Dimostrata l'esistenza delle onde gravitazionali Enti

C’è anche un pizzico di Sannio nella straordinaria scoperta delle cosiddette onde gravitazionali. Preconizzate da Albert Einstein nel contesto della Teoria della Relatività Generale, le increspature dello spazio-tempo si propagano nella struttura geometrica dello spazio, modificando la distanza spazio-temporale di due punti vicini.

In parole semplici: noi persone comuni, abituate a pensare al tempo con il classico regolare e sempre uguale andamento ic-tac (il rumore della sveglia meccanica), dobbiamo accettare l'idea che anche lo scorrere dei secondi si dilata, un po' come le onde che si creano gettando un sasso in uno stagno.

È esattamente ciò che è avvenuto il 14 settembre 2015, alle 10.50:45 ora italiana (ma annunciato al mondo ufficialmente solo lo scorso 11 febbraio) allorquando sono state “udite”, diciamo così, le onde provenienti dallo spazio infinito e generate dal collasso di due uchi neri, che a loro volta hanno dato vita ad un unico buco nero di grandezza ancora maggiore. Gli scienziati hanno dunque ascoltato, per la prima volta, il suono di un evento cataclismico avvenuto nell'universo remoto, raccogliendo la conferma scientifica di quanto già previsto dall'insigne scienziato tedesco nel lontano 1915.

L’Università del Sannio partecipa alla collaborazione scientifica LIGO, attraverso il Gruppo di ricerca guidato dal professor Innocenzo M. Pinto. In particolare, il loro apporto è consistito nel progetto degli specchi dicroici di Advanced LIGO, realizzati dal Laboratoire des Matériaux Avancés di Lione, basato su un metodo originale - sviluppato dai ricercatori del gruppo di Unisannio e testato in collaborazione col California Institute of Technology - per la minimizzazione del rumore termico in multistrati dielettrici ad altissima riflettività.

In altre parole, una componente essenziale dei rilevatori interferometrici gemelli LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) collocati in due città degli Stati Uniti, Livingston e Hanford che per la prima volta nella storia hanno “captato” le increspature dello spazio-tempo, sono targati made in Sannio.

Le antenne LIGO hanno registrato i segnali prodotti dalla coalescenza di un sistema binario costituito da due buchi neri, di massa stimata pari a circa 29 e 36 masse solari, e la conseguente formazione di un unico buco nero di circa 62 masse solari, rapidamente rotante (a circa 100 giri al secondo)”, si legge in una nota dell’Ateneo sannita. “Il sistema ha emesso un’energia pari a circa 3 masse solari in una frazione di secondo, sotto forma di onde gravitazionali. Le onde gravitazionali hanno impiegato circa 1,5 miliardi di anni per arrivare fino a noi, viaggiando alla velocità della luce. Sulla base del ritardo (circa 7 millisecondi) tra il segnale registrato dall’antenna LIGO-Hanford e quello registrato dall’antenna LIGO-Livingston (distante circa 4000 km) si è potuta anche stimare la posizione della sorgente nell’Emisfero Meridionale”.

Anche il presidente della Provincia, Claudio Ricci, si è voluto complimentare col rettore Filippo de Rossi e col prof. Pinto affermando che l'Università del Sannio “che immette linfa vitale nel nostro circuito produttivo, economico e sociale, costituisce un forte valore aggiunto ed è il vero motore per una possibile rinascita del nostro territorio”.

GIUSEPPE CHIUSOLO

Altre immagini