Storia di immigrati: il nigeriano Alì e una dolce storia d’amore Società

Un caldo pomeriggio di novembre, in giro per Benevento, abbiamo raccolto le confessioni di tre stranieri residenti nella nostra città. “Tutte bugie quello che vediamo nei programmi televisivi italiani, ove l’Italia viene presentata come un paese lussuoso in cui le persone vivono nel benessere e nel divertimento, perfino gli animali hanno i loro prodotti selezionati senza avere la preoccupazione di cercarsi il cibo e tutto questo lo apprendiamo dalle pubblicità. Da noi muoiono moltissimi bambini per la fame e per la mancanza di medicine”. A parlare è Mustafà Alì, un nigeriano di circa venticinque anni, che apre tutte le mattine il suo commercio nei pressi di uno dei tanti supermercati di Benevento.Vende dvd e cd pirata.“ Per raggiungere l’Italia dobbiamo dare tutti i nostri risparmi a persone spietate, senza cuore, che ci aiutano a raggiungere il vostro paese per fare poi una vita di sacrifici. La prima difficoltà l’affrontiamo nella ricerca di un tetto dove poter dormire e farsi da mangiare non essendo facile trovare persone disposte a darti un alloggio in fitto. Di fatto il più delle volte alloggiamo in case coloniche abbandonate e diroccate, senza bagno e d’inverno non abbiamo nemmeno il riscaldamento, accendiamo tutto ciò che ci capita sottomano per riscaldarci. Facciamo una vita peggiore dei cani randagi. Mangiamo una sola volta al giorno, precisamente la sera. Siamo giovani e la maggior parte di noi, minimo ha un diploma. Moltissime volte il guadagno di un mese salta in un solo minuto, quando agenti della Finanza o i vigili urbani ci sequestrano tutto. Noi abbiamo voglia di lavorare, perché siamo persone tranquille, ma trovare lavoro è molto difficile. E quando lo troviamo, ci trattano peggio delle bestie. Nel periodo della raccolta dei pomodori, ti fanno lavorare anche quattordici ore al giorno per la misera somma di quindici euro e un piatto di minestra. E noi possiamo ritenerci fortunati. Nostre connazionali, arrivano in Italia, con la promessa di un lavoro decente, mentre vengono portate sulle strade per prostituirsi. Queste povere ragazze vengono minacciate e malmenate. Per loro “il sogno italiano”, si trasforma in un incubo. Invece di migliorare la loro posizione, la peggiorano. Lancio un appello attraverso le colonne del vostro giornale alle forze dell’ordine di aiutare queste ragazze. Al mio paese ho lasciato la mia fidanzata e i miei familiari. Mi mancano moltissimo! Il mio desiderio è di racimolare qualche euro, per poter vivere con la mia compagna, una vita non di lusso, perché è impossibile, ma di poterle dare almeno in piccola parte il necessario per poter vivere”. Sono nata a Pietroburgo…sono laureata in medicina…ecco perché il maschio italiano è attratto dalle donne dell’Est Continuiamo il nostro giro per la città e vicino ad un bar vediamo un gruppo di donne straniere. Ci avviciniamo e chiediamo se possiamo sederci per scambiare quattro chiacchiere. La risposta è positiva. Chiediamo se qualcuno di loro vuole raccontarci la sua storia, per un articolo che dobbiamo redigere. Una delle presenti, una donna bella, bionda con gli occhi verdi dice:-“Mi chiamo Ludmilla, sono nata a San Pietroburgo in Russia. La città sorge su più di un centinaio di isole alluvionali ed ha innumerevoli canali valicati da oltre seicento ponti. Una città bellissima ricca di storia”. Le chiediamo come mai avesse lasciato la sua città e si fosse trasferita a Benevento. “Se oggi sono qui, è perché eravamo senza soldi. Mio marito è morto ed io con tre figli, per camparli ho dovuto affidarli ad una mia cugina e sono venuta in Italia. La mia vita è cambiata dopo aver sposato un ingegnere ucraino ed esserci trasferiti nella sua terra.. Sono laureata in medicina. Ricordo dolcemente la mia