Protagonisti al traguardo: Caruso, Messina, Tommaselli, Profeta Società

Gianfranco Caruso è stato il miglior prodotto di quella nidiata di ragazzini che don Romolo Gilardi (meccanico il figlio Salvatore, che opera tuttora a via dei Mulini) mise in bicicletta sul finire degli anni '60 e i primi '70. Con Ruggiero, Rotondi, Antonio Carapella, la Gilardi divenne la migliore formazione della Campania, mietendo successi nelle difficili gare del napoletano e dando dimostrazione di valori sportivi prima che tecnici.

Rigorosi allenamenti lungo le strade che sono, poi, diventate le piste di un vasto cicloturismo di massa, discorsi pacati e leale riconoscimento delle gerarchie dettate dal campo: queste in sintesi le carte delle magliette bianche e rosse a pois della Gilardi.

Gianfranco Caruso aveva la peculiare attitudine del campione, essendo forte in salita, sul passo e in volata. Fisico perfetto per stare in sella, motore capace di dare il massimo con pulsazioni cardiache da fuoriclasse, un volto che somigliava a quello del più grande corridore di tutti i tempi, Eddy Merckx. E di Merckx Caruso aveva l'atteggiamento generoso, mai sparagnino, preferiva fare la corsa, sia su strada che in pista.

Nell'estate del 1972 divenne campione regionale. Appena rientrato da Napoli volle andare all'Ospedale Rummo a portare la maglia a Pio Pedicini, che lo aveva incitato in tante occasioni, e che ora imparava ad accettare una nuova vita da paraplegico.

Ragazzo dal cuore d'oro, Gianfranco, ebbe il coraggio di abbandonare il ciclismo, per impegnarsi nello studio. Si iscrisse a Medicina a Padova e, pur vivendo in una regione che i ciclisti li sfornava grazie a ben organizzate società (si pensi solo alla Ciclisti Padovani), non salì mai più in sella.

Non divenne medico, bensì imprenditore.

Negli ultimi anni aveva accettato una sorta di solitudine, allietata dalla compagnia di due cani lupo. Da cittadino esemplare provvedeva con guanti e sacchetti a portarne via le tracce. A 55 anni il suo cuore, proprio il pezzo più pregiato del suo motore di atleta, ha deciso di fermarsi.

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Vincenzo Messina, professore di matematica alle scuole medie, è stato l'ultimo rappresentante della famiglia titolare di una delle librerie storiche della città. Alla libreria Messina al Corso Garibaldi, poco distante dalle edicola di Podio, si sono avvicinati studenti di tante generazioni. Vincenzo passò poi a piazza Papiniano, nei locali del Seminario Arcivescovile, prima di trovare una associazione-collaborazione con Guida a Via Francesco Flora.

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Un altro commerciante del centro storico è stato Carmine Profeta, con negozio di fronte alla Basilica di San Bartolomeo. A vendere occhiali nel dopoguerra c'erano a Benevento due omi: Carmine Profeta e Andrea Balestrieri. Profeta ebbe dalla sua il fascino del fisico elegante, esibito su una Vespa accessoriata di marmitta Abarth e finimenti cromati. E' rimasto nel suo negozio fino all'aggravarsi della malattia che ne ha decretato la fine.

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Ci piace ricordare, infine, la figura di don Carmelo Tommaselli, canonico del capitolo metropolitano della Cattedrale. Proveniente da una famiglia di ferventi cattolici, allevati a Foglianise da parroci come don Gioacchino Pedicini e don Angelo Ferrara, don Carmelo ebbe seri problemi di salute. Fu tra i primi italiani ad attraversare l'Oceano (come si diceva allora) per sottoporsi ad un difficile intervento al cuore. Ha saputo convivere con la preoccupazione di potersi arrendere da un momento all'altro ed ha smentito tutte le preoccupanti previsioni dei medici. Ha lavorato in curia a sbrigare le pratiche della previdenza dei sacerdoti dell'Arcidiocesi, a stretto contatto con il Vicario Generale suo ex parroco don Angelo Ferrara. Ha collaborato con i Vescovi Agostino Mancinelli, Pasquale Venezia, Raffaele Calabria, Carlo Minchiatti, Serafino Sprovieri e Andrea Mugione. E' stato proprio Mugione a celebrare la messa esequiale nella chiesa di Santa Maria a Foglianise, concelebranti il vescovo di Amalfi Mons. Orazio Soricelli, il vicario generale don Pompilio Cristino e un numero impressionante di confratelli.

Don Carmelo Tommaselli, affezionato lettore del nostro giornale, piacevole conversatore, dolce e sereno in ogni circostanza, lascia un infinito rimpianto in quanti hanno avuto il dono della sua amicizia.

M. P.