16 Giugno 2002: Padre Pio è santo Enti
Padre Pio è santo
Nostri servizi da Piazza San Pietro, Piana Romana e dal treno blu in viaggio con i pietrelcinesi verso Roma
Metropolitana strapiena fin dall’alba, autobus potenziati portano in centro i pellegrini scesi dai circa tremila pulman giunti sulle aree di sosta a Cinecittà, al Flaminio, a Ponte Mammolo, alla stazione Tiburtina. Così inizia l’omaggio popolare nel grande giorno della canonizzazione di Padre Pio da Pietrelcina.
Ore 8.00: le strade intorno all’isola pedonale di S. Pietro sono già sbarrate, sorvegliate da ingenti forze di Polizia, di Carabinieri, di volontari della Protezione Civile. La piazza è già strapiena, non si passa, a nulla servono i biglietti di accesso distribuiti abbondantemente nei giorni precedenti.
La gente cerca varchi impossibili. I giornalisti accreditati, numerosi e agguerriti con macchine fotografiche, cavalletti, borsoni, computer portatili, fanno infinite evoluzioni per riuscire a raggiungere la loro postazione sulla loggia di Carlomagno, sulla sinistra della Basilica, al culmine di una scala a chiocciola vertiginosa, accolti da una garbata suora che dirige la Sala Stampa. Al di sotto un mare di cappellini bianchi o gialli distribuiti gratuitamente dagli organizzatori per permettere ai pellegrini di difendersi dal sole cocente.
Anche in testa agli ammalati in fila guidati dall’Unitalsi di Benevento. Numerosi gli ombrellini che costellano la piazza a rinforzo della difesa. E quando i cardinali in pompa magna si allineano sul sagrato alla sinistra dell’ altare, anch’essi aprono un incredibile ombrellino a spicchi bianchi e gialli, i colori papali. Sono imitati dalle personalità civili, politiche e militari schierate dal lato opposto, solo che il loro ombrello è nero come l’abito di circostanza delle consorti.
Un gran daffare per il maestro delle cerimonie che si affanna ad accompagnare i sopravvenuti al loro posto.
Ore 9.00: inizia la preghiera di preparazione e il vocio si attenua. Vengono esaltati momenti della vita di Padre Pio e le virtù spirituali che aveva coltivato. Si leggono passi significativi dei suoi scritti.
Ore 9, 55: mentre i vescovi escono solennemente dalla basilica, un grande applauso segnala l’ingresso del Papa che, proveniente dai palazzi vaticani, attraversa la piazza assiso curiosamente su una poltroncina da salotto sistemata sulla sua jeep, per giungere lentamente accanto all’altare dove è pronto il trono su cui siede. Scende prima la poltroncina, per mano degli assistenti, poi il Papa che, ripreso in primo piano dalle telecamere, appoggiandosi al bastone guadagna il trono papale. Il grido festoso della folla si estingue e colpisce l’improvviso silenzio che segna l’inizio del rito.
Ore 10.30: su richiesta del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, card. Josè Saraiva Martins, il Pontefice pronuncia la formula della canonizzazione che molti seguono sui libretti distribuiti gratuitamente nella piazza. Dice il Pontefice: “…dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli dell’Episcopato, dichiariamo e definiamo Santo il Beato Pio da Pietrelcina…”
Un lunghissimo applauso sale dalla piazza. Esultano i gruppi di preghiera provenienti da ogni dove; al completo quelli pugliesi. Esultano i vescovi battendo le mani. Ci sono tutti i rappresentanti delle diocesi pugliesi e il vescovo sannita di Cerreto-Telese-S.Agata, mons. Michele De Rosa. Manca il vescovo di Benevento, mons. Serafino Sprovieri, che ha firmato un articolo per il numero speciale de “L’Osservatore Romano”, evidentemente impegnato in Pietrelcina dove si svolge una festa parallela come a S. Giovanni Rotondo.
Si offrono le reliquie al Papa: candelabro, casula, attrezzatura medica per ospedale da campo, vino e olio della Cooperativa della Casa Sollievo della Sofferenza. Intanto la marea di folla viene rinfrescata dagli spruzzi degli idranti, ma qualcuno si sente male lo stesso e viene portato via dall’ autoambulanza.
Ma il peggio deve ancora venire. Quando il solenne rito finisce e il Papa abbandona la piazza a bordo della jeep, fra due ali di folla festante, le telecamere non riescono a narrare il terribile sforzo delle guardie svizzere e della polizia italiana per far defluire ordinatamente la folla che si riversa stremata verso i varchi di uscita. Via Ottaviano viene sbarrata da una fila di autocisterne che servendosi degli idranti rallentano la corsa della gente verso la metropolitana.
