Il Long Covid Società

Con il termine di Long Covid s’intende una patologia caratterizzata da una serie di sintomi e di disturbi che si sviluppano e persistono per molto tempo, settimane o mesi, successivamente ad una infezione da Sars-Cov2, nonostante il paziente sia considerato guarito dalla infezione virale e sia costantemente negativo al tampone. Si tratta di un’ampia gamma di disturbi che tuttavia possono variare da paziente a paziente e che, per il perdurare nel tempo, possono compromettere lo stato di salute, soprattutto in soggetti anziani e con varie patologie. Naturalmente non tutti che hanno contratto l’infezione sviluppano il Long Covid.

Secondo alcuni recenti studi dell’OMS/Europa, sono almeno 17 milioni in Europa e quasi 145 milioni nel mondo, le persone che hanno lamentato sintomi da Long Covid nei primi due anni della pandemia, con sintomi che si sono protratti per molti mesi dalla guarigione e con una maggiore predisposizione per il sesso femminile. In un recente, (Agosto 2022) studio condotto nei Paesi Bassi, si evidenzia che almeno una persona su otto, pari al 12,7%, già guarita dal Covid, presenta almeno un sintomo da Long Covid a 3 ed a 5 mesi dopo l’infezione. Addirittura uno studio norvegese, condotto dopo la prima ondata della pandemia, ha sottolineato che quasi un paziente su due lamentava ancora un sintomo da Long Covid a sei mesi dalla guarigione. Non sempre la diagnosi, che è fondamentalmente clinica, è facile, perché, se è vero che chi sa di essersi ammalato di Covid può far risalire i disturbi alla precedente infezione, è anche vero che molti pazienti possono avere avuto una infezione asintomatica o non diagnosticata, per cui in questi casi l’aiuto anamnestico viene meno. Non sempre sono state chiarite le ragioni fisiopatogenetiche dell’ insorgenza del Long Covid.

Un’ipotesi risponde ad un danno diretto causato dal virus SARS-COV2; un’altra ipotesi considera la conseguenza di una reazione anomala del sistema immunitario che scatena una probabile reazione autoimmunitaria che a sua volta colpisce organi bersaglio del virus. Tuttavia sono stati evidenziati fattori di rischio che potrebbero favorire questa prolungata azione del virus anche oltre lo stato di guarigione clinica. Tra questi sono stati descritti, l’età avanzata, il sesso femminile, l’obesità, il diabete di tipo 2, una precedente ospedalizzazione per Covid-19, la concomitante presenza di altre patologie, il fumo di sigaretta e la mancanza di vaccinazione anti Covid.

E’ facile immaginare come possa esserci una correlazione fra la gravità della pregressa infezione da Covid e l’insorgenza della Sindrome da Long Covid. Tuttavia se questo era più evidente nelle prime fasi della pandemia, in cui era la variante Delta a farla da padrone, la situazione è cambiata nelle fasi successive con la diffusione della variante Omicron. Al momento, infatti, non ci sono evidenze del fatto che a una maggiore gravità dell’infezione e della malattia, possa essere associato un aumentato rischio di ammalarsi di questa sindrome. Chiunque sia stato colpito dal Virus Sars-Cov2 può incidentalmente sviluppare una Sindrome da Long Covid, anche se ha sviluppato la malattia iniziale in forma lieve o addirittura asintomatica.

La sintomatologia può essere la più diversa possibile, ma i sintomi più frequenti sono stanchezza persistente, debolezza e dolori muscolo-scheletrici, febbricola persistente, malessere generale che si accentua dopo uno sforzo fisico o mentale ed inappetenza. A questi sintomi generali possono associarsi anche svariati sintomi più specifici e più gravi di tipo respiratorio, cardiovascolare, neurologico, otorinolaringoiatrico, dermatologico, gastrointestinale e psicologico. Purtroppo questa sintomatologia organica sembra più presente e più grave nei pazienti anziani, al punto da mettere in difficoltà la loro qualità di vita, ed anche la vita stessa.

E’ tuttavia importante sottolineare come studi osservazionali italiani ed inglesi, recentemente pubblicati su eminenti testate scientifiche ad alto impatto, hanno dimostrato come la vaccinazione contro il Covid-19 possa svolgere un importante ruolo protettivo nei confronti del Long Covid, in particolare dopo la terza dose di richiamo vaccinale. Nello specifico lo studio italiano, condotto su 2600 sanitari che si erano infettati nel periodo di circolazione delle varianti del virus, ha dimostrato che le persone non vaccinate sono le più esposte al Long Covid (41,8%), contro il 16% di chi è stato vaccinato con tre dosi. Se ne deduce che Il Long Covid può colpire quasi tre volte di più chi non è vaccinato rispetto a chi ha fatto la terza dose, indipendentemente dalla variante del virus. Ulteriori studi osservazionali nei prossimi anni chiariranno meglio i tanti punti oscuri che ancora si annidano dietro questa pandemia virale che ha investito il nostro pianeta.

ENZO TRIPODI