gioventù trascorsa nel lusso essendo figlia di un alto graduato dell’esercito. Io e i miei fratelli siamo cresciuti nel benessere. Il trasferimento in Ucraina è stato la mia rovina. Negli ultimi tempi, anche essendo laureati io e mio marito lavoravamo presso un’ industria in qualità di operai. Lo stipendio non arrivava tutti i mesi, ti pagavano ogni tre o quattro mesi, dandoti solo una mensilità. Poi la disgrazia di mio marito ci ha mandato sul lastrico. Ecco perché sono qui, in questa bella città dove la gente è molto cordiale con noi straniere ma voglio fare precisare non tanto le donne quanto gli uomini. Le chiediamo, come mai il maschio italiano è attratto dalle donne dell’est. “ Principalmente per la nostra bellezza. Le donne italiane dopo il matrimonio pensano che l’obiettivo è stato raggiunto. E dopo aver avuto due o tre figli, si lasciano andare, non pensano a curare il loro aspetto. Diventano vecchie prima del tempo. E non sanno, che gli uomini vanno capiti. L’uomo ha bisogno di avere accanto una donna completa: moglie, mamma e amante. La maggior parte delle donne italiane da confessioni fatte a me e alle mie amiche, da mariti insoddisfatti, sono sempre stanche Non hanno mai tempo da dedicare all’intimità della coppia. E’ questa la causa principale dei tanti divorzi che avvengono nel vostro paese. L’uomo quando rientra a casa dal lavoro, ha bisogno di tranquillità, vorrebbe trovare una donna sorridente, che le facesse anche delle coccole e non come spesso capita, una moglie dispotica. Perciò, donne cambiate e non avrete concorrenti in amore. Ed ora torniamo a noi. Anche se il lavoro di badante è molto umile, sono contenta lo stesso, perché ogni mese posso inviare lo stipendio a mia cugina, una parte lo deposita in banca e l’altra l’utilizza per far vivere in modo decente i miei figli.” Salutiamo e ci spostiamo in villa comunale altra meta preferita dagli stranieri. Ero a Czestochowa quando il mio sguardo si incrociò con quello di una ragazza… Su di una panchina, vediamo un ragazzo non totalmente abile con un ragazza molto più alta di lui, lei una top model degna delle passerelle dell’alta moda. Un fisico mozzafiato e un viso angelico. Ci avviciniamo e chiediamo se è possibile porre delle domande. La risposta è positiva. Spieghiamo il motivo della nostra presenza e subito passiamo ad intervistarli. Gli chiediamo dove si fossero conosciuti. A rispondere è il ragazzo, che chiameremo Ludovico, per la legge sulla privacy, come del resto abbiamo fatto anche per gli altri intervistati.“Ero a Czestochowa con un viaggio organizzato in visita al Santuario della Madonna Nera. Ad un tratto, il mio sguardo si incrocia con quello di una ragazza, sembrava un angelo. Subito il mio cuore sussulta. Non avevo mai provato una sensazione simile nella mia vita. Mi allontano dal gruppo e a bordo della mia carrozzella mi avvicino a lei. Con la voce tremante le chiedo se è polacca. Lei, molto gentile, mi risponde di si. Poi mi presento ed anche lei mi dice il suo nome, Barbara. Era in compagnia di un’anziana signora sua nonna la mamma del suo papà. Mi dice di abitare a circa cento metri dalla piazza. Tra una parola e l’altra passano trenta minuti. Era molto piacevole conversare con lei. Poi una voce mi desta dal bellissimo sogno, era il capogruppo che mi chiamava. La visita era finita e dovevamo rientrare in albergo. La notte passa sveglio, pensavo solo a lei. Davanti ai miei occhi si presentava solo il suo bellissimo volto. La mattina seguente alle sei partiamo per raggiungere Venezia. Ero cotto. Mi mancava molto la presenza di Barbara, la sua voce, i suoi modi gentili, il suo sguardo dolce. Dopo tre giorni la gita finisce e torno a Benevento. I giorni a seguire diventano tutti uguali. Non riuscivo più a concentrarmi. Barbara era un’idea fissa per me. L’unica cosa da