Quando, dopo oltre un’ora, la “battaglia” finisce e la piazza si svuota, un mare di rifiuti rimane sull’acciottolato: carte, rimasugli alimentari, bottigliette e buste di acqua, distribuite a pioggia, gratuitamente ai pellegrini seduti o in piedi, più vicini e più lontani, data l’impossibilità di movimento.
Dall’alto, l’elicottero dei Carabinieri non smette di volteggiare. E già entrano in funzione i mezzi della nettezza urbana che lavorano per tutto il pomeriggio affinché la piazza sia pronta ai festeggiamenti serali, quando dai maxischermo viene trasmessa la rappresentazione sacra preparata da Toni Santagata, con la partecipazione dell’orchestra e coro del Conservatorio di Santa Cecilia e del soprano Cecilia Gasdia. Alla fine, fuochi pirotecnici come la provincia non vede mai, ricchi di numerosissimi effetti colorati sia in basso che in alto, sul colle del Gianicolo.
ANGELA REALE
Nota a margine
Una celebrazione solenne, una bellissima festa, un grande successo. Ma perché sono stati distribuiti duecentomila biglietti di accesso all’isola pedonale di S. Pietro, accrescendo il lavoro delle forze dell’ordine impegnate a convincere chi, pur munito di permesso, non poteva accedere?
Forse nel timore che le sedie, come qualche volta è capitato, rimanessero semivuote?
Era mai possibile ciò, trattandosi di Padre Pio? L’impressione è che si tratti di una calca voluta per dimostrare al mondo quanto successo ha la Santità di un uomo, quanto potere la Chiesa acquista sui cuori, quanta forza e influenza politica può esprimere.
E’ vero che le finalità della Chiesa sono di ampio respiro e sicuramente tendono a rafforzare il potere che privilegia il Bene, tuttavia se qualcosa nella piazza andasse storto, come allo stadio, sarebbe un’ecatombe.
Il rischio di incidenti rimane altissimo e non lontano a causa di presunti terroristi, solo per la furia di popolo. E le forze di sicurezza, pur numerosissime, risultavano scarsamente informate per un troppo rapido evolversi della situazione. I momenti più pericolosi rimangono quelli dell’ entrata e dell’uscita dall’isola pedonale, dominati dall’ansia di prendere il posto o dall’insofferenza causata dalla stanchezza. Per questa volta, ci ha pensato Padre Pio, ma in futuro sembra il caso provvedano gli uomini.
ANGELA REALE
(Realtà Sannita n. 11 / 16-3O giugno 2002)
Ore 8.00: le strade intorno all’isola pedonale di S. Pietro sono già sbarrate, sorvegliate da ingenti forze di Polizia, di Carabinieri, di volontari della Protezione Civile. La piazza è già strapiena, non si passa, a nulla servono i biglietti di accesso distribuiti abbondantemente nei giorni precedenti.
La gente cerca varchi impossibili. I giornalisti accreditati, numerosi e agguerriti con macchine fotografiche, cavalletti, borsoni, computer portatili, fanno infinite evoluzioni per riuscire a raggiungere la loro postazione sulla loggia di Carlomagno, sulla sinistra della Basilica, al culmine di una scala a chiocciola vertiginosa, accolti da una garbata suora che dirige la Sala Stampa. Al di sotto un mare di cappellini bianchi o gialli distribuiti gratuitamente dagli organizzatori per permettere ai pellegrini di difendersi dal sole cocente.
Anche in testa agli ammalati in fila guidati dall’Unitalsi di Benevento. Numerosi gli ombrellini che costellano la piazza a rinforzo della difesa. E quando i cardinali in pompa magna si allineano sul sagrato alla sinistra dell’ altare, anch’essi aprono un incredibile ombrellino a spicchi bianchi e gialli, i colori papali. Sono imitati dalle personalità civili, politiche e militari schierate dal lato opposto, solo che il loro ombrello è nero come l’abito di circostanza delle consorti.
Un gran daffare per il maestro delle cerimonie che si affanna ad accompagnare i sopravvenuti al loro posto.
Ore 9.00: inizia la preghiera di preparazione e il vocio si attenua. Vengono esaltati momenti della vita di Padre Pio e le virtù spirituali che aveva coltivato. Si leggono passi significativi dei suoi scritti.
Ore 9, 55: mentre i vescovi escono solennemente dalla basilica, un grande applauso segnala l’ingresso del Papa che, proveniente dai palazzi vaticani, attraversa la piazza assiso curiosamente su una poltroncina da salotto sistemata sulla sua jeep, per giungere lentamente accanto all’altare dove è pronto il trono su cui siede. Scende prima la poltroncina, per mano degli assistenti, poi il Papa che, ripreso in primo piano dalle telecamere, appoggiandosi al bastone guadagna il trono papale. Il grido festoso della folla si estingue e colpisce l’improvviso silenzio che segna l’inizio del rito.
Ore 10.30: su richiesta del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, card. Josè Saraiva Martins, il Pontefice pronuncia la formula della canonizzazione che molti seguono sui libretti distribuiti gratuitamente nella piazza. Dice il Pontefice: “…dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli dell’Episcopato, dichiariamo e definiamo Santo il Beato Pio da Pietrelcina…”
Un lunghissimo applauso sale dalla piazza. Esultano i gruppi di preghiera provenienti da ogni dove; al completo quelli pugliesi. Esultano i vescovi battendo le mani. Ci sono tutti i rappresentanti delle diocesi pugliesi e il vescovo sannita di Cerreto-Telese-S.Agata, mons. Michele De Rosa. Manca il vescovo di Benevento, mons. Serafino Sprovieri, che ha firmato un articolo per il numero speciale de “L’Osservatore Romano”, evidentemente impegnato in Pietrelcina dove si svolge una festa parallela come a S. Giovanni Rotondo.
Si offrono le reliquie al Papa: candelabro, casula, attrezzatura medica per ospedale da campo, vino e olio della Cooperativa della Casa Sollievo della Sofferenza. Intanto la marea di folla viene rinfrescata dagli spruzzi degli idranti, ma qualcuno si sente male lo stesso e viene portato via dall’ autoambulanza.
Ma il peggio deve ancora venire. Quando il solenne rito finisce e il Papa abbandona la piazza a bordo della jeep, fra due ali di folla festante, le telecamere non riescono a narrare il terribile sforzo delle guardie svizzere e della polizia italiana per far defluire ordinatamente la folla che si riversa stremata verso i varchi di uscita. Via Ottaviano viene sbarrata da una fila di autocisterne che servendosi degli idranti rallentano la corsa della gente verso la metropolitana.
Quando, dopo oltre un’ora, la “battaglia” finisce e la piazza si svuota, un mare di rifiuti rimane sull’acciottolato: carte, rimasugli alimentari, bottigliette e buste di acqua, distribuite a pioggia, gratuitamente ai pellegrini seduti o in piedi, più vicini e più lontani, data l’impossibilità di movimento.
Dall’alto, l’elicottero dei Carabinieri non smette di volteggiare. E già entrano in funzione i mezzi della nettezza urbana che lavorano per tutto il pomeriggio affinché la piazza sia pronta ai festeggiamenti serali, quando dai maxischermo viene trasmessa la rappresentazione sacra preparata da Toni Santagata, con la partecipazione dell’orchestra e coro del Conservatorio di Santa Cecilia e del soprano Cecilia Gasdia. Alla fine, fuochi pirotecnici come la provincia non vede mai, ricchi di numerosissimi effetti colorati sia in basso che in alto, sul colle del Gianicolo.
ANGELA REALE
Nota a margine
Una celebrazione solenne, una bellissima festa, un grande successo. Ma perché sono stati distribuiti duecentomila biglietti di accesso all’isola pedonale di S. Pietro, accrescendo il lavoro delle forze dell’ordine impegnate a convincere chi, pur munito di permesso, non poteva accedere?
Forse nel timore che le sedie, come qualche volta è capitato, rimanessero semivuote?
Era mai possibile ciò, trattandosi di Padre Pio? L’impressione è che si tratti di una calca voluta per dimostrare al mondo quanto successo ha la Santità di un uomo, quanto potere la Chiesa acquista sui cuori, quanta forza e influenza politica può esprimere.
E’ vero che le finalità della Chiesa sono di ampio respiro e sicuramente tendono a rafforzare il potere che privilegia il Bene, tuttavia se qualcosa nella piazza andasse storto, come allo stadio, sarebbe un’ecatombe.
Il rischio di incidenti rimane altissimo e non lontano a causa di presunti terroristi, solo per la furia di popolo. E le forze di sicurezza, pur numerosissime, risultavano scarsamente informate per un troppo rapido evolversi della situazione. I momenti più pericolosi rimangono quelli dell’ entrata e dell’uscita dall’isola pedonale, dominati dall’ansia di prendere il posto o dall’insofferenza causata dalla stanchezza. Per questa volta, ci ha pensato Padre Pio, ma in futuro sembra il caso provvedano gli uomini.
ANGELA REALE
(Realtà Sannita n. 11 / 16-3O giugno 2002)