Fare la spesa è roba da ricchi In primo piano

L’aumento dei prezzi è ormai impressionante, e quando essi si mantengono lo fanno a scapito della qualità. Alla base il rincaro del gas e delle materie prime. L’Istat ci comunica che l’indice nazionale dei prezzi al consumo in ottobre ha sfiorato il 12%, sarebbe a dire che l’inflazione è salita ad un livello che non si vedeva dal 1986 e lo ha pure superato, con la conseguenza di un aumento di circa il 10% del cosiddetto “carrello della spesa”, cioè dei prodotti alimentari e per la persona, ufficialmente scelti per fare testo e permettere paragoni nel tempo. E con la conseguenza che aumentano i mutui fino all’anno scorso molto appetibili.

La visita ai supermercati conferma il rincaro di tutti i prodotti alimentari, a cominciare da quelli fondamentali oltre che tradizionali: pane, pasta , latte, uova, farina, olio. Dobbiamo tornare tutti al mercato da cui parecchi si sono allontanati? Ma lì si compra ancora bene?

A Benevento le cose dovrebbero andare meglio, poiché parliamo di una zona agricola che offre molte cose , a cominciare da vino e olio, che si riversano nei mercati rionali, con capofila il mercato generale dove affluiscono cibarie fresche da tutta la provincia. Dove si trova spesso verdura locale, frutta buona benchè bruttina dei nostri alberi, magari melanzane che non possono competere per snellezza e lucore con quelle di grande azienda agricola, ma sicuramente di sapore e resa particolare, magari per fare i vasetti sottolio. Dove si trovano in vendita bottiglie di vino o di olio “della casa”, formaggio stagionato, ma anche freschissimo, di mucca o di pecora o perfino di capra, olive salate o verdure in barattolo che sembrano essere la passione dei sanniti. Oppure salumi vari, dalla salsiccia fresca di Castelpoto alla salsiccia secca di agriturismo, dal pacchetto di cicoli di maiale alle braciolette di cotiche. E pure polli e uova di pollaio paesano, anche se non proprio uguale a quello governato delle nonne. E tante cose ancora.

I prezzi? Lo scorso anno erano saliti mediamente della metà, ora sono più che raddoppiati e talvolta si avvicinano a quelli veramente alti dei supermercati, forniti dalle grandi industrie. Così il formaggio freschissimo si è avvicinato ai 10 euro, mentre quello stagionato oscilla fino ai 16 euro; la verdura costa almeno due euro al chilo, con peperoni o broccoli che costano anche tre o quattro euro, come i pomodori di fine stagione; le uova oscillano fra quaranta e cinquata centesimi; ancora a due euro le verdure di prato che sono miracolosamente ricomparse, complce anche il bel tempo. Naturalmente molto conta la contrattazione ovvia in un mercato.

La carne? Confrontato a quello di altre città, il prezzo nelle macellerie è cresciuto, ma non tanto, forse trattandosi di macellazione di bestie locali, allevate nei pascoli e nelle stalle delle zone più interne della provincia, con prevalenza di S. Giorgio la Molara. La differenza di aumento fra un macellaio e l’altro sembra dovuta alla stazza delle bestie abbattute che, se più piccole come vitelli e manzi, sono prelibate. Ma una buona bistecca parte da sedici euro al chilo.

Il pesce, poi, ormai rimane quasi un tabù che ogni anno si risolve quando arriva il baccalà che, però, già l’anno scorso era rincarato parecchio.

Per non parlare delle olive che, buonissime, molti lasceranno sugli alberi essendo troppo lievitato il prezzo della molitura.

Allora? Su Google si succedono consigli per risparmiare su tutto e riuscire a pagare le bollette alle stelle: dobbiamo limitare lo scorrimento dell’ acqua della doccia e basta sia tiepida; è meglio scegliere cibi di veloce cottura; riscaldiamoci a 18° solo nelle ore mattutine e serali anche quando fa molto freddo; mettiamo in moto lavatrice e lavapiatti solo se a pieno carico; stiriamo solo l’indispensabile a vantaggio della schiena oltre che per risparmiare energia elettrica. E così via.

Ma non lo facevamo già? Google non lo sa che i sanniti hanno inventato l’arte del risparmio? Particolarmente in cucina? Che la consigliata frittata in salsa di pomodoro è di vecchia memoria e per giunta “a filoscio”? Come pure la frittata con cipolline per secondo piatto? Come pure profumate polpette con poca carne tritata, molto pane, parecchie uova sempre abbondanti vista la produzione granaria di cui si giovavano le galline che si servivano direttamente passeggiando nei solchi? Che ancora preparano un’ottima pasta e patate condita con le parti meno nobili di verdure e salumi usati diversamente? O pasta e fagioli con le cotiche? O minestra di verdure varie con cotechino? E la pasta con sugo di pomodoro preparato con i ritagli scartati dalla carne e tanti “odori”? Ci sarebbe tanto da dire.

Quindi, siccome i prezzi non caleranno presto, pare non prima del 2023, sempre che la guerra in Europa si arresti, conviene che la popolazione sannita si arrenda alle antiche abitudini e alle antiche ricette consigliate dalla nonna a cui pare si ispirino anche i consigli di Google .

ANGELA REALE