La campagna elettorale su TikTok non è servita a granché Società

Ora che le urne sono chiuse e le elezioni politiche hanno avuto luogo, possiamo commentare liberamente la passata campagna elettorale. Non è stata la prima campagna social, ma la grossa novità di questo 2022 è stato lo sbarco dei più importanti leader politici su quella che è l’ultima nata tra le piattaforme social, nonché quella i cui utenti vantano l’età media più bassa. Sto parlando, naturalmente, di TikTok.

Già da anni infatti tutti i più noti esponenti politici ed i loro partiti sono presenti su Facebook e Twitter (per non parlare del Movimento 5 stelle, che ha fatto della presenza in rete uno dei suoi punti di forza), ma in occasione della campagna elettorale per Camera e Senato, Salvini, Renzi, Meloni e persino Berlusconi, con i suoi 85 anni, sono approdati su un social dove la maggior parte degli utenti non ha ancora l’età per votare.

Senza alcun timore di apparire ridicoli, i capi partito si sono rivolti ai giovanissimi fingendosi loro coetanei. Berlusconi ha persino esordito raccontando una barzelletta (non era sconcia, fortunatamente). Un simile impeto di giovanilismo non si vedeva dai tempi in cui l’ex premier Renzi apparve in televisione ospite di Maria De Filippi, indossando un giubbotto in pelle come quello di Fonzie, protagonista del telefilm Happy Days.

Cosa potrà aver spinto individui maturi che aspirano a governare il paese a questa mossa, che di certo non è un’improvvisazione ma sarà stata studiata a tavolino dagli esperti dei loro team elettorali?

Prima di azzardarmi ad ipotizzare una risposta, vorrei riportare la mia esperienza personale: quando sono andato a votare domenica 25 settembre, mentre attendevo il mio turno per entrare in cabina elettorale, mi sono guardato intorno. Nel seggio, insieme a me, le uniche persone sotto i 40 anni erano gli addetti alle operazioni di voto. Tra i votanti non erano presenti giovani, neanche uno.

I dati del Viminale dicono che in queste elezioni il tasso d’astensione si è attestato al 36%, con punte fino al 50% in alcune zone del sud Italia. Questi sono i dati generali, ma se andiamo a guardare le percentuali relative alle fasce d’età, possiamo renderci conto di una realtà sconcertante: tra i giovani il tasso d’astensione è altissimo, più di quanto non sia mai stato in passato.

Un aspetto da non sottovalutare, perché i giovani sono da sempre la molla dei cambiamenti nonché la classe politica del futuro. Ebbene, i giovani d’oggi non sono interessati alla politica, a differenza dei loro genitori o dei loro nonni che hanno vissuto il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, gli anni di piombo, il ’68 ed il bipolarismo tra la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista.

Ecco dunque che catturare il voto dei giovani che si apprestano a votare per la prima volta in vita loro, ma che si rivelano disinteressati a questo diritto, può diventare la chiave per conquistare qualche punto percentuale in più alle elezioni. E pazienza se per raggiungere lo scopo si finisce per apparire finanche ridicoli, come quegli adulti che si rivolgono ai bambini simulando la vocetta infantile.

A giudicare dai risultati però, la campagna elettorale su TikTok non è servita a granché. E forse bene ha fatto il premier uscente Mario Draghi a tenersi fuori da questa tornata elettorale: proprio non riesco ad immaginarlo mentre fa il ganzo strizzando l’occhio ai giovani della generazione Z per attirare la loro attenzione.

CARLO DELASSO