Il risveglio della dormiente Ambiente

Il prossimo anno ricorrerà il centenario della nascita in Italia del primo Parco Nazionale, il Gran Paradiso. Un organismo concepito per tutelare e valorizzare il patrimonio naturalistico delle aree protette, le più ricche di acqua e biodiversità, vere perle paesaggistiche del Belpaese. Nel Sannio, a distinguersi in questo delicato compito è il Parco Regionale Taburno-Camposauro, presieduto da Costantino Caturano, ispiratore della candidatura a Geoparco UNESCO della… “dormiente del Sannio”.

In passato, a causa anche di una normativa datata e mai completata, le aree protette sono state viste come “terra di nessuno”, con enti gestori poco efficaci e spesso nemmeno percepiti da comunità e stakeholders del territorio. Cosa ha significato tutto questo?

Ha generato ritardi e problemi nella governance delle politiche di protezione e valorizzazione delle aree protette. Oggi, però, i parchi e le riserve naturali, in particolare in Campania, stanno vivendo una rinnovata attenzione da parte della politica, fondamentale per soddisfare i bisogni ambientali, sociali e culturali delle nostre comunità e promuovere sviluppo locale e turismo sostenibile”.

Precisiamo: il Parco non è un ente territoriale.

Il Parco è un insieme di politiche incentrate sulla conservazione dell’ambiente, strettamente correlate tra loro e con evidenti riflessi sulla pianificazione del territorio e sulla promozione delle attività economiche”.

Nel anni si è però registrato un forte squilibrio tra obiettivi primari di conservazione della natura e sviluppo territoriale, generando progettualità a volte di dubbia necessità ed efficacia.

È vero, per questo dico che bisogna recuperare da un lato un ruolo forte dell’Ente gestore per la conservazione dell’ambiente naturale e, dall’altro, essere capaci di dialogare con le comunità locali e di proporre un modello di sostenibilità dello sviluppo, attraverso la gestione e l’orientamento delle economie locali verso forme compatibili”.

È un po’ quanto si prefigura nelle azioni del PNRR per tutelare e valorizzare i territori che ospitano le aree protette.

I Parchi possono dare una forte spinta e credibilità alle aree protette, come strumento per la sostenibilità ed il futuro: occorre consolidarli come elementi che caratterizzano il territorio e l’appartenenza stessa delle comunità al territorio. Basta con le strategie episodiche, limitate nel tempo e dannose per la stessa sopravvivenza degli enti gestori…”.

Turismo e sviluppo rurale: se ne parla tanto, ma sembrano obiettivi estemporanei, legati solo a progetti e cofinanziamenti comunitari.

Il nostro sistema istituzionale deve dimostrare di essere previdente, perché la conservazione della natura è un risultato ancora da raggiungere e per il quale sarà richiesto un impegno costante e serio. In città e in campagna, si è costruito e cementificato sfruttando tutto il territorio a disposizione. Si sono salvati solo parchi e montagne”.

E allora in che modo rendere “virtuoso” il loro mantenimento?

Partiamo da un presupposto: non può esservi un parco che si occupi di tutto fuorché della conservazione, perché la conservazione della natura resta lo scopo per cui si decide l’istituzione di un’area protetta e per il quale la collettività destina risorse e investimenti. L’obiettivo del sistema di aree protette è dunque quello di tutelare la biodiversità, favorendo forme di economia sostenibili e valorizzazione delle tradizioni locali. Detto ciò ritengo che la presenza dei parchi debba essere sempre più sostenuta non solo dalle istituzioni preposte, ma dagli stessi cittadini, consapevoli del fatto che un ambiente protetto e poco antropizzato determina una buona qualità di vita e di salute”.

Dopo la sfida quantitativa dei parchi e delle riserve, il confronto si sposta ora sulla sfida qualitativa della conservazione che gli Enti Parco portano avanti.

Il cosiddetto sostentamento degli Enti Parco va inquadrato appunto in questo scenario e non come degli enti inutili, che non portano alcun beneficio al territorio. Sicuramente un trasferimento di risorse maggiore consentirebbe ai parchi di essere maggiormente incisivi e custodi di territori bellissimi, dove tutti noi andiamo per staccare la spina, per allontanarci dai rumori, dal caos della vita frenetica e dove fauna e flora possono essere realmente “protette”. Per questo motivo ritengo che la collettività debba diventare ancora più consapevole dell’importanza delle aree protette. Da parte degli Enti gestori, invece, bisogna dimostrare che la mission istituzionale è sempre la stessa: fare le cose perbene con i soldi pubblici. Inoltre bisogna spingere la Regione Campania a dotarsi quanto prima di un piano di azione che metta in efficienza e completi quello che oggi impropriamente viene definito come sistema dei parchi, anche attraverso la costruzione di una nuova normativa sulla conservazione della natura che vada ben oltre le aree protette”.

Lei ha promosso la candidatura Unesco del Parco Regionale Taburno Camposauro per essere designato Global Geopark, per via delle sue peculiarità ambientali, turistiche, artigianali, ma anche per quelle enogastronomiche, culturali e storiche. Come sta procedendo l’iter?

Ho sempre sostenuto che un ente gestore di un’area protetta debba avere, tra le proprie finalità, anche quella di perseguire ogni iniziativa utile ad una programmazione di sviluppo possibile del parco a beneficio delle comunità locali. In questo quadro, tra le iniziative pienamente compatibili per i territori del Taburno-Camposauro s’inquadrano le azioni previste dal programma dell’UNESCO Global Geoparks che non comportano alcun vincolo ambientale e si configurano come opportunità di sviluppo per il territorio”.

Un Geoparco UNESCO opera per “aumentare la conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore della geodiversità e per promuovere le migliori pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione turistica del patrimonio geologico, secondo un concetto olistico che combina sviluppo sostenibile e comunità locali”.

Ma se tutto questo lo combiniamo con gli aspetti floristici, faunistici e culturali tipo eremi, siti archeologici, patrimonio monumentale, tradizioni, attività artigianali, aspetti eno-gastronomici presenti nell’area protetta, costruiamo un ottimo “biglietto da visita” ai fini dell’ottenimento dell’ambito riconoscimento. È un percorso complesso e articolato che prevede un’azione sinergica di geo-valorizzazione, geo-culturale e geo-naturale, con importanti ricadute in termini sociali ed economici. È nostro dovere crederci”.

Punto di forza della candidatura sono i 52 geositi individuati nel territorio del Parco dall’Unisannio, Dipartimento Scienze e Tecnologie: di questi diversi sono di carattere internazionale.

Stiamo coinvolgendo tutti gli stakeholders, pubblici e privati, per lavorare in sinergia al fine di promuovere l’effettiva e notevole valenza dell’area protetta, iniziando dagli aspetti geologici, passando per le eccellenze enogastronomiche fino ad arrivare agli aspetti storico-culturali. Credo che tale candidatura rappresenta una preziosa occasione per inserire un territorio ricco di eccellenze nel famoso circuito UNESCO. Nel 2022 presenteremo la richiesta di candidatura alla Commissione Nazionale Unesco nella ferma convinzione che il territorio ne possa ricevere un forte e positivo impulso per quel che riguarda uno sviluppo economico equo e sostenibile, con la speranza che possa contribuire al miglioramento della situazione socioeconomica locale, oltre che ad una rinnovata visibilità internazionale, fornendo altresì occasioni di cooperazione e scambio con i geoparchi mondiali”.

È a metà mandato: tracciamo un bilancio delle cose fatte per valorizzare al meglio l’area protetta e renderla attrattiva dal punto di vista turistico.

Il parco è oggi anche meta di svago, dove trascorrere vacanze ed escursioni a contatto con la natura. Non è stato affatto facile ripartire dopo un lungo commissariamento, ma è la nostra mission tutelare e valorizzare questa bellissima area protetta: il Taburno-Camposauro sta diventando una meta ricercata, in quanto offre una serie di attrazioni turistiche di grande rilievo come appunto la natura, il mangiare sano di una volta, i prodotti artigianali, i paesini arroccati nelle colline. Di conseguenza, l’Ente Parco sta obbligatoriamente svolgendo anche una funzione turistico-ricreativa”.

Non è semplice mettere insieme diversi soggetti, convincendoli a considerare il vincolo come ricchezza.

Ho provato a fare sintesi tra le posizioni dei Comuni componenti la comunità del Parco e le Associazioni operanti sul territorio, cercando una strategia aggregante e di pari dignità per tutti i territori. Grazie ad una rinnovata collaborazione e sinergia istituzionale stiamo compiendo un grande lavoro di rilancio. Posso dire con orgoglio che il Taburno-Camposauro si sta risvegliando, con la consapevolezza di essere una tra le più belle aree protette della Campania”.

State anche facendo molta promozione attraverso attività di marketing e comunicazione, con l’obiettivo di attirare turisti e amanti della montagna.

Stiamo lavorando ad un’offerta fruibile l’intero anno, diversificata in base alla stagione: deve essere questo l’elemento risolutivo per potenziare il turismo green in un’area protetta. Stiamo riqualificando ed attrezzando più di 100 km di sentieri, portando avanti un’opera di manutenzione delle aree pic-nic, allestendo ben 13 percorsi per appassionati di mountain bike. Senza tralasciare le diverse attività di tipo culturale, come i concerti in montagna, per offrire agli amanti di questi luoghi anche una nuova visione dell’area protetta”.

In conclusione, possiamo affermare che il Taburno-Camposauro è un potente mezzo per la riscoperta e il rilancio di un turismo, non solo green ma lento, emozionale, appagante?

Certamente, perché s’interseca con le mille identità locali e ben s’inserisce, senza porsi in alternativa, nei processi di globalizzazione in atto. Sono fortemente convinto del grande potenziale di cui gode la nostra area protetta e, anche in chiave turistica, l’aumento dei fruitori dimostra che la strada intrapresa è quella giusta”.

GIUSEPPE CHIUSOLO