L'impasse del 118 Società
Negli ultimi mesi monta sempre più la polemica sulla decisione da parte dei vertici dell’ASL di Benevento, di ridurre drasticamente il numero di ambulanze del servizio 118, provviste di medico a bordo. Questa decisione del direttore generale Volpe di demedicalizzare le ambulanze del Servizio di Emergenza Territoriale, ha scatenato inevitabilmente proteste e malumori fra i cittadini/utenti un po’ in tutta la provincia, in particolar modo fra gli abitanti del Fortore, della valle Vitulanese e del basso Matese, le aree più periferiche e più lontane dai nosocomi cittadini, già penalizzate dalla mancanza di strutture ospedaliere vicine.
Soprattutto in queste zone si sono levati forti dissidi, manifestati con comunicati stampa, convegni e tavole rotonde organizzate da associazioni di categoria e da comitati di cittadini. In alcuni comuni sono stati indetti consigli comunali aperti, sia per informare i cittadini sulle decisioni prese dalla Asl, sia per ascoltare le loro giuste istanze. Anche il sindaco della città capoluogo, in qualità di presidente dell’assemblea provinciale dei sindaci, ha ufficialmente sollecitato il direttore generale dell’ASL a rivedere il provvedimento. A oggi tuttavia non si è a conoscenza di parziali modifiche alla decisione presa e le ambulanze continuano a svolgere il proprio compito assistenziale senza un medico a bordo, nonostante i sindacati medici di categoria, e la CIMO territoriale in particolare, abbiano suggerito una soluzione per rivedere il provvedimento e garantire la continuità assistenziale.
Come si è giunti a questo grado di difficoltà organizzativa, al punto da limitare fortemente un servizio essenziale per la medicina del territorio, come il 118”?
Le motivazioni per la verità sono abbastanza conosciute e sono problematiche di carattere nazionale, ma che nelle aree interne e quindi anche nel nostro Sannio, assumono una rilevanza maggiore con conseguenze più marcate. E’ infatti cosa risaputa che in Italia, in questo momento storico, il numero dei medici è insufficiente rispetto alle necessità del SSN. Questa carenza è molto sentita sia negli ospedali pubblici, sia nella medicina territoriale. Alcune specializzazioni, in particolare, sono fortemente carenti e risentono di una programmazione degli accessi alle scuole di specialità, che evidentemente non ha tenuto conto , nel tempo, delle mutate necessità. In particolare l’area della urgenza/emergenza è quella che sia negli ospedali che sul territorio, soffre maggiormente di carenze.
E’ sotto gli occhi di tutti, quotidianamente sottolineata anche dagli organi di stampa, la carenza di personale medico che interessa sia i reparti di Medicina di Urgenza sia i Pronto Soccorso ospedalieri. Anche il servizio di emergenza territoriale risente di questa mancanza di professionisti abilitati e per quanto riguarda la nostra provincia, attualmente il numero di medici in servizio al 118, è pari a poco più della metà della pianta organica prevista (48 unità sui 76 previsti). Molti dei concorsi banditi in Regione Campania per incarichi nei reparti di Medicina di urgenza e Pronto Soccorso, sono rimasti inevasi, con un numero di partecipanti nettamente inferiore ai posti messi a concorso al punto da permettere la partecipazione anche a medici specializzandi al 3° o 4° anno di specializzazione.
Nonostante queste difficoltà oggettive, in un recente comunicato stampa, il Sindacato medico, la CIMO-Fesmed ha evidenziato, tramite il suo segretario provinciale per la medicina territoriale, dott. Emilio Tazza, i recenti provvedimenti legislativi finalizzati a incentivare le prestazioni aggiuntive in modo da affrontare la carenza di personale medico. I 48 medici del 118 attualmente in servizio, sono in grado di garantire un’ampia copertura dei turni, con l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive. In effetti, ricorrendo al tetto massimo di 48 ore lavorative settimanali, in turni di lavoro straordinario, si eviterebbe di tagliare servizi all’utenza e nello stesso tempo, garantire un risparmio economico all’Asl, evitando l’uso aggiuntivo delle auto mediche. A oggi non risulta che tale disponibilità abbia avuto risposta o riscontro positivo da parte del management dell’Asl e non si capisce il motivo. Torneremo in seguito su questo argomento anche per sottolineare quali possono essere stati gli appigli legislativi e normativi alla base del provvedimento assunto dall’Asl, rivelatosi, al momento, impopolare e penalizzante.
ENZO TRIPODI