Maggiore attenzione alle comunità energetiche ma non solo Ambiente

Realtà Sannita è uno dei pochissimi giornali che nel passato si sono soffermati sul primato del Sannio nella produzione di energie rinnovabili.

Altrove si è parlato di pale eoliche e pannelli solari quasi soltanto per denunciare il danno che essi possono procurare all’ambiente e al paesaggio.

Qualche cambiamento di approccio si comincia finalmente a intravedere, soprattutto a causa del caro-bollette e della crisi energetica europea. Oggi si parla difatti, anche in diversi comuni della provincia, di comunità energetiche, sebbene lo si faccia con qualche anno di ritardo rispetto ad altre province e regioni.

In verità anche in qualche nostro paese, già due anni fa, invano tentammo di parlare di Comunità Energetiche. Lo facemmo, tra l’altro, a Molinara, quando illustrammo un progetto che si stava attuando in un comune del Foggiano, e dibattemmo il tema delle “fonti rinnovabili come opportunità per le comunità energetiche locali”.

In quell’occasione presentammo un libro sull’argomento, provocando un certo interesse tra i partecipanti. Lanciammo significativi appelli, soprattutto al Consiglio regionale, da poco rieletto, chiedendo espressamente il riconoscimento di un “distretto energetico del Fortore”, visto che su quei monti sanniti sono state installate più di 500 pale eoliche che producono una quantità di energia elettrica sufficiente a soddisfare l’intera città di Napoli.

Noi oggi parliamo con comprensibile entusiasmo di comunità energetica - lo abbiamo fatto anche giorni fa in un convegno promosso dalla Fondazione di Comunità e dall’UniSannio - ma forse non teniamo conto che, con pari entusiasmo dovremmo parlare delle opportunità derivanti da quella grandiosa produzione di energia eolica che si ricava nel Fortore ed in altre aree appenniniche del Sannio. Se ne dovrebbe parlare a livello scientifico-universitario, oltre che negli Organismi politici ed amministrativi provinciali e regionali.

Dovremmo pure chiederci come mai nel nostro Consiglio regionale ancora non si discute di una legge per le Comunità energetiche, legge regionale che la Puglia ha approvato già tre anni fa.

Si dovrebbe inoltre riflettere sul dato inconfutabile che non siamo più una provincia effettivamente povera, ma soltanto un territorio impoverito dal fatto che una ricchezza, come l’energia rinnovabile, qui estratta, ci viene automaticamente sottratta senz’alcuna compensazione o risarcimento.

Negli anni decorsi pochi di noi hanno avuto la testardaggine di insistere sull’eolico sostenibile, ossia correttamente gestito nel rispetto non solo dell’estetica del paesaggio ma anche dell’economia del territorio. Un’economia che nella nostra provincia è costituita, ormai per l’80%, proprio dalle risorse energetiche: economia energetica, che qui nasce ma solo altrove va a creare ricchezza.

Oggi è indubbiamente importante impegnarsi per la promozione di Comunità energetiche, senza trascurare però che il primo impegno non può essere che quello di ottenere per le comunità locali giusti e costanti ricavi dall’insediamento di parchi eolici, ed anche dalle superfici di pannelli solari.

Un innovativo, quasi rivoluzionario, provvedimento è stato recentemente assunto dalla Regione Basilicata con un’apposita legge che stabilisce l’azzeramento del costo vivo del gas per le famiglie, proprio a fronte del fatto che quel gas viene estratto in quel territorio.

Tutto questo in Basilicata, mentre la Regione Campania fa finta di non accorgersi che lungo l’Appennino Sannita-Irpino si produce circa il 20% dell’energia rinnovabile italiana.

Perciò, la più impegnativa battaglia d’ora in avanti, dovrà essere quella di trattenere in loco una congrua parte dei ricavi dell’eolico, ed al tempo stesso regolamentare l’installazione di superfici di pannelli solari, oltre che sui tetti anche lungo i suoli agricoli, purchè in modo non invasivo ma nel rispetto della primaria naturale destinazione produttiva di quei suoli. Cioè, il fotovoltaico installato nello spazio agricolo non deve modificare la classificazione catastale di quei terreni. Pertanto occorre fare dell’agrivoltaico un fecondo comparto della primaria produzione aziendale secondo i criteri e la logica dell’agricoltura multifunzionale.

Quindi maggiore attenzione alle Comunità energetiche, ma non solo.

ROBERTO COSTANZO