Ecco come sarà il Sannio nel 2050 Società

Viaggio nel 2050: la popolazione sannita tra emigrazione e calo delle nascite

Come saremo nel 2050? Per saperlo non serve inforcare gli occhiali 3D di Avatar, ultimo colossal cinematografico ambientato in un lontano futuro, ma consultare l'annuale indagine Istat sugli indicatori demografici. Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta: le parole di Paul Valery, ancora attuali, colgono bene lo scenario punteggiato di incognite che l'istituto di statistica traccia per il Sannio.

Il Sannio oggi

Nel 2009, ultimo anno di rilevazione, la provincia di Benevento mostra un bilancio demografico in rosso, con 9 nati contro 10 morti ogni mille abitanti, un'età media di 43 anni, la più alta in regione (a Napoli e Caserta si ferma a 39 anni), ma anche una speranza di vita - 80 anni per gli uomini, 85 per le donne - che ne fa la provincia campana più longeva. Un dato, quest'ultimo, sicuramente positivo nell'immediato ma preoccupante nel lungo termine, se considerato dal punto di vista della spesa sociale: attualmente l'indice di dipendenza strutturale, vale a dire il rapporto tra la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) e quella non attiva, è ancora equilibrato (53%), ma le previsioni per il futuro (77% nel 2035, addirittura 94% nel 2050) inducono a una seria riflessione. Se le proiezioni saranno confermate, la fetta di popolazione attiva su cui graverà il peso crescente di giovani e pensionati sarà sempre più esigua. Il rapporto tra lavoratori e popolazione inattiva non è l'unico fattore di rischio per i prossimi decenni: alla crescita zero si aggiunge infatti il flusso migratorio in uscita. Nella speciale classifica, Benevento detiene il primo posto assoluto, in termini percentuali, tra le province campane: lo 0,14% della popolazione, quasi 5mila persone, si è trasferito in un'altra provincia o all'estero, contro, ad esempio, lo 0,02 di Caserta o lo 0,05 di Napoli.

Il Sannio del futuro

Con ogni probabilità, la provincia di Benevento alla metà del XXI secolo non sarà dominata da un Grande fratello orwelliano e nemmeno sarà popolata dagli androidi di Blade runner. Più semplicemente, ma forse in modo imprevedibile per la più visionaria letteratura di fantascienza, quella sannita sarà una popolazione invecchiata e in continua contrazione. Nel 2050, secondo le stime dell'Istat, i residenti saranno circa 250mila, quasi 40mila in meno rispetto alla popolazione attuale: per avere un'idea, scomparirebbe una fetta di abitanti pari a quella dei quattro Comuni più popolosi della provincia (Montesarchio, Sant'Agata de' Goti, San Giorgio del Sannio, Airola). Addirittura, in base alla proiezione più pessimistica, gli abitanti potrebbero non superare le 233mila unità: un quinto della popolazione attuale che, nel volgere di quarant'anni, sparirebbe dalle carte demografiche. Ma ‘torniamo' nel 2050: la contrazione demografica colpisce in misura equa uomini e donne, mentre i 3.500 diciottenni del 2009 diventano poco più di 2.100, i 3.200 quindicenni lasciano il posto a 2mila coetanei, i nuovi nati si fermano a quota 1.900, contro i 2.450 del 2009; di riflesso, la schiera di over 60 si infoltisce di 15 punti percentuali (37% della popolazione totale), ma soprattutto si decuplicano gli ultracentenari, passando dagli attuali 82 a oltre mille unità. In crescita anche il tasso di mortalità, dal 10,4 ogni mille abitanti odierno al 14,3 del 2050, mentre resta invariata l'età media del primo parto per le donne (31 anni); il sogno dell'immortalità comincia a materializzarsi per i sanniti del futuro, con una speranza di vita per gli uomini stimata in 85,6 anni, addirittura 90 anni per le donne, a prezzo di un indice di vecchiaia pari al 300% (contro il 150% di oggi).

Cause di morte

In base alle ultime rilevazioni, il tasso di mortalità si assesta sui 10,4 morti ogni mille abitanti, un dato al di sopra della media regionale (8,6) e più elevato rispetto a province considerate a rischio nella percezione comune, come Napoli e Caserta, che possono contare su un tessuto demografico complessivamente più giovane. La principale causa di morte nel 2007 è legata ai tumori (1.435 morti), ma altrettanto diffusa è la mortalità attribuibile alle malattie del sistema circolatorio (1.433); seguono ictus (456), ischemie e infarti (429), malattie del sistema respiratorio (171) e diabete mellito (133). L'incidenza dei tumori maligni è la più alta in regione (1,6 casi ogni mille abitanti, contro l'1,4 di Avellino e l'1,3 delle restanti province): a preoccupare di più sono i tumori a carico dello stomaco, dell'esofago e del rene, che fanno segnare i livelli di diffusione più alti tra i fenomeni tumorali, anche nel confronto con i territori limitrofi.

PIERLUIGI DE ROSA