I giovani e la lettura: regalate libri e non solo gadget tecnologici Società
I ragazzi non leggono più. Non è solo un luogo comune (ai miei tempi…), lo dice un’indagine statistica: nella fascia d’età 13-18 anni, solamente un adolescente su tre legge più di 6 libri all’anno. E c’è una differenza tra ragazzi e ragazze: queste ultime sono lettrici più assidue rispetto ai loro coetanei maschi.
Naturalmente, le statistiche vanno sempre prese con le molle, analizzate e passate al vaglio. Questi numeri si devono considerare come una media aritmetica: a fronte di ragazzi che leggono 6 libri l’anno, ci saranno i casi di quelli che ne leggono almeno il doppio, così come chi ne legge soltanto uno o addirittura nemmeno un libro all’anno. Com’è facile prevedere, leggono di più i giovani figli di genitori che hanno una ben nutrita biblioteca casalinga. E, come capita praticamente in tutte le statistiche, nel sud della penisola va un po’ peggio che al nord.
Ma perché i ragazzi non leggono? E che cosa fanno invece di leggere? La risposta, come potete immaginare, è sotto gli occhi di tutti. Non a caso, l’indagine di cui sopra ha appurato che i ragazzi al di sotto dei 13 anni sono lettori più assidui dei loro fratelli e sorelle maggiori. E non è un caso che 13 anni è più o meno l’età in cui si riceve in regalo dai genitori il primo smartphone.
Ma non voglio dilungarmi nella solita invettiva contro gli smartphone. In fondo, anche prima del 21° secolo i ragazzi avevano a disposizione un ampio ventaglio di possibili distrazioni che li tenessero lontano dai libri. E queste distrazioni esistono tutte anche adesso: si può uscire a giocare a pallone con i coetanei, fare un giro in centro per guardare le vetrine (una volta questo passatempo era detto “vasche”, poiché si camminava su e giù per la strada principale della città, come quando si nuota in piscina).
C’è poi chi guarda la tv, potendo godere oggi di un numero di canali gratuiti o a pagamento molto più vasto di quello di venti o trent’anni fa, senza contare i servizi di streaming. Chi scrive rammenta di lunghi pomeriggi trascorsi a guardare i cartoni animati di bim bum bam. Ed erano realmente un appuntamento fisso per un’intera generazione: ancora oggi vi sono calciatori che dichiarano che la loro passione è nata guardando Holly & Benji, o pallavoliste che si sono innamorate di questo sport grazie a Mila e Shiro.
C’è poi un altro tipo di lettura che è ancora popolare nell’età che stiamo prendendo in considerazione: i fumetti. Dal periodo del Covid in poi, soprattutto i manga giapponesi hanno conquistato un numero enorme di lettori tra i giovanissimi. E tengono bene anche i supereroi, soprattutto per merito del successo dei numerosi film loro dedicati.
Non dimentichiamo inoltre i videogiochi, hobby dietro il quale si cela un giro d’affari miliardario: le grandi case produttrici di videogame fatturano più delle major cinematografiche di Hollywood. Non è sorprendente perciò scoprire che alle software house realizzare giochi come Assassin’s creed o Call of duty costa tanto quanto girare un kolossal per il grande schermo. E qui un’altra statistica ci dice che i maschi nella fascia d’età 13-18 anni sono videogiocatori incalliti molto più delle femmine.
In ultimo, dobbiamo tener conto di un altro hobby al quale storicamente i maschi sono molto più attaccati delle femmine: la fruizione di contenuti per adulti, che internet ha reso di facile accesso a tutti.
I libri quindi sono destinati a prendere polvere sui comodini dei nostri figli? A questa domanda non c’è una risposta semplice. Forse dovremmo regalare loro più libri e meno gadget tecnologici. Forse un ruolo importante è giocato dall’esempio dei più grandi. O forse dovremmo trovare un modo per rendere la lettura di un libro più attraente, più trendy, di altri passatempi.
CARLO DELASSO