Impennata di nuovi casi di infezione da Covid-19 Cronaca

Responsabilità. Quella responsabilità individuale che era stata richiesta per cercare di porre un argine all’impennata di nuovi casi di infezione da Covid-19. Lo tsunami sanitario lo si attendeva per l’autunno e non certo in piena estate con temperature prossime ai quaranta gradi. Almeno così c’era stato ripetuto fino a ieri. Si è egoisti infischiandosene del prossimo, dei cosiddetti fragili e degli anziani. Categorie che andrebbero protette. E invece, stante la dichiarazione di Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), il 30 per cento delle persone che hanno sintomatologia sospetta riconducibile al Covid chiedono ai medici di famiglia terapie, ma si rifiutano di fare il tampone in farmacia, in ambulatorio medico o in strutture pubbliche per non essere costretti all’isolamento in caso di positività. Questo ovviamente fa “correre” il virus, in particolare con la contagiosità delle varianti Omicron.

Ormai si fa fatica a stare dietro pure all’indice Rt di trasmissibilità del Covid-19 che aumenta giorno dopo giorno e a tutte le curve della pandemia che registrano un incremento secondo il report settimanale condotto da Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della salute. Nessuna Regione è classificata a rischio basso e al momento in cui scriviamo la regione con più casi è la Campania (+12.814) seguita da Lombardia (+12.646), Lazio (+9.808), Veneto (+9.214), Sicilia (+8.584) e Puglia (+8.251).

L’abbandono delle restrizioni è stato secondo alcuni scienziati un errore, secondo altri il virus deve circolare liberamente. Secondo il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, «non bisogna prendere sotto gamba questo virus, anzi, bisogna muoversi con attenzione proteggendo i più deboli. Omicron Ba5 è molto trasmissibile e per esempio è in grado di reinfettare chi ha già contratto il virus, e se colpisce i fragili e gli anziani comporta rischi importanti, di ricovero e mortalità».

Dello stesso parere Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, «in questa situazione epidemiologica non mi sembra il caso di lasciar correre il virus, numeri così elevati di casi fortunatamente, grazie ai vaccini, non si traducono in un impatto sulla salute dei contagiati, come succedeva con le altre ondate. Omicron ha ridotta capacità di dare patologia polmonare grave. Ridotta non vuol dire assente. Smettiamo di minimizzare i rischi comparando l’infezione a quella di un virus influenzale. È profondamente sbagliato».

Di parere diametralmente opposto Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, secondo il quale «il virus deve poter circolare in quanto a zero non arriveremo mai», e Pierluigi Viale, direttore di malattie infettive al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, che ritiene «il virus ormai indebolito e quindi lasciato libero di circolare per evitare sovraccarichi futuri degli ospedali».

Intanto le Regioni sono pronte a riaprire i centri vaccinali e dopo il parere favorevole dell’Ema si attende il via libera da parte dell’Aifa e del ministero della salute al lavoro per aprire agli over 60, oltre che ai fragili e agli operatori sanitari, la campagna vaccinale per la quarta dose. Si attende la circolare che verrà inviata alle Regioni che potranno organizzarsi autonomamente.

Campania, Calabria, Basilicata, Piemonte, Friuli e Lazio sono già pronte per gestire questa eventualità. Il sistema sanitario si affiderà inoltre ai medici di base e alle farmacie. Si dovrebbe iniziare con 1500-2000 vaccini al giorno, per poi in autunno aumentare considerevolmente di numero con l’arrivo dei vaccini aggiornati.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it