NAPOLI VENEZIA UN'ORA E MEZZA DI RITARDO.Quando un imprevisto può diventare occasione per cambiare rotta, punto di vista o il destino Società
Venerdì 20 dicembre, al Teatro Mulino Pacifico di
Benevento che dal 2005 è gestito dalla compagnia teatrale Solot, è
andato in scena lo spettacolo Napoli Venezia un'ora e mezza di ritardo.
Ideato e diretto da Gerardo Fierro, in collaborazione con Silvia Ranucci alla
co-regia e prodotto dagli amotori Coffee Brecht, compagnia teatrale napoletana di improvvisazione. Una proposta
di spettacolo insolita e nuova per la platea beneventana, che inaspettatamente,
grazie alla propria immaginazione, ha dato il via alla storia di sei personaggi
in partenza sul treno Intercity 522 da Napoli per Venezia Santa Lucia. Nello
spazio ristretto e contemporaneamente aperto della carrozza numero 7, questo
viaggio introspettivo si è mosso lungo ritardi, attese, speranze, ferme
convinzioni e risoluzioni.
Gerardo Fierro prima dello spettacolo ha voluto
raccontarci di alcune curiosità legate alla genesi di questo spettacolo. Il
copione, in realtà, è stato chiuso in un cassetto per oltre venti anni perché
fu scritto per metterlo in scena con una compagnia di teatro di prosa, di cui
lui faceva parte all'epoca, che poi si sciolse. Da dieci anni, invece,
collabora con i Coffee Brecht e grazie a loro, dopo aver seguito un corso di
formazione, è diventato amatore. Questo nuovo percorso lo ha portato a decidere
di rispolverare quel copione, riadattandolo, e a metterlo in scena per la prima
volta l'anno scorso a Napoli.
Altra particolarità è perché proprio quella destinazione; per lui Venezia, dopo Napoli, è la città dove avrebbe voluto andare a vivere nel momento in cui gettava le righe di questo copione. Tra l'altro Venezia è una città cara che visitava spesso in quegli anni, sia per il Carnevale che per il Festival del Cinema anche perché in quel periodo collaborava con un cineforum. Di viaggi negli anni ne ha compiuti molti altri, soprattutto per lavoro. Dunque, treni, ritardi e vagoni hanno contribuito all'idea di immaginarsi una storia, dove non mancano anche degli accenni autobiografici.
Era il 20 dicembre del 1992 e quel giorno un capotreno un po' stanco ed in servizio da quasi quarant'anni, insieme a cinque viaggiatori, ognuno col proprio bagaglio fisico ed esistenziale, intraprendeva l'ennesimo viaggio verso una destinazione prestabilita da un lato, ma imprevedibile dall'altro.
Una scenografia essenziale, fatta di pochissimi elementi, tra qui il biglietto del treno così come veniva stampato negli anni ‘90 e note musicali tipicamente meridionali, ha restituito il giusto tempo sospeso e passato. Attraverso una messinscena originale, divertente e non semplice da condurre, questi attori amatoriali ci hanno offerto l'occasione per riflettere su quelle che sono diventate oggi le relazioni, ma soprattutto il modo di interfacciarsi con gli altri in ogni possibile scambio. Nel giro di un'ora e mezza di ritardo e nello spazio fisico così piccolo di un vagone, che diviene spazio sociale, dei perfetti sconosciuti, ognuno sul proprio binario di fobie, preoccupazioni e progetti, è pronto ad aprirsi all'altro anche in cerca di possibili risoluzioni. Un fatidico ritardo, il solito fastidioso ritardo di un treno che, sorprendentemente, forse più ieri che oggi, diviene occasione di conoscenza tra viaggiatori o, meglio ancora, di conoscenza di se stessi.
Una sorta di favola positiva, dove alla fine della corsa ci si può scoprire diversi ed arricchiti magari pronti per un altro viaggio e poi chissà...
Per conoscere la Compagnia Stabile di Benevento e i prossimi eventi al Teatro Mulino Pacifico: www.solot.it
Per conoscere gli amatori di Coffee Brecht e i laboratori di scuola teatrale: www.coffebrecht.it
ROSSELLA MERCURIO