Zaccaria Spina: ''Le Comunità Montane elementi preziosi per le Amministrazioni comunali in affanno'' Ambiente
‘Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità’ scrive Henry David Thoreau in Walden; l’esplorazione dei boschi della provincia beneventana promette altrettanto, a patto di riuscire a preservarli dalle criticità sparse sul territorio. Incendi, dissesti, smottamenti e scarsa irreggimentazione delle acque sono fenomeni naturali che andrebbero gestiti con mezzi adeguati e soprattutto sfruttando una collaborazione ad ampio raggio tra le Comunità Montane i Comuni e l’Amministrazione regionale. A fine novembre il Consiglio Regionale campano ha approvato la modifica alla Legge Regionale n.11 del 1996 in materia di economia, bonifica montana e difesa del suolo, consentendo di stabilizzare la condizione contrattuale di circa 1300 operai in servizio presso le Comunità Montane e le Amministrazioni Provinciali, assunti con contratto a tempo determinato. Notizia importante per la provincia di Benevento, all’interno della quale il patrimonio naturale è affidato alla gestione di quattro Comunità Montane: quelle del Titerno, del Taburno, del Partenio e del Fortore. Secondo Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura, l’adozione del provvedimento rafforza il sistema di prevenzione del dissesto idrogeologico dei territori coinvolti, migliorando la sua sicurezza e la sua gestione.
“Con questa norma si rimuovono dei paletti giuridici che di fatto bloccavano le assunzioni - spiega Zaccaria Spina alla guida della comunità Montana del Fortore istituita nel 1994 -. Avremo la possibilità di stabilizzare i lavoratori a tempo determinato che da svariati anni sono in servizio presso le Comunità e la Provincia. Nel Fortore abbiamo poco più di 40 di operai precari che potremo assumere a tempo indeterminato”.
Si avranno anche nuove assunzioni a queste condizioni?
Su questo sono intervenuto, avendo accolto con favore la norma, votata quasi all’unanimità, che ritengo un importante passo avanti. La stessa, infatti, permette la trasformazione del contratto, ma di fatto non permette nuove assunzioni, delle quali avremmo molto bisogno. Il numero degli operai forestali si è assottigliato negli anni a causa dei pensionamenti, per cui oggi ci troviamo con manodopera ridotta rispetto al passato
Che mansioni hanno gli operai forestali?
Gli operai idraulico-forestali realizzano ogni anno i progetti approvati che riguardano attività e opere a difesa del territorio: interventi su dissesti nel bosco e nel sottobosco, sui versanti in frana; interventi di rimboschimento. Abbiamo cantieri in tutti i 14 Comuni coinvolti; dato l’assottigliamento del loro numero col tempo, la prima ripercussione ha colpito il fattore sociale ed economico, generando poi difficoltà di realizzazione dei progetti
Qual è la zona della comunità montana che richiede più progetti?
In tutti i Comuni c’è bisogno di forestazione, che non riusciamo a proseguire proprio per la mancanza di fondi e di un numero sufficiente di personale
Le criticità più frequenti quali sono?
Le criticità sono diverse anno per anno; una delle competenze che abbiamo è il contrasto agli incendi boschivi: in base alla tendenza e all’azione di prevenzione possono esserci anche anni particolarmente impegnativi su questo fronte. Similmente, nella stagione invernale spesso veniamo a conoscenza di smottamenti per i quali ci sarebbe bisogno di una prevenzione più capillare e incisiva, anche con la realizzazione di opere che richiedono fondi oltre la remunerazione degli operai
La Comunità Montana del Fortore prende il nome dal flumen portuosum Fertor citato da Plinio il Vecchio presso la cui foce, localizzata in Puglia, ritrovamenti archeologici confermano la presenza dello scalo commerciale di Teanum Apulum, indicando che nell'antichità fosse per un tratto navigabile. E’ un fiume noto per la sua estrema torrenzialità, passando nel giro di poche ore dal regime di magra a quello di piena, dato dalle forti pendenze dei declivi nei vasti tratti montani del bacino. L’Ente montano del Fortore beneventano comprende le comunità di Apice, Baselice, Buonalbergo, Castelfranco in Miscano, Castelvetere in Val Fortore, Foiano di Val Fortore, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Paduli, San Bartolomeo in Galdo, San Giorgio la Molara, San Marco dei Cavoti e Sant’Arcangelo Trimonte. Tutti dotati di un patrimonio idrico e boschivo di enorme valore, al quale si aggiunge in molti casi quello paesaggistico e storico-architettonico, dato da strutture conventuali o chiese rupestri.
Per esempio, ad Apice il Registro degli Alberi Monumentali ha segnalato circa venti esemplari di Pino Domestico da tutelare, mentre nei boschi locali si trova la cosiddetta fonte di San Francesco che la leggenda vuole scoperta dal santo presso l’eremo di Santa Maria dell’Oliva.
Il bosco di Castelfranco in Miscano, a circa 800 metri di altezza, è addirittura designato Zona Speciale di Conservazione della regione biogeografica mediterranea con Decreto del 21 maggio 2019, proposto alla Commissione europea quale Sito di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 92/43/CEE nel 1995. Si tratta di circa 900 ettari nel territorio comunale con zone agricole confinanti con un’area boschiva verso nord, in continuità territoriale con il Sito Natura 2000 Monte Cornacchia - Bosco Faeto in territorio pugliese. Il bosco di Castelfranco in Miscano è la casa di varie specie di uccelli, che scelgono alberi di grandi dimensioni, come il picchio rosso maggiore, il picchio muratore e il rampichino comune. Ma accoglie anche rapaci diurni come il nibbio reale, la poiana, il gheppio.
A Montedoro, Comune di San Marco dei Cavoti, sono state recuperate qualche anno fa due esemplari di Quercus pubescens dal fusto di ampiezza maggiore di 4 metri e altezza media di 15 metri. Vivono in questi boschi da più di cento anni e sono diventate per la piccola contrada un valore culturale e sociale da difendere. Si aggiungono nello stesso paese le aree naturali dei boschi di Zenna, Toppo e Santa Barbara. Qui si percorre la via dei tre boschetti, abbellita da una chiesetta rurale. Sono solo alcuni esempi di un patrimonio che va ben oltre il valore naturale. ‘Vivere con saggezza e profondità’ alla Thoreau non implica solo scoprire i boschi; ma anche gestirli in modo sapiente.
“Le Comunità Montane potrebbero essere elementi preziosi per le Amministrazioni comunali in affanno - continua Zaccaria Spina -. Lo abbiamo sottolineato anche durante una ricorrenza particolare, il cinquantesimo anniversario dell’istituzione delle CM campane. Parallelamente al depotenziamento dell’Ente abbiamo assistito ad un indebolimento del tessuto territoriale e ad un aumento della fragilità sociale, sia economica sia infrastrutturale; ciò dimostra che si tratta di un Ente importantissimo, intermedio tra Comune e Provincia, che può svolgere funzioni in sinergia, date le molte competenze. Una riflessione che dovrebbe fare l’organo che legifera pensando di rimodulare ruoli e competenze oltre alla perimetrazione”.
Quando è cominciata la decadenza del ruolo delle Comunità Montane?
Siamo figli e vittime della Spending Review: in quegli anni si correva al risparmio e la mannaia si è abbattuta sui piccoli comuni e sulle Comunità Montane. La legge del 2008 ridusse di molto il numero delle comunità montane, che in alcune regioni non esistono più. In Campania passarono da 27 a 20, si tagliarono i fondi assicurando solo quelli per il mantenimento dell’Ente, determinando conseguenze negative.
Che tipo di supporto riceve un Comune dalla Comunità Montana?
Supporti di vario tipo: siamo qualificati dall’ANAC come stazione appaltante, disponibili a supportare i comuni nelle gare d’Appalto; facciamo formazione in settori specifici; siamo riconosciuti area SNAI.
Un invito a non perdersi nei boschi della provincia beneventana, riflettendo sul modo più saggio di tutelarli.
ROSANNA BISCARDI