La condizione della donna nei secoli Società

Nonna Peppina, come tutte le persone alla sua età, non riesce ad utilizzare a sonno tutte le ore della notte, per cui, spesso, con gli occhi chiusi ma con la mente sveglia, rimugina gli anni trascorsi della sua esistenza e indugia a rievocare fatti e condizioni inerenti la sua vita vissuta.

I primi ricordi riflettono la sua condizione di donna e quella di tutte le donne nell'umanità fin dal concepimento.

Le donne vengono concepite nello stesso modo in cui vengono concepiti gli uomini; nascono nello stesso modo in cui nascono gli uomini; si cibano dello stesso alimento e crescono alla pari dei bambini dell'altro sesso.

All'età della pubescenza, le donne sviluppano il seno e gli uomini la barba; gli uomini sviluppano la forza muscolare, le donne sviluppano le capacità psico/fisiche; l'uomo mette a frutto la forza fisica la donna svolge la funzione unica, essenziale ed esclusiva, quella di generare i bambini in tal modo provvedendo a dare continuazione alla vita. Insomma tra uomo e donna persiste di fatto e sempre l'uguaglianza pur nella diversità dei sessi e delle funzioni.

Ma se questa è una logica fondamentalmente umana, sociale e di una razionalità incontrovertibile, ben presto ad essa si oppone un grossolano distinguo, che annulla del tutto le considerazioni sopra evidenziate. La figura umana che si afferma e di cui la storia, la letteratura, la politica, l'arte, e finanche la religione trattano è unicamente quella rappresentata dall'uomo. La donna assume un aspetto di secondo piano e addirittura, nei secoli di storia che ci precedono, viene considerata alla stregua di un oggetto nelle mani dell'uomo.

E' incontrovertibile la costatazione che solo alla fine del secondo millennio e solamente dopo venti secoli di vita vissuta e di storia più o meno conosciuta, la donna ha cominciato a richiedere analoga considerazione a quella detenuta dall'altro sesso. Assistiamo così alla nascita della onorevole, della notaia, della carabiniera, della giudice, ecc., professioni o attività riservate solamente agli uomini e soltanto da questi esercitate.

Inoltre e fino agli inizi del secolo scorso la maggior parte delle donne -almeno quelle italiane e meridionali- non andava a scuola; la donna doveva accudire ai servizi di casa, doveva in sostanza svolgere l'attività di casalinga -oggi si direbbe professione -, quindi non aveva necessità di andare a scuola, tant'è che all'atto del matrimonio apponeva al documento dello stato civile un semplice e faticoso (tenere la penna), nonché complicatissimo segno di croce; la sua ignoranza era assoluta. Il termine diritti alla istruzione era riservato solamente agli uomini. La cultura, l'arte, la politica, lo sport, ecc erano attività di esclusivo accesso all'uomo.

La donna segue il marito nella buona e nella cattiva sorte. diceva il codice civile.

I pensieri si accavallano e le domande si infittiscono tanto da perdersi nel groviglio delle tentate spiegazioni che tuttavia non arrivano o non danno razionali ragioni del perché la donna, pur nella sostanziale uguaglianza all'uomo, è considerata da questi la mia donna cioè di sua proprietà e un mezzo per raggiungere obiettivi a lei imposti. Chi lo ha deciso? E quando? Perché la donna, nella sua insostituibile funzione di generare la vita, passa in secondo ordine in ogni decisione? Chi ha deciso che ad alcuni bambini, generati e nati nello stesso modo sarà riservato un diverso trattamento umano e sociale a seconda del sesso? Le risposte sono latitanti. Ogni sforzo di ricerca, di una più banale causa differenziale viene vanificata o si presenta sempre più irrazionale ed inconsistente. Sarà un problema di forza fisica? Probabilmente no perché in alternativa emergono in tutta evidenza le femminili doti di capacità psichica che consentono alla donna di ottenere dall'uomo tutto ciò che Ella desidera.

La donna assume a questo punto un ruolo di silenzioso comando e predominio: prima si fa corteggiare, implorare e poi si concede usando la tipica espressione: ora sei mio; evidenziando la sua esistenza amorosa, notevolmente superiore a quella dell'uomo; è Lei ed unicamente Lei ad imporre all'uomo ciò che Ella ha in mente; è Lei che impone all'uomo il comportamento gentile e/o violento, annullando la sua maschile capacità dominante e disponendolo a sfidare i pericoli più grossi ed anche la morte; Di tanto l'uomo, al suo cospetto, si dimostra disponibile, felice e contento.

Questo stato di cose ha portato però a reazioni contrapposte La donna è rinsavita ed ha dato corso ed esecuzione a tutte le sue capacità amatoriali; ha scoperto buona parte del suo corpo, coprendone in modo sempre più succinto i punti più eccitanti per il desiderio maschile; ha continuato a suscitare nell'uomo uno sfrenato desiderio di possesso ed ha preteso in controprestazione alla sua disponibilità un lauto compenso in denaro.

Ma come ogni esagerazione sfocia in fenomeni opposti a quello di partenza, probabilmente la donna ha esagerato nella vendita del suo corpo, tanto da essere aggredita, stuprata, violentata ed infine ammazzata.

Perché tutto questo? I pensieri nel frattempo si aggrovigliano ancora di più appena si pensa alla condizione delle donne nel sistema islamico ancora oggi, all'inizio del terzo millennio.

Ma questo è un aspetto tipicamente religioso di cui si parlerà in altre notti insonni. La donna con il burka che Le nasconde il volto e la tanto sospirata grazia e femminile bellezza, incute paura alla persona anziana tanto da farLe spalancare gli occhi. Ma la notte è lunga, il buio è fitto e non fa intravvedere niente.

GIUSEPPE PANELLA