Una scuola di formazione politica intitolata a Mino Izzo Politica

Sabato 20 maggio presso la corte della Rocca dei Rettori è stata presentata l’iniziativa dell’Associazione “Res Publica” amici di Mino Izzo da un’idea del compianto senatore Mino Izzo.

Sono intervenuti il presidente della Provincia Nino Lombardi, il presidente dell’associazione “Res Publica” Pierpaolo Izzo, il prof. mons. Pasquale Maria Mainolfi, il prof. Sergio Barile, il sottosegretario alle infrastrutture e alla mobilità on. Tullio Ferrante e il vicepresidente del Senato sen. Maurizio Gasparri. Ha coordinato gli interventi il giornalista Mimmo Ragazzino.

Il poeta e critico letterario italiano Giovanni Bertacchi (1869 -1942), docente all’Università di Padova, grande estimatore della poesia di Pascoli, nel 1912 scrive questi versi profetici: “Il carro oltre passò di erbe ripieno /e ancora ne odora la silvestre via/ sappi fare anche tu come quel fieno: / lascia buona memoria, anima mia!”.

Questi versi interpretano e descrivono in forma esaustiva la parabola esistenziale del nostro grande amico, il senatore Cosimo Izzo.

Il carissimo Mino lascia dietro la sua intensa esperienza e missione di uomo - cristiano - sposo - padre e politico, una “buona memoria”, capace di offrire un messaggio ed un programma di speranza, di passione e di impegno socio politico, alle nuove generazioni.

Mino Izzo, 79 anni, nato a Napoli il 5 maggio 1943 e morto in ospedale a Napoli il 26 dicembre 2022.

La cifra identificativa di questo figlio illustre della nostra verace e amata Terra Caudina è innanzitutto questa: un amico. Amico di tutti, perché amico del popolo, profondamente legato alla sua terra e alla sua gente. Dotato di una umanità profonda, corroborata da un impegno limpido e appassionato che lo hanno sempre visto al servizio della gente e per questa ragione indiscusso protagonista della Valle Caudina, del Sannio, della Regione Campania e del Sud Italia, fino alla delicata missione di senatore della Repubblica Italiana.

Ho avuto la gioia di conoscerlo una quarantina di anni fa, attraverso suo cugino, monsignor Cosimo Izzo, preside della scuola “La Salle” annessa al Seminario di Benevento. In seguito mi ha scelto come suo padre spirituale nel segno di una reciproca stima e sincera confidenza amicale. Aveva sostenuto gli studi classici presso il Collegio Bianchi guidato dai padri Barnabiti in Napoli, prima di laurearsi in giurisprudenza presso l’Università degli studi “Federico II” di Napoli. L’ottima formazione culturale e cristiana presso i Barnabiti facilitò il suo impegno in Azione Cattolica nella parrocchia di San Giorgio martire nell’Annunziata Vanvitelliana di Airola, sotto la guida dello storico parroco don Mimì Perrotta, che ho conosciuto personalmente, quando ero ancora studente universitario.

Da universitario fece anche parte della FUCI di cui sono stato assistente ecclesiastico. Mino divenne presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale in Airola. In seguito, per la sua squisita amabilità e capacità relazionale, fu presidente diocesano di Azione Cattolica, quando era vescovo di Sant’Agata dei Goti il piemontese monsignor Ilario Roatta. Questa militanza cattolica giovanile lo ha molto motivato e ispirato nell’esercizio della vita politica come “missione” al servizio della comunità.

Sono molto contento che oggi, nel nome di Mino Izzo, tramite l’Associazione “Res Pubblica”, si dia vita nel nostro territorio ad una scuola di formazione politica, che prolunghi nel tempo gli ideali che hanno animato la vita politica di Mino Izzo, sempre al servizio del suo amato Sannio e lo sviluppo culturale e sociale della sua provincia e l’intera nazione.

Il carissimo suo figlio Pierpaolo Izzo, presidente dell’Associazione “Res Pubblica”, ci guiderà in questa nobile ed urgente avventura. La gente infatti, e particolarmente i giovani, si sono allontanati dalla politica. Oggi più di ieri ritorna in primo piano l’emergenza educativa ed il primato dei valori non negoziabili, in un'epoca di profonde tensioni, di processi di globalizzazione economico-finanziaria cui si contrappone la crescita di allarmanti conflittualità. Stiamo correndo addirittura il rischio di smarrire la memoria della nostra identità Italica ed Europea.

Paolo VI nella lettera apostolica “Pacis Nuntius” per la proclamazione di San Benedetto a patrono principale dell’Europa, scrive che mentre la barbarie dilagava sull’Europa romana, San Benedetto da Norcia ricompose l’ordine sociale nel binomio indissociabile dell’ “Ora et labora” della sua regola. Nasce così la civiltà europea fondata su: la Croce, il Libro e l’Aratro.

La Croce è stata nel percorso dell’Europa principio di unità umana e spirituale, elemento di sintesi di una molteplicità culturale che diversamente avrebbe potuto generare una disgregazione di popoli caratterizzati da tradizioni, lingue e valori differenti tra loro. Inoltre il principale simbolo cristiano, la Croce, ricorda che ogni responsabile della famiglia umana deve trovare nelle sue azioni e nelle sue scelte una conferma, una manifestazione, “un esempio”, come lo furono i padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Schuman, Adenauer.

Il Libro richiama la Bibbia, straordinario codice di civiltà, gli amanuensi silenziosi, che negli “Scriptoria” dei monasteri, hanno copiato e tramandato i testi dei classici, dei filosofi, dei padri della Chiesa, delle antiche liturgie.

L’Aratro, infine, rappresenta il simbolo dell’impegno ad arare il mondo, trasformarlo in profondità per renderlo fecondo, per scalfire la durezza della zolla che rappresenta la dura realtà. Quando ad un albero si recidono le radici, inesorabilmente crolla! La dittatura del relativismo etico reclama il primato dell’educazione e della formazione delle nuove generazioni e particolarmente di quanti si propongono come missione, quella di servire “il bene comune” nella fedeltà ad un grappolo di valori non negoziabili, per reagire, in un tempo di vera e propria decadenza, al sottile e pervasivo processo di decadenza etica, dicendo parole chiare su: aborto, utero in affitto, eutanasia, diritti dell’embrione umano, salvaguardia della famiglia, libertà educativa, tutela sociale dei minori, diritto alla libertà religiosa e all’impegno per un'economia al servizio delle persone, del bene comune, rispetto della giustizia sociale, dei principi di solidarietà, sussidiarietà e bene supremo della pace. Questi temi toccano l’essenza della moralità e traducono le esigenze del grande codice della coscienza di tutti, rappresentato dal Decalogo, la cui verità etica non si può barattare con ciò che è utile o più gradevole. Il rispetto del decalogo è condizione di qualità della vita per tutti, pur rispettando la laicità della politica.

Se il cristiano è tenuto ad ammettere la legittima molteplicità delle opzioni temporali, è chiamato anche a dissentire sempre da concezioni del pluralismo in chiave di relativismo morale. I principi etici costituiscono il fondamento della vita e perciò non sono negoziabili. Dove vien meno la morale muore la vita democratica. Per la dottrina morale cattolica, la laicità indica l’autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non autonomia della morale.

Cicerone afferma: “Historia magistra vitae”. Quando l’impero romano, che aveva portato per le vie del mondo la forza del diritto cedette sui principi morali, fu il crollo inesorabile del potente e prestigioso romano impero.

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI