A colloquio con Nunzia De Girolamo. Ecco cosa penso di De Luca, del Covid e della zona rossa Politica

L’atteso doppio-passo, da giallo a rosso oramai si è “consumato” e per Nunzia De Girolamo che, non dimentichiamoci che è la moglie di uno dei ministri più esposti in questi giorni, Boccia, è stato un fatto scontato: “Quando vi sono numeri che parlano da soli - ci dice - non vi è altra via da seguire. La determinazione delle zone e del loro colore è data esclusivamente da un algoritmo di 21 parametri. Così come la supervisione di questo modello di analisi, che è bene ricordare, esiste sin dal 30 aprile scorso e viene fatto ogni venerdì. La zona rossa è per antonomasia quella più restrittiva certo, ma quando vi è necessità di farla non vi sono terze vie. Anche se io, personalmente, avrei previsto una suddivisione non regionale ma provinciale, anche se il modello di sanità è regionale”.

Che effetto le hanno fatto le forti immagini giornaliere, che hanno fatto il giro di tutta Italia, che si sono viste nella città di Napoli dove tutti pensavano di essere liberi, mentre negli ospedali si lottava per i ricoveri con tante ambulanze in fila?

Le parlo da malata, ora guarita: con il Covid non si scherza, non è una passeggiata non è una banale e semplice influenza. Vorrei che questo fosse chiaro a chi fa finta di nulla, a chi continua a negare l’esistenza di questo maledetto virus, a chi non rispetta le migliaia di morti. Le immagini di Napoli, ma anche di altre città italiane, ovviamente mi hanno fatto molto male. Soprattutto quelle di sabato 15 novembre, giorno prima della zona rossa. Determinare zone rosse vuol dire che anche il sistema sanitario è quasi al collasso, che con molte probabilità si farebbe fatica anche a curare una persona con una patologia semplice che ha necessità di cure ordinarie.

E’ rimasta anche lei scioccata vedendo un uomo morto nel bagno del Cardarelli?

Quelle immagini fanno male, e con i miei collaboratori abbiamo deciso di non diffonderle sui nostri canali social. Però quelle immagini raccontano anche la realtà, una tremenda realtà. E noi quella realtà dobbiamo vederla, non possiamo girarci dall’altra parte. Dobbiamo pretendere che tutti abbiano diritto innanzitutto alla dignità delle cure.

E come giudica la “sceneggiata napoletana” di De Luca che se l’è presa con tutti: sindaci, Governo ed anche giornalisti?

Guardi, siamo abituati ai toni di De Luca. Del resto per lui mediaticamente ma soprattutto elettoralmente il Covid è stato un momento particolare. Tutti i sondaggisti davano De Luca indietro di almeno 10 punti percentuali a dicembre 2019. Il suo piglio decisionale, unitamente alla sua verve, sono stati elementi fondamentali. Certo, oggi la Campania si trova in una situazione quantomeno difficile, quindi oltre ai due elementi citati serve molto altro. Non serve fare la guerra al Governo o ai giornalisti, questo è poco ma sicuro. Certo, alzare la voce per rivendicare i diritti è una nota di merito, e va fatto, ma la leale collaborazione tra Stato e Regione non deve venir meno.

Eppure soltanto qualche mese fa De Luca aveva vinto le elezioni puntando su quel che aveva fatto, che ora si è dimostrato non fatto, per la Sanità campana...

Veda, la prima ondata ha numericamente rispettato per fortuna il Sud Italia e la Campania. E questo è stato un bene, mentre ora la situazione è più complessa. La Sanità ha delle falle. Non dimentichiamo che in Campania, ma non solo, ad esempio, mancano medici di base, oggi presidio principale e di primaria importanza anche per evitare l’affollamento dei pronto soccorso.

Anche Benevento in zona rossa, eppure da noi la situazione non è pericolosa. Non pensa che occorreva fare qualche differenza?

Ho sempre detto che una differenziazione su base provinciale sarebbe stata più utile e lo ribadisco oggi. Non dimentichiamo, però, che il sistema sanitario funziona in ambito Regionale: oggi se a Benevento sono ricoverati anche malati Covid di Napoli o di altre province non è un caso. Inoltre, sarebbe interessante capire il numero della mobilità di necessità interprovinciale. Sono tutti fattori che vanno valutati, unitariamente ad una chiara presa di coscienza rispetto alla Sanità sannita.

Il ministro Boccia ha ora proposto Covid Hotel in ogni provincia. Pensa che possa essere una soluzione per poter fermare soprattutto quelli in quarantena, che continuano, purtroppo, a circolare?

I Covid Hotel ospiterebbero anche persone che non hanno possibilità di autoisolamento in casa. Parlo da ex malata di Covid, che ha avuto la possibilità e la fortuna di poter dividere la casa in tre, evitando il contagio a mia figlia Gea. Ma questo possono farlo tutti? Purtroppo no. Allora i Covid Hotel nascono anche per questo. Oggi il contagio interfamiliare è molto alto, dobbiamo fare del tutto per evitarlo.

Lei che ha vissuto personalmente questa malattia cosa si sente di dire agli italiani?

Che la prudenza non è mai troppa. Lo dico dal profondo del cuore. Il Covid esiste e si fa sentire, non solo sul fisico ma anche sulla psiche. E’ una malattia infima, che ti entra dentro senza pietà. Facciamo di tutto per non contagiarci, ma a volte quel tutto non è abbastanza. Non sottovalutiamo nulla, neanche i dettagli. Perché in questo caso sono quelli a fare la differenza.

GINO PESCITELLI