricerca di valori ambientali inconfutabili, perché non inizia da quelli già certificati ma ignorati dal preliminare di Piano Paesaggistico Regionale? Non basta che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale abbia già individuato e perimetrato, dal 2021, tutte le valenze ambientale che rendono necessaria l’istituzione del Parco Nazionale del Matese? Perché non registriamo un suo impegno, in prima fila, per esigere l’attuazione della legge istitutiva, approvata in Parlamento fin dal 2017 ed, invece, assistiamo da anni a tergiversazioni ed equilibrismi d’incerta natura?
Ed infine, nel frattempo che il Piano Paesaggistico Regionale diventi realtà e sia applicato, perché non si avviano e rendono operativi altri strumenti, già definiti almeno dal punto di vista normativo ma a cui la Regione sembra non dare importanza o risorse? Ad esempio i Contratti di Fiume e Lago, i Piani di Gestione della rete Natura 2000, i piani dei Parchi regionali, sarebbero già degli efficaci strumenti di governo del territorio.
Ovviamente, saremmo felicissimi se di tali “domande” si facessero carico tutti gli esponenti politico ed istituzionali del Sannio. Dopo la bufera suscitata dalla sciagurata idea di mettere pale eoliche finanche a Pietrelcina, che finalmente ha acceso i riflettori sui rischi che corre il territorio, non vorremmo che “passata la festa gabbato lo Santo”.
CAMILLO CAMPOLONGO - Presidente WWF Sannio
DAVIDE IANNELLI - Presidente Italia Nostra Matese - Alto Tammaro