Gli inglesi scoprono Guardia Sanframondi e vanno a viverci Enti
Da alcuni anni, a Guardia Sanframondi, si sta verificando un fatto unico nella provincia di Benevento e per molti versi nell’Italia intera.
Si tratta di un fenomeno migratorio, sì ma che nulla ha a che vedere con quello che sta investendo in maniera massiva l’Italia e l’Europa intera.
Siamo di fronte a una migrazione realmente avvenuta, lungo l’ultimo decennio, lentamente ma costantemente.
Vengono dalla lontana Scozia e dall’Inghilterra, ma anche dal Canada, dagli Stati Uniti e da altri paesi anglofoni verso Guardia Sanframondi, determinando un insediamento stabile e crescente fino a formare una vera e propria comunità di circa settanta persone.
Prima di capire come tutto questo si sia potuto verificare, attraverso lo straordinario racconto di una protagonista, Clare Galloway, ricordiamo che Guardia Sanframondi è una cittadella della provincia di Benevento, posto su una collina rupestre nel cuore del Sannio, situata tra la Terra di Lavoro e i confini limitrofi con il Molise, che, con la sua Rocca, domina la Valle Telesina, verso la quale digrada con pendii ornati di viti e di olivi. La cittadella vi si affaccia come una terrazza, sicché dal lato turrito che resta dell’antico castello normanno, così come dalle finestre delle case che si aggrappano alla roccia della rupe, è possibile ammirare lo svolgersi del fiume Calore nella valle e l’insediamento armonico dei paesi prossimi alle sue sponde, le cui luci, nelle sere d’estate, sono visibili fino a quasi dove il Calore si getta nel Volturno.
I nuovi “cittadini inglesi”, come li chiamano i Guardiesi, dopo aver visitato Guardia, ritenendola ideale per viverci, l’hanno scelta come luogo del cuore. Un luogo che definiscono ameno, salubre, ricco di storia millenaria, il cui centro storico, tutto in pietra, risalente all’Alto Medioevo, ne è testimonianza tangibile e fascinosa.
Da qui, dopo essersi insediati, continuano tranquillamente ad esercitare le loro professioni di artisti, di scrittori o comunque di intellettuali, utilizzando la tecnologia informatica, internet e la rete per il loro lavoro, per mantenere i contatti, per la comunicazione e per promuovere e pubblicizzare le loro opere.
La loro scelta, dicono, deriva dal desiderio di vivere in un luogo ameno e tranquillo, dai sapori della terra ancora sani e che sanno di buono, dove esiste la cultura del buon vino fatto da ottime uve e del buon olio fatto dalle olive. Un luogo dove, da subito, si sono sentiti “di casa”, nonostante la diversità di origine, di lingua, di cultura e di tradizioni.
Insomma “Guardia la Bella”, come i guardiesi chiamano la loro cittadella rupestre, si è mostrata ai loro occhi ricca di fascino e hanno chiesto di diventarne figli, attratti dalla bellezza dei luoghi, dai buoni sapori dei frutti della terra, dall’accoglienza calda e generosa dei suoi abitanti, dalla salubrità del clima freddo e asciutto d’inverno e fresco d’estate, dove hanno trovato, come loro stessi affermano, una vita a “misura d’uomo”, dal lontano sapore virgiliano.
La testimonianza di Clare Galloway, pittrice e scrittrice irlandese
Incuriosita da questo evento così singolare, ho voluto incontrare Clare Galloway, una giovane donna irlandese, pittrice e scrittrice che è stata la pioniera di queste migrazioni e che si è fatta, a sua volta, gancio e “contatto on line” promuovendo la venuta e l’insediamento a Guardia Sanframondi di altri artisti come lei.
Devo incontrare Clare nel Museo di Guardia Sanframondi che occupa tutto il piano terra del Palazzo Comunale. Le sale sono molto belle, subito entrando, si può ammirare un antico orologio di Alfonso Sellaroli, maestro orologiaio della fine dell’800’, costruttore di “orologi da torre”, nato a Guardia Sanframondi, le cui opere, però, sono custodite per la gran parte nel “Museo dei Maestri Orologiai” di San Marco dei Cavoti.
Le pareti tutte bianche mettono in bella luce lo sfavillio di colori di una ricca e preziosa collezione di farfalle rare ed esotiche, dono dell'avvocato Pascasio Parente ai suoi concittadini.
Ma il pezzo forte di questo Museo sono alcune bellissime tele di Paolo De Matteis, portate qui da quando sono cominciati i restauri dell’Ave Grazia Plena, la bella chiesa del periodo angioino del centro storico e alcune tele di Pietro Bardellino e altre di Francesco Narici, testimonianze dello splendore economico, artistico e culturale del XVII e XVIII secolo della cittadella sotto l’egemonia dei Carafa. A testimonianza di ciò è posta in bella vista, in una teca, il prezioso manoscritto latino: “La Platea”, testimonianza della presenza dei cuoiai a Guardia Sanframondi e della ricchezza che la loro attività aveva portato sul territorio.
Clare Galloway, accompagnata da un giovane, mi raggiunge e si scusa con un sorriso. E’ bionda e sottile, così tipicamente irlandese, parla un discreto italiano con l’inconfondibile inflessione inglese, oramai vive qui da quasi un decennio, da quando è partita da Edimburgo dove lavorava per l’emittente Hause Hunter International di N.Y.
Clare è nata ad Arran, in Irlanda, un paesino freddo e montuoso, a sedici anni si è trasferita a Glasgow per frequentare la scuola d’arte, da lì decise di andare a lavorare ad Edimburgo, per continuare a dipingere in un centro artistico più importante, dove per mantenersi lavora in una emittente radiofonica. Mi presenta il suo giovane amico che mi dice qualche cortesia in inglese.
Subito le chiedo: come mai ti sei trasferita a Guardia Sanframondi?
“Per caso! - mi risponde - Avevo conosciuto, su Facebook, un architetto di Caserta, con il quale avevo iniziato un rapporto sentimentale. Durante un soggiorno a casa sua, nel 2009, mi portò a visitare il centro storico medievale di Guardia Sanframondi.
Durante una passeggiata, di sera, lungo via Filippo M. Guidi fino a Porta Francesca rimasi stupefatta per “il bello e il vuoto” (sic!).
Clare si riferiva alle conseguenze del terremoto del 1980, in seguito al quale il centro storico si svuotò di gran parte dei suoi cittadini, rimanendo con le sue case e palazzi lesionate ma in piedi, perché quasi tutto il centro storico, con il suo castello, appoggia sulla roccia.
Clare continua portandosi una mano sul cuore: “Fu un colpo di fulmine! Un centro, così antico, dove, in alcuni punti, le pietre con cui erano costruite le case si confondevano con la roccia su cui appoggiavano!”
“Hai deciso, subito, di trasferirti?” le chiedo
“Continuavo a pensarci! La mia storia d’amore intanto era finita, ero sola. Il luogo mi era sembrato magico e continuava ad attrarmi.
“Quando hai cominciato a cercare casa?”
“E’ stata la casa a chiamare me! - aggiunge con un’espressione lontana - Camminavo per Via degli Orti, sola e un po’ triste dopo la separazione, in cuor mio invocavo lo Spirito dell’Universo - “Voglio una casa” gli dicevo. Lo Spirito del posto mi ascoltò!
Ho chiesto in giro, c’era tanta energia nelle persone con le quali parlavo! Me ne suggerirono alcune ma non le ho mai visitate.
La Casa, quella che sarebbe diventata mia, era lì a due passi da me e mi ammiccava. Era la casa di famiglia dell’avvocato Giuseppe De Vincentiis. Era bella, antica, con volte a botte.
Avevo circa dodicimila sterline che mia madre mi aveva lasciato. I sacrifici di tutta la sua vita! Non bastavano! Il proprietario amava quella casa e non voleva darla via, anche se non l’abitava. Confidavo nello Spirito dell’Universo! Ho pregato e sperato! L’avvocato era irremovibile, “la mia casa - diceva- vale molto di più”.
Un giorno, vide i miei quadri e come li avevo allestiti nel giardino della casa, dove ero appoggiata, e si convinse”.
Mi disse “Tu puoi entrare nella mia casa, che è quella della mia famiglia, perché so che l’amerai come l’abbiamo amata noi!” E’ tua per dodicimila sterline anche se vale molto di più! Era il 2011!
“Praticamente un regalo!” pensai
Sorride mentre racconta “Ho fatto tutto da sola! Ho pulito, rimesso in ordine e ridipinto, Ho trasformato alcune stanze in un Bed e Braekfast, che ho pubblicizzato poi nei miei blog di artista. Per rendere meglio l’idea ho scritto un libro: “Una straniera a Guardia” ovvero “Guardia vista dal di dentro dagli stranieri” e l’ho pubblicato nei miei blog.
Uno di essi, quello, di maggior successo, si chiama proprio: “La vita dell’artista felice” dal quale sta nascendo il libro: “Per vivere come un artista felice”.
“Intanto continuo la mia vita di pittrice, felicemente tra la gente del posto che spesso mi offre anche i frutti dei giardini e vendo i miei quadri “on line” come pure le stampe di essi, alternando pittura e scrittura. Ora sto scrivendo un libro con illustrazioni per bambini”.
Via via che si incrementava l’attività del B and B e aumentavano le presenze degli stranieri a Guardia, molti di essi, dopo un breve soggiorno, decidevano di trasferirsi qui, sicché spesso, inizialmente, li accompagnavo per aiutarli a espletare le pratiche di trasferimento e di primo insediamento. Fino al 2012, quando ho visto su twitter l’annuncio di una trasmissione inglese che invitava quelli che avevano cambiato residenza e Paese a partecipare, in diretta, ad una trasmissione per raccontare la loro storia.
Decisi, allora, di parteciparvi per restituire a Guardia e ai guardiesi, l’accoglienza, l’affetto e il calore con il quale mi avevano accettata tra loro.
Andai in trasmissione nell’agosto del 2012 e fu un successo!
Al “fine living” centinaia avevano telefonato:”Where are they Now?” continuavano a chiedere e volevano informazioni. Così arrivarono in tanti e dalle parti più disparate, ma tutti anglofoni!
Anche il sindaco è contento e si è dato da fare per l’accoglienza
Intanto noi abbiamo concluso il nostro giro nel Museo e la nostra conversazione è terminata, all’uscita incontriamo il sindaco Floriano Panza, che ci viene incontro con il sorriso e la benevolenza di un primo cittadino attento al territorio che amministra e ai suoi abitanti, con un occhio di riguardo ai “cittadini inglesi”.
Approfitto dei convenevoli per chiedergli di questa straordinaria immigrazione. Mi conferma, punto per punto, il racconto di Clare.
Mi viene da chiedergli come ha reagito la popolazione. “Benissimo - mi risponde -l’immigrazione è sempre una ricchezza culturale, oltre che etnica e genetica, è sempre un rinnovamento per la popolazione che accoglie e per le sue tradizioni, una immigrazione come questa poi, è una vera benedizione!”.
“I Guardiesi - aggiunge - possono essere considerati un popolo con una forte identità, che è la “summa” dei popoli che hanno abitato,a lungo nei secoli, prima di loro, i luoghi dove ora vivono: popolazioni Preistoriche, Sanniti, Longobardi e Normanni.
Un popolo che è appartenuto anche al Regno di Napoli fino all’Unità d’Italia, ma che ha mantenuto sempre forte la “sua” identità culturale, economica, e artistica, conservando e tramandando nelle generazioni, tradizioni che hanno radici lontane, ben ancorate nella storia dei popoli antichi e forti che li hanno preceduti. Non ho remore ad aggiungere che sono così saldi e sicuri dei valori delle proprie tradizioni, che hanno sviluppato tranquillamente la cultura dell’accoglienza con quelli che del posto non sono ma che mostrano di apprezzarne il valore, tanto da favorirne l’insediamento, fino a farli sentire “di casa”.
“Ha avuto difficoltà a gestire questa immigrazione?” insisto.
Sorride: “Per una comunità che da anni investe, sul suo territorio, sui suoi vitigni pregiati, sulla qualità dei suoi vini, cercando costantemente di promuoverli, anche con convegni a carattere nazionale, con gemellaggi con terre dai vini noti e con paesi a vocazione enogastronomica anche stranieri, investendo le proprie risorse economiche e intellettuali, e facendo quasi tutto da sola, perché spesso non trova, nelle istituzioni più alte, il giusto punto di riferimento e di appoggio per lo sviluppo, questa immigrazione non è affatto un problema, ma una risorsa.”
Insisto: “Ma per l’insediamento, visto che per la maggior parte sono senza conoscenze linguistiche, li lasciate da soli…”
“Affatto - mi risponde - dopo i primi acquisti delle case e le prime richieste di residenza, in cui Clare ha fatto da mediatrice linguistica e culturale, ho attivato uno “sportello per gli stranieri” con impiegato esperto delle pratiche che parla inglese”.
ANGELA IACOBUCCI