C.C.I.A.A. - Osservatorio prezzi al consumo: Aumento medio dello 0,89% nella provincia di Benevento In primo piano

A partire dal 2008 la Camera di Commercio di Benevento ha istituito un sistema di monitoraggio periodico dei prezzi al consumo al fine di valutarne l’andamento temporale per una serie di capitoli di spesa e per il territorio nella sua interezza (con una differenziazione fra comune capoluogo ed altri comuni della Provincia) senza limitarsi quindi a prendere in considerazione il solo capoluogo di provincia come usualmente viene fatto nelle rilevazioni ufficiali correntemente realizzate dall’Istat (la cui assenza nel comune capoluogo continua a perdurare da diverse mensilità). Tale sistema ha già vissuto due stagioni di vita con pieno apprezzamento da parte degli attori locali: la prima fra la seconda metà del 2008 e l’inizio del 2009 e la seconda che ha interessato tutto il 2010. I risultati oggetto del presente comunicato fanno riferimento all’evoluzione dei prezzi per quel che concerne l’arco temporale compreso fra la fine del 2010 e il primo semestre del 2011. Questa breve nota rappresenta il primo dei due momenti di sintesi di questa attività che allo stato attuale delle cose prevede la realizzazione di una ulteriore fase di rilevazione con una scadenza delle attività prevista per il mese di dicembre 2011.

Principali risultati

Nel primo semestre 2011, i prezzi al consumo rilevati sull’intero territorio della provincia di Benevento sono aumentati in media dello 0,89% rispetto alla situazione esistente alla fine del 2010. Ancora una volta si conferma il fenomeno che vede l’aumento complessivo dei prezzi estendersi in modo non uniforme nelle due sub aree in cui è stata segmentata la provincia. E a differenza del passato è questa volta il capoluogo a manifestare una maggiore tendenza inflattiva con un aumento pari a +1,23%, mentre per quel che riguarda il resto della provincia si registra una crescita pari a +0,56%. Se in passato un ruolo particolarmente importante nella crescita dei prezzi era giocato dalla componente alimentare, nella presente rilevazione questo non accade. Il comparto, nel periodo preso in esame subisce un aumento molto contenuto (+0,18%) frutto di una netta divaricazione territoriale fra il +0,86% della provincia e il -0,65% del capoluogo. A trainare la crescita sono stati questa volta i capitoli legati ai trasporti (nei quali ricordiamo sono compresi esclusivamente gli acquisti di beni e non le tariffe) e gli affitti che di fatto per la prima volta hanno fatto segnare una crescita significativa (e territorialmente omogenea) che comunque deve essere presa con le dovute cautele a causa della modesta disponibilità di alloggi in locazione che rende statisticamente poco solido il dato. Una disamina più generale evidenzia come degli otto comparti merceologici che vengono monitorati ben sei presentano una crescita del livello dei prezzi. A quelli già menzionati occorre aggiungere (in ordine di variazione) ricreazione, spettacoli e cultura (+5,21%), bevande alcoliche e tabacchi (anche se nel monitoraggio ricadono solo i primi) che crescono dell’1,59% e abbigliamento e calzature (+1,20%). Fanno da contraltare mobili, articoli e servizi per la casa e altri beni e servizi che fanno segnare contrazioni di livello piuttosto simile fra loro e valutabili fra il -2,4 e il -2,5%. L’inserimento nell’analisi dell’elemento territoriale incrociato con quello settoriale evidenzia come a scavare la differenza complessiva precedentemente evidenziata fra capoluogo e resto della provincia siano proprio i risultati profondamente diversi che derivano dai trasporti che crescono del 13,1% nel capoluogo rimanendo di fatto invariati nel resto del territorio. Al netto dell’andamento di questo capitolo si può notare come la crescita dei prezzi sia più accentuata nel capoluogo rispetto al resto della provincia nelle bevande alcoliche, nell’abbigliamento e calzature e nel comparto ricreativo. Di converso è l’area della provincia a evidenziare tensioni inflattive maggiori negli affitti, nei mobili e prodotti per la casa e negli altri beni e servizi. Comparti questi ultimi due in cui come già accennato si è registrata una tendenza al raffreddamento dei prezzi che è più marcata in provincia che nel capoluogo nel caso degli altri beni e servizi mentre per quanto riguarda il comparto dei mobili e prodotti per la casa è il comune di Benevento a far segnare le diminuzioni più robuste. In aggiunta ai dati sulle variazioni suddivise per tipologia merceologica, è possibile ricavare delle informazioni anche relativamente alle variazioni dei prezzi per superficie di vendita degli esercizi commerciali, introducendo cioè la distinzione fra piccolo e medio/grande esercizio. Relativamente alla piccola superficie si è registrata una decrescita dei prezzi pari a -1,47%, mentre per quella medio/grande, la variazione è stata pari a +3,64%.

Avvertenze metodologiche

I dati presentati in questa nota si riferiscono alle variazioni dei prezzi al consumo per voce merceologica rilevate fra il secondo ed il terzo trimestre 2010 differenziando fra il comune capoluogo ed altri comuni della provincia di Benevento. La ricerca è stata realizzata attraverso rilevazioni dirette realizzate da operatori gestiti dalla Camera di Commercio di Benevento su un campione di circa 460 punti di campionamento di cui 256 facenti riferimento al commercio al dettaglio individuati tenendo conto di tutte le diverse possibilità di organizzazione di strutture di vendita/erogazione di servizi presenti sul territorio (centri commerciali, grandi magazzini, supermercati, esercizi di vicinato ecc.) e dislocati nei seguenti comuni scelti in base alla loro dimensione demografica e alla loro capacità di attrarre flussi di persone per vari motivi:

Benevento

Colle Sannita

Montesarchio

Pietrelcina

San Giorgio del Sannio

Telese Terme

L’osservatorio dei prezzi al consumo della provincia di Benevento, si basa su un paniere non altrettanto ampio come quello dell’Istat ma si concentra solamente sui beni e servizi di maggiore impatto sui consumi delle famiglie beneventane e sulle voci di prodotto/servizio le cui dinamiche dei prezzi possono essere ascrivibili al territorio. Più in particolare, la selezione delle singole voci è stata effettuata partendo dal paniere che l’Istat ha utilizzato per la rilevazione riferito ai prezzi al consumo per l’intera collettività. Dalle 205 voci si è passati a 124 escludendo quelle con incidenza inferiore all’uno per mille (perdendo in termini di peso il 20 per mille). Una ulteriore selezione si è ottenuta eliminando, le voci le cui variazioni di prezzo non erano imputabili, se non marginalmente, alla dimensione locale, trattandosi di prezzi e tariffe riferiti all’intero Paese (ad esempio sigarette, le automobili, i pedaggi autostradali e i medicinali). Per ciascuna di queste voci sono stati rilevati una serie di prezzi, il cui numero varia da prodotto a prodotto a seconda dell’offerta complessivamente presente sul mercato di quella determinata tipologia di prodotto. I dati presentati rappresentano dunque il confronto, effettuato al livello di esercizio/punto di erogazione del servizio, tra livelli medi di prezzi dei prodotti considerati. L’aggregazione dei dati elementari è stata effettuata tenendo conto di coefficienti di ponderazione (ovvero i pesi con i quali le voci contribuiscono alla determinazione delle variazioni più aggregate). Le elaborazioni presentate in questa nota si riferiscono a circa 3.500 quotazioni, armonizzate, archiviate ed elaborate mediante procedure create appositamente, e sottoposte ad approfondite operazioni di verifica e controllo.

 

 

 

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