Oasi del WWF, i luoghi ideali per riconciliarsi con la natura Ambiente
Il Sannio è con l’Irpinia il volto green della Campania; eppure nella Provincia di Benevento esistono solo due Oasi del WWF, aree di particolare pregio ambientale che insegnano i valori del paesaggio e i meccanismi naturali della Terra. Esercizio che fa benissimo sia agli umani, sia al territorio.
L’Oasi WWF del Parco Regionale del Partenio nel Comune di Pannarano si chiama ‘montagna di sopra’. Una zona fino a 1500 metri di altezza per 312 ettari di estensione, ideale per gli amanti del trekking a cui piace attraversare faggeti con le radici immerse negli agrifogli. E’ molto amata anche da uccelli come poiane, corvi imperiali, falchi pellegrini, gufi. E’ un posto sicuro per volpi, martore, tassi; mentre i torrenti incontaminati accolgono anfibi e salamandre pezzate. Perché un’oasi del WWF è il posto giusto per chi ha fatto pace con la Natura; l’attività di escursionismo al suo interno stimola soprattutto la conoscenza e l’amore verso il proprio territorio, uno dei capisaldi del World Wide Fund for Nature fondato nel 1961 in Svizzera.
La seconda Oasi del WWF sannita è quella del lago di Campolattaro, nei comuni di Campolattaro e Morcone. In realtà è una diga formata dalle acque del fiume Tammaro alimentato da ben 22 affluenti. Si tratta di uno ‘strano’ caso di trasformazione del territorio: progettata a metà degli anni settanta con i fondi della vecchia Cassa per lo Sviluppo del Mezzogiorno, il “Progetto Speciale n°29/20 – Serbatoio sul Fiume Tammaro”serviva ad irrigare le aree sannite adiacenti a forte vocazione agricola. Un’opera profetica: in tempi di cambiamenti climatici, infatti, il surriscaldamento del Pianeta comporta molti disagi in campo idrico. Le trasformazioni del paesaggio sono state notevoli: piccoli nuclei abitati cancellati, letto del fiume deviato, foreste ripariali quasi tutte rase al suolo.
La Diga è entrata in funzione nell’aprile del 2006 ma la zona è afflitta da un movimento franoso sul versante destro della stessa che ha impedito di costruire le ultime opere di adduzione. L’Oasi è proprio nei pressi del lago, ricca di salici, pioppi e ontani. Intorno si estendono boschi di cerri e roverelle, aceri, ornielli, sorbi e carpini. Il paesaggio rurale offre oliveti e siepi naturali di biancospino, prugnolo, ligustro e olmo. La flora selvatica ginestre, narcisi, viole, pratoline e orchidee.
Oggi il lago di Campolattaro troneggia con le sue placide acque fermissime e azzurre in questo scenario verdeggiante, in cui spiccano borghi di fondazione sannita o medievale. Tutt’intorno un bel fermento vitale con decine di specie faunistiche ed avifaunistiche. L’ecosistema nato intorno alla diga è così prezioso da essere stato inserito dalla Commissione Europea nella Rete Natura 2000 come Area SIC (Sito di interesse comunitario IT8020001) “Alta Valle del Fiume Tammaro”; e come Area Zps (Zona di protezione speciale ZPSIT8020015) “Invaso del Tammaro“.
Un incredibile biglietto da visita per Campolattaro! L’area si estende su 1000 ettari di terreno ed è crocevia delle migrazioni di decine di specie volatili in primavera e in autunno. Nel cielo si ammirano stormi di gru, anatre, spatole, cicogne, falchi di palude, falchi cuculi, che sostano per riposare e cibarsi nel cammino da e verso i Paesi africani. Nell’Oasi fanno il nido lo svasso maggiore, il tuffetto, gli aironi cenerini; lungo le sponde del lago vivono anatre di varie specie. Nell’aria si sentono i richiami di rondini, fringuelli e picchi.
Ovvio che all’interno dell’Oasi ci sia una zona dotata di due punti per l’osservazione avifaunistica, riservata a tutti coloro che amano il loro habitat. Ma anche a coloro che non lo conoscono, potendo sempre recuperare. A questo scopo nel 2021 l’Associazione WWF Sannio che gestisce l’Oasi di Campolattaro e l’Azienda Speciale ASEA che gestisce la diga, hanno ottenuto un finanziamento di circa 400mila euro per il progetto ‘Miglioramenti dell’efficienza ecologica e della biodiversità degli ecosistemi forestali nel sito Natura 2000 IT8020015 Invaso del Fiume Tammaro’ nell’ambio della misura 8.5.1 del Programma di Sviluppo Rurale Campania 2014-2020.
Riguardava un tratto di un chilometro e mezzo all’ingresso della diga per garantire la sicurezza dei disabili; ma anche per curare gli alberi, valorizzando quelli monumentali. Aggiungendo piante autoctone lungo le sponde del lago che bloccassero le terre del fondale durante innalzamento e abbassamento delle acque.
Cantiere avviato in era Covid con tutte le difficoltà del caso, che oggi mostra ancora le sue recinzioni. Altri progetti nel frattempo sono nati: la Delibera del Presidente della Provincia di Benevento n. 74 del 15 aprile 2019 ha fatto partire l’Intesa tra la Provincia di Benevento e la Società Acqua Campania SpA, concessionaria della Regione Campania, per la adduzione alle reti degli acquedotti regionali. Ma solo il 28 settembre 2023 l’Ufficio Grandi Opere della Regione Campania ha affidato la progettazione per le opere necessarie a supportare un deficit di risorse idriche su scala regionale di circa 9.700 litri al secondo nella stagione estiva. Il placido lago sannita regalerebbe agli utenti 85 milioni di metri cubi delle sue acque in parte per bere, in parte per irrigare.
Serve perciò un potabilizzatore localizzato nel comune di Ponte da dove partirebbero 6500 litri d’acqua per i comuni dell’Alto Fortore. Il progetto prevede la costruzione entro il 2026 della Galleria di derivazione lunga 7 chilometri; dell’ Impianto di potabilizzazione e idroelettrico e delle Reti adduttrici e di distribuzione irriguo e potabile. Proposito che segue una intenzione precedente, accolta nel PUC di Campolattaro nel 2020. In questo documento si vuole conservare lo stato di naturalità generale dell’Oasi, ricorrendo ad un Piano di Gestione per la tutela e la valorizzazione dei sistemi ambientali del lago. Garantendo attraverso l’adozione di opportune misure amministrative, contrattuali e regolamentari di gestione, il mantenimento e/o il ripristino degli equilibri ecologici che caratterizzano gli habitat e che sottendono alla loro conservazione. Il raggiungimento di tale obiettivo di conservazione rende necessario in particolare conciliare le attività umane che influiscono direttamente e indirettamente sullo status di specie e habitat presenti nell’oasi con la loro conservazione.
A tutto questo ‘movimento’ si aggiunge il progetto contenuto nel programma triennale delle opere pubbliche 2024/2026 del Comune, per i quali vengono richiesti 4.500.000 Euro di fondi PNRR M2C4 2.2, di una pista ciclabile circostante l’invaso della diga. Ricordando, a proposito di tutto questo fervore progettuale, che il Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino per l’Assetto Idrogeologico parla chiaramente di fenomeni di instabilità per quanto concerne il territorio di Campolattaro che risulta interessato sia da fenomeni franosi, sia da quelli alluvionali.
In questo turbinìo creativo forse sarebbe meglio fare come il lago: stare fermi in silenzio accettando il ritmo della Natura.
ROSANNA BISCARDI