Nel confronto si cresce, dal dibattito s'impara Politica

Questione Meridionale e Autonomia Differenziata. Due temi inseparabili, da affrontare con attenzione e lungimiranza per evitare effetti dirompenti in particolare sui giovani del Mezzogiorno d’Italia. Ecco perché è stata encomiabile l’iniziativa promossa dall’Istituto d’istruzione superiore “Gasparrini” di Melfi, che ha riunito intorno ad un tavolo, insieme al referente di Educazione Civica e Legalità Antonio Campese, il già presidente della Camera Irpinia Sannio l’imprenditore Giuseppe Bruno e il prof. Francesco Saverio Coppola dell’Associazione Guido Dorso, nonché coordinatore dell’Associazione Istituti Meridionalisti. Un incontro che ho avuto il piacere di moderare come giornalista di Realtà Sannita.

Ma cos’è l’autonomia differenziata? È una politica che prevede la concessione di maggiore autonomia su alcune materie tra quelle che già sono a potestà legislativa concorrente tra Stato centrale e regioni. Tale autonomia, può includere la possibilità di prendere decisioni “in materia di politica, di gestire i propri affari interni e di avere maggiore controllo sulla propria economia”. Al centro del dibattito in corso in questi giorni nelle commissioni parlamentari, dove le forze politiche stanno discutendo il disegno di legge quadro concertato con la Conferenza stato-regioni, è la determinazione dei LEP: i Livelli Essenziali delle Prestazioni; una materia “attribuita alla competenza esclusiva dello Stato”. Si tratta di diritti civili e sociali che devono essere garantiti sull’intero territorio della Repubblica, senza differenziazioni territoriali.

Ad aprire i lavori il saluto del dirigente dell’istituto “Gasparrini” Carlo Massaro: “Oggi portiamo all’esplorazione critica dei ragazzi un’importante tematica, per permettere loro di apprendere ed informarsi, con la giusta critica e il giusto dubbio: sapere da dove si parte, l’importanza della conoscenza pregressa, ma sempre aperti al futuro”.

Ad introdurre l’argomento è stato il referente Antonio Campese, il quale per rendere comprensibile a tutti il nocciolo della questione ha utilizzato la metafora dell’investimento nel mattone. “Poniamo di essere proprietari di un immobile. Abbiamo 6 stanze: 4 confortevoli e ben strutturate e 2 stanze che, pur essendo ben esposte al sole, non abbiamo mai valorizzato. Bene: per aumentare il valore dell’immobile, su quali stanze mi conviene intervenire, da buon padre di famiglia? Ecco: per far crescere il PIL, investo le risorse di tutti gli italiani nelle aree del Nord o in quelle del Mezzogiorno?”.

A tenere alta l’attenzione dei 70 studenti presenti nell’aula magna dell’istituto è stato l’intervento dell’imprenditore Giuseppe Bruno, presidente della Fondazione ITS ′Antonio Bruno′: “Grazie agli ITS tanti giovani oggi non sono più costretti a ′tranciare′, dico io, i rapporti con gli affetti più cari: abbandonare quindi genitori, fidanzate, amici. Le opportunità per trattenere i giovani sul territorio ci sono, sia per frequentare valide Università sia per entrare nel mondo del lavoro”.

La risposta alla mancata corrispondenza tra domanda ed offerta di lavoro, mismatching, risiede nel rafforzare tali esperienze: dove gli ITS funzionano, fanno registrare un’assunzione prossima al 100% e permettono a tanti giovani di lavorare nelle aziende del territorio, sempre alla continua ricerca di figure tecniche e professionali in particolare nella ′meccatronica′.

Fare impresa al Sud – ha aggiunto il presidente Bruno - è difficile rispetto ad altri contesti dove le cose funzionano. Ma noi abbiamo la fortuna di essere creativi, rapidi ad intervenire, capaci di trovare soluzioni. Dobbiamo imparare a capitalizzare questa nostra inventiva. Non a caso le più belle menti italiane partono da questi territori -dall’Alto Sannio, dall’Irpinia, dalla Lucania e dall’alto Abruzzo- ed oggi occupano ruoli apicali in organismi istituzionali importanti o in primarie società, alcune di livello mondiale. Dobbiamo far comprendere meglio e fino in fondo chi siamo e trovare l’orgoglio di dire -evitando di alzare la voce, ma con toni determinati - che è ora di cambiare: basta scippi! L’autonomia non è mai una cosa buona, è sempre preferibile la condivisione”.

A chiudere i lavori dell’incontro l’economista Francesco Saverio Coppola: “Sensibilizzare i giovani è importante, perché parliamo del loro futuro. Un’Italia divisa non darà a tutti pari opportunità, perché vi è il rischio concreto che aumenteranno ulteriormente le emigrazioni dal Sud verso il Nord. Questo non lo possiamo permettere, per motivi economici del territorio ma soprattutto per motivi sociali. In breve: non possiamo privare il Sud della sua futura classe dirigente. Questo disegno di dividere il Paese in un’epoca in cui si unisce, è fuori tempo: parliamo di unire ulteriormente l’Europa e poi dividiamo in due l’Italia? Parliamo tanto di coesione a Bruxelles e a Roma pratichiamo la divisione? C’è una grande contraddizione! E di questo i giovani devono essere informati, perché parliamo del loro futuro. Le regioni meridionali avranno un contraccolpo da questa riforma, che si rifletterà non solo sui posti di lavoro con una minore occupazione, ma soprattutto sui diritti: dalla scuola alla sanità. Non emigreremo solo per lavoro, rispetto ad oggi, ma anche per sanità ed istruzione. Bisogna battersi per un’Italia unita, europea, mediterranea. Oggi non conta più l’ideologia, ma la risoluzione dei problemi, la valorizzazione delle risorse, insieme alle persone e alle competenze che operano sul territorio. La scuola ricopre un ruolo importante, tanto più se riesce a collaborare col mondo dell’impresa, dove è fondamentale il rapporto con gli ITS. Io penso che la scuola debba fare un salto ulteriore: i ragazzi devono iniziare a studiare il territorio, ad appassionarsi alla sua storia, alle sue tradizioni, alle sue peculiarità”.

GIUSEPPE CHIUSOLO