67 fallimenti in sei mesi Economia

L’arrivo al Tribunale di Benevento del dottor Michele Monteleone - Presidente della Sezione Civile, Giudice Delegato della Sezione Fallimentare - è coinciso con la modernizzazione del suo Ufficio, fondamentale nella vita economica della nostra realtà. L’abbiamo intervistato a margine dell’incontro tenutosi in Camera di Commercio in occasione della “X Giornata dell’Economia”, dove sono stati passati ai raggi x i dati dell’economia provinciale. «L'anima del Giudice delegato, che sul territorio gestisce l'economia sotto un profilo patologico, è quella di affrontare e di arrivare ad una dichiarazione di fallimento solo quando effettivamente lo stato d’insolvenza dell’impresa è irreversibile; ma fin quando c'è da salvare qualcosa, bisogna lottare, rimanendo –diciamo così- aggrappati alla scogliera per non cadere giù in mare. Perché il mare, è molto agitato».

Dottor Monteleone, i dati presentati confermano che l’economia sannita non vive un buon momento; i numeri ci dicono che la crisi è davvero grave.

«La realtà di Benevento presenta questo trend: fallimenti dichiarati nell'anno 2008, 13; fallimenti dichiarati nell'anno 2009, 15; fallimenti dichiarati nell'anno 2010, 9; per arrivare poi, nel 2011, a 74 fallimenti. Dal 1° gennaio di quest'anno ad oggi, siamo a 37 fallimenti già dichiarati, nei primi quattro mesi; ma dal 1 ottobre 2011 al 30 aprile di quest’anno, quindi sei mesi, sono stati dichiarati 67 fallimenti, di cui 34 contumaciali ( in cui l’imprenditore non costituendosi in giudizio preferisce non difendersi), 33 in contraddittorio ( laddove per contro l’imprenditore si costituisce per cercare di evitare la dichiarazione di fallimento). Di questi fallimenti, solo 4 sono di ditte individuali, 5 sono di società di persone ( con garanzia patrimoniale personale) e ben 58 sono società di capitali».

Quindi anche qui da noi a fallire sono soprattutto Srl o SpA.

«Da questo punto di vista, il trend di Benevento è perfettamente conforme a quello nazionale: a fallire è quasi sempre una Società di capitali, Srl o SpA, dove l'imprenditore rischia nei limiti del conferimento, grazie allo schermo che gli fornisce la Società di capitali quale persona giuridica».

Uno strumento previsto dalla nuova legislazione per la continuità della gestione d'impresa è il concordato preventivo: a Benevento ce ne sono?

«Ad oggi, nell’anno 2012, non è stato depositato nessun concordato preventivo, nonostante sia il principale strumento di gestione della crisi, insieme agli accordi di ristrutturazione e ai piani attestati di risanamento. Allora occorre interrogarsi su questo: perché, se c'è questo quadro di crisi, gli imprenditori sono silenti? Nell'ambito dello spirito di collaborazione che sempre ci deve essere, è giusto che si sappia che il Tribunale è pronto a tutelare e a gestire quello che “di buono ancora c'è nel tessuto economico e sociale di questa realtà”. Quindi il ricorso al concordato preventivo, con funzione liquidatoria o propulsiva, in continuazione aziendale, appare il principale strumento di salvaguardia dell’impresa che deve continuare ad operare nel territorio, a prescindere dalla figura dell’imprenditore, e questo proprio per tentare di salvare il valore economico della realtà in cui noi viviamo».

Ma come ha trovato la nostra realtà? Secondo Lei l’economia sannita riuscirà a superare questo momento buio?

«Economicamente, questa è una realtà affetta da ciò che io benevolmente definisco orpore: questa è una realtà che deve uscire dal “letargo” e confrontarsi con la propria crisi, rimboccarsi le maniche e ripartire. Io posso solo interpretare i dati esegetici, normativi, per cercare di applicarli sul nostro territorio. In più circostanze ho avuto modo di riferire ai professionisti di essere pronto a recepire qualunque tipo di attività di confronto per cercare di dare slancio al procedimento di gestione della crisi d’impresa su questo territorio».

Un ruolo fondamentale nella gestione della crisi d’impresa il legislatore lo ha assegnato alle banche; eppure, tutti sottolineano che le banche “hanno chiuso i rubinetti del credito”.

«Il 182 quater L.F., ovvero la quinta Riforma fallimentare in ordine cronologico, del settembre 2010, ha introdotto (ma a Benevento si è visto poco) la figura della prededucibilità dei finanziamenti erogati alle imprese in crisi; vuol dire che, in caso di successivo fallimento o in ogni caso in corso di esecuzione della procedura, i primi ad essere pagati, sono coloro che erogano la nuova finanza: cioè gli istituti di credito. Quindi tutta la nuova finanza erogata dalle banche all'imprenditore in crisi, è prededucibile ai sensi dell'articolo in commento. Ma dai dati della ricerca abbiamo anche visto che in provincia di Benevento, il ricorso al finanziamento medio, è pari ad 1/4 di quello nazionale, cioè 43.000,00 euro circa; e un imprenditore in crisi, con 43mila euro, non può fare assolutamente nulla, attesa l’esiguità della somma erogata utile, forse, solo alla gestione corrente dell’impresa . A mio parere, se non crescerà la cultura del confronto in una ideale triangolazione tra imprenditore/professionista/istituto di credito, il territorio continuerà a soffrire».

Lei ha poi aggiunto che la triangolazione può diventare un quadrilatero se si sa che, nel Tribunale di Benevento, c'è un Collegio pronto a dare una mano “all'imprenditore sfortunato, ma onesto”.

«A noi tocca verificare e monitorare da che lato sta la verità. È la funzione del giudice cercare, nel suo prudente apprezzamento, sempre la verità: il giudice dell'economia, la verità la deve ricercare nella “serietà imprenditoriale”. Occorre capire, quindi, se l'imprenditore che si ha di fronte, insieme al suo professionista “attentatore fidefacente” merita fiducia. In questo caso, si è pronti a concedergliela. Nel momento in cui l’imprenditore chiederà la fiducia, nel momento in cui il professionista lo consiglierà, tempestivamente, di fare ricorso al credito; ma soprattutto nel momento in cui, entrambi, andando insieme in banca, otterranno la erogazione di una finanza che gli consentirà di proseguire l'attività gestionale della propria azienda per mantenere quei livelli occupazionali e per non finire al di sotto di quella soglia minima che oramai vede la provincia di Benevento troppo in ritardo, solo allora quella ideale triangolazione si sarà conclusa».

Rispetto al suo arrivo a Benevento, l’Ufficio che dirige ha introdotto diverse innovazioni, alcune molte apprezzate.

«È in corso la informatizzazione delle Cancellerie, in particolare quelle dei settori dell’esecuzione e dei fallimenti, mediante la digitalizzazione di tutti i fascicoli processuali e la creazione di un servizio on-line per il collegamento in rete accessibile a tutti i professionisti i quali, dal proprio studio, potranno accedere alle banche dati disponibili e verificare quali sono le vendite, chi sono i professionisti nominati, come agiscono, qual è la tempistica dei fallimenti; è stata creata una mailing-list interna finalizzata alla omogeneizzazione delle prassi giurisprudenziali per favorire il confronto tra tutti i giudici della sezione civile; è in via di perfezionamento la home-page del Tribunale con l’istituzione di appositi link per migliorarne la fruibilità da parte dell’utenza; abbiamo dato il via ad un progetto con la Camera di Commercio per il collegamento telematico tra i due uffici a beneficio dell’utenza in genere oltre che dei professionisti interessati; è in via di emanazione da parte del Presidente del Tribunale, previa intesa con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, il Protocollo delle udienze civili, importante e decisivo strumento per la corretta gestione e definizione delle cause civili. Tutte queste attività sicuramente contribuiranno a creare nuovo entusiasmo agli operatori del diritto e fiducia tra i fruitori del servizio».

Quindi il messaggio è di avere fiducia nel sistema, perché tutti insieme possiamo uscire rafforzati da questa situazione difficile.

«Il giudice non può far nulla se non ha intorno a sé una “squadra di professionisti” che agiscano serenamente e professionalmente sul territorio fiancheggiando l’imprenditore. È bene che si sappia che il Tribunale fallimentare non ha alcun tipo di preconcetti: i giudici ad esso assegnanti sono controllori della legalità. Nell'ambito di questo controllo di legalità, è giusto che “tutto quello che c’è di buono e vitale”, in questo momento di crisi profondissima venga salvaguardato e protetto, perché possa ripartire e rinascere. In definitiva ognuno deve spingere, decisamente e fermamente, nell'ambito delle rispettive competenze, per quanto può e per quanto deve».

GIUSEPPE CHIUSOLO 

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