Il Conservatorio ''Nicola Sala'' ha ospitato l'ultimo poeta napoletano vivente, Salvatore Palomba Società

Nella cornice del Teatro San Vittorino, nell’ambito della rassegna “Sopra le Righe”, il Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” di Benevento, ha ospitato l’ultimo poeta napoletano vivente, Salvatore Palomba.

In particolare, è stato presentato il volume “Nu cielo piccerillo. Canzoniere di una vita” contenente le poesie che sono diventate i testi delle più celebri canzoni entrate a far parte del patrimonio culturale e sentimentale di Napoli ed interpretate essenzialmente da Sergio Bruni.

L’appuntamento è stato moderato da Emilia Pantini, docente di Letteratura poetica e drammatica al Conservatorio “Nicola Sala”, la quale ha introdotto Nicola De Blasi, professore ordinario di Storia della lingua italiana all’Università “Federico II” di Napoli, che ha tratteggiato il volume nei suoi punti salienti.

Il libro, ha evidenziato, ha una forma insolita poiché contiene varie parti in prosa che fungono da cucitura tra le diverse poesie.

Filo conduttore è quello della biografia che segue gli spostamenti del poeta anche nella topografia della sua Napoli.

Da notare, ha sottolineato ancora, la vastità tematica dell’autore, tra cui l’impegno storico e sociale, come nella rievocazione delle “Quattro giornate di Napoli”.

Palomba, ha detto ancora De Blasi, è un poeta che vive nel presente dove i continui richiami al passato hanno lo scopo di fungere da monito.

Quando si leggono le poesie bisogna anche fare conto che la musica non ci sia perché hanno già una loro musica interna.

Il libro va letto, dunque, nel silenzio e saranno poi i versi a trasmettere al lettore la loro musicalità.

De Blasi si è chiesto cosa sia per Palomba la poesia, rispondendo che è la capacità di accorgersi di quelle cose a cui non si presta attenzione.

Infine ha evidenziato come il volume sia diviso in sezioni e che la lingua usata è quella del dialetto napoletano, un dialetto non esibito ma connaturato con le poesie stesse.

Emilia Pantini, nell’introdurre Palomba, ha parlato degli scugnizzi di Napoli, cioè quei bambini rimasti orfani e dell’importanza dei Conservatori che avevano il compito proprio di accogliere questi piccoli, insegnando loro un mestiere, quello del musicista.

Palomba, rispondendo ad una domanda di Pantini, ha sottolineato come per lui venissero prima le parole e poi la musica.

Per secoli si è andato avanti così soprattutto per i canti popolari.

Fu poi Salvatore Di Giacomo ad accentuare questa procedura appropriandosi anche del patrimonio antico.

Infine ha evidenziato come, nonostante l’età, ancora oggi le sue poesie fungano da testo per delle canzoni come accaduto con “Pe’ dint’ ‘e viche addò nun trase ‘o mare” per gli Almamegretta.

A seguire, ha letto alcune poesie del suo libro e, quelle che sono state trasformate in canzoni, sono state eseguite al pianoforte da Rino Alfieri, figlio del compositore Eduardo con cui lo stesso Palomba ha collaborato.

Al termine, c’è stata la consegna del “Premio Speciale Nicola Sala” con Cosimo Minicozzi e Gabriella Cusani Carbone che hanno premiato Nicola De Blasi e Salvatore Palomba.