Tra sospetti, accuse reciproche ed un'abile regia Telese cambia pelle e muta rotta Politica

Dopo dieci anni di amministrazione Carofano, Telese cambia pelle e muta decisamente rotta.

È questo l’esito delle urne dopo l’ultima tornata amministrativa del 20 e 21 settembre scorsi che ha registrato la vittoria della lista Tutti Telese, capeggiata da Giovanni Caporaso con 3001 voti, a scapito di Telese Città del candidato sindaco Nicola Di Santo ferma, a 1603.

Ciò, dopo che Angela Abbamondi (Telese Riparte) in extremis aveva rinunciato alla candidatura, pur essendosi impegnata in un progetto di rinnovamento, di ricambio generazionale forte della sua esperienza in Consiglio e nonostante una chiara indicazione di voto di quest’ultima a favore di Telese Città. Ci fosse stata un’altra lista, credo che la disputa sarebbe stata più equilibrata ed a favore di Di Santo, in quanto Abbamondi avrebbe sottratto di certo parecchi voti a Caporaso.

Una sconfitta cocente per Di Santo, dunque, in quello che un po’ da tutti era considerato un momento decisivo per la politica telesina, lo spartiacque tra una definitiva ripresa o, di contro, un ritorno al passato. Delle due l’una, una terza via non era contemplata.

Impietoso, dunque, l’esito delle urne che firmano una schiacciante vittoria di colui che torna ad amministrare la cittadina termale dopo anni dai noti fatti giudiziari che nel 2009 portarono all’arresto del primo cittadino ed altri imprenditori con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione e altri reati legati alla gestione degli appalti.

All’epoca, Caporaso ricopriva la carica di vice sindaco ma per dovere di cronaca dobbiamo sottolineare che la magistratura lo ha ritenuto non colpevole in quanto “il fatto non sussiste”.

Tuttavia, ciò che interessa capire è il perché di un risultato che pur era prevedibile ma di certo non di queste dimensioni.

Ed allora, la prima considerazione da fare riguarda la presa d’atto che l’elettorato telesino, la cosiddetta società civile, non è ancora matura per una svolta definitiva.

Un intero paese, ha preferito la restaurazione ad un progetto alternativo come quello proposto da Di Santo.

In pratica si è tornati indietro di anni con un paese che ha sostanzialmente bocciato l’amministrazione uscente di Pasquale Carofano e della quale Telese Città rappresentava la naturale prosecuzione.

La seconda considerazione concerne il bassissimo livello della contesa. In vent’anni, nessuna era stata di così basso profilo.

Voluta, imposta? Non è dato sapere. Fatto sta che non si è registrato nessun contraddittorio degno di questo nome, nessuna proposta valida ma solo livore, sospetto ed accuse reciproche.

Il tutto culminato in un fatto di una gravità assoluta, ossia la sottrazione da parte di ignoti di documenti sensibili dal computer di Angela Abbamondi.

Per quanto concerne le liste, Tutti Telese ha goduto dell’appoggio del transfuga Giovanni Liverini, capogruppo consiliare di maggioranza fino ad un mese prima che ha giocato con scarso successo la carta del figlio Alessandro (non eletto), di Filomena Di Mezza, ex della maggioranza sfiduciata dal sindaco uscente o di Gianluca Aceto, proveniente da una esperienza politica diametralmente opposta.

Una lista, insomma, simile ad un album delle figurine nel quale non tutti riusciranno a trovare posto.

Di contro, la lista avversaria si presentava con ben cinque novità rispetto alla passata consiliatura. Evidentemente non hanno fatto presa sull’elettorato.

Dicevamo che l’affermazione di Caporaso, per quanto verosimile è stata resa possibile - almeno in questi termini - non solo dall’aver intercettato lo scontento degli elettori ma anche da una sapiente regia che si è mossa nell’ombra con profitto, riuscendo a fare quadrato con l’intera imprenditoria telesina, salvo rarissime eccezioni. E già questo è un risultato.

Una regia a conoscenza della vita amministrativa telesina degli ultimi trent’anni, accorta ma sempre vigile nel tessere le opportune trame. Dunque non quel Del Basso De Caro di cui pur si era parlato con insistenza.

Una regia alla quale bisogna riconoscere acume e capacità politiche non indifferenti. In un colpo solo sono state (stra)vinte le elezioni, si è fatto terra bruciata di alcuni personaggi che presumo per i prossimi due lustri staranno a guardare, si è controllata una campagna elettorale che, stando così i fatti, non poteva avere un diverso epilogo.

Quanto a Di Santo, gli va ascritto il merito di aver riportato entusiasmo, una ventata di freschezza ed aver catalizzato le simpatie di molti giovani. Ha commesso degli errori, certo, ed in questo quinquennio di opposizione dovrà necessariamente serrare le fila e lavorare ad un nuovo progetto e soggetto politico.

NUCCIO FRANCO