Vino o petrolio? Ambiente

Nel tempo della giovinezza scendevo lungo il tratturo che da Santa Croce porta a Sepino. Incontrai un vecchio contadino munito di un ramo a forcella. Era un rabdomante, cercava una vena d'acqua dove scavare il pozzo. Più tardi, mentre la forcella vibrava, mi disse: “Sotto, molto sotto, c’è un mare di petrolio”.

In quel tempo lontano il Sannio era ancora una terra magica ed arcaica, dove potevi lasciare la chiave nella toppa. Nei paesi, dispersi tra Benevento e Campobasso, trovavi il guaritore, la strega, il mago, l’incantatore di serpenti, l’uomo che ti rimetteva a posto l’osso rotto.

Il giovane cronista Aldo Gambatesa si arrampicò lungo strade di terra battuta e ne diede una testimonianza. Anni prima un misterioso sensitivo, armato di pendolino, aveva percorso le terre del Fortore. L’uomo, chiamato il “Burchio”, era convinto della presenza di idrocarburi e vari minerali.

Il 10 marzo 1936, nell’Ufficio del registro di Santa Maria Capua Vetere, unitamente a dei proprietari terrieri, chiese una licenza di ricerca. Non se ne fece nulla per mancanza di mezzi e i successivi eventi bellici. Nel dopoguerra una grande società italiana iniziò le ricerche lungo l’Appennino meridionale, sia pure con perforazioni che non scendevano oltre i mille metri.

Nel dicembre 1970 si videro le trivelle risalire sporche di petrolio nel territorio di Colle Sannita. Ne diede notizia, in tono solenne, “Il Mattino”: “Quando erano ormai svanite le speranze e ci si apprestava a tappare le sonde e a chiudere il cantiere un poderoso getto di morchia nerastra ha fatto gridare al miracolo”.

L’entusiasmo fu generale ma anche la paura che il petrolio fosse trasferito in altre regioni. Era stata “deviata” verso Avellino l’autostrada. Nel 1967, sulle sponde del Calore era sparita la famosa cartiera canadese Soavex, che doveva offrire a Ponte Valentino, 300 posti di lavoro.

Ci rubano anche il petrolio” fu la paura generale, partirono appelli e interrogazioni parlamentari. Si chiedevano nuovi pozzi, una raffineria, fabbriche per lavorare i sottoprodotti. La Montecatini gelò gli entusiasmi, poca la quantità estratta e di bassa qualità. E la nostra provincia si salvò da un sicuro inquinamento e non fece la fine della Val d’Agri.

In politica si scontravano due correnti democristiane sul rilancio economico, scriveva “Il Corriere della Sera: “Nel Sud che arretra il Fortore è l’epicentro della depressione meridionale”. Poi, nel 1981, con nuove tecnologie, l’Agip scavò il pozzo Benevento 3, attivo fino al 1989 quando fu dichiarato esaurito. Aveva prodotto più di 100 metri cubi al giorno di grande qualità ma non creato nulla di permanente sul territorio.

Adesso, fin dal 2012, nuove società, con il consenso dell’attuale legislazione e informando correttamente sugli aspetti tecnici gli enti interessati, vorrebbero approfondire le ricerche.

La Regione Campania ha dato il permesso di “ricerca” ma non di “estrazione” (attenzione ai due vocaboli).

C’e’ da chiedersi con quali sistemi si effettueranno le ricerche e se poi, trovato un grosso giacimento, non sarà il Governo centrale a decidere. E’ impensabile che si utilizzino soldi solo per sapere cosa esiste nel sottosuolo. Tutti gli enti delle province di Avellino, Benevento, Campobasso, spaventati dai problemi verificatisi in Basilicata, hanno detto di no a qualunque tipo di attività Si preferisce puntare sull’agricoltura, sul turismo, sulla piccola industria.

Lo ha ribadito il sindaco di Pietrelcina, Mimmo Masone, che ha ammonito a non fare confusione nel difendere l’integrità della provincia. Il sistema moda “sannita” ha esportato prodotti per 7 milioni di euro, ugualmente positivo il settore vitivinicolo, all’Expo di Milano è prevedibile un forte rilancio di tutta la produzione locale. Le società petrolifere, che per la verità hanno fornito tutti i piani tecnici, nonostante il crollo dei prezzi petroliferi, come è un loro diritto, sembra che andranno avanti. Come finirà? Tra Teramo ed Ascoli, tre piccoli comuni, dove si produce il Montepulciano d’Abruzzo, sono in guerra contro le trivelle e il Ministero dello Sviluppo e si rischia di finire alla Corte Costituzionale. Chi la spunterà nel Sannio? L’Aglianico o il petrolio?

GABRIELE DE LUCA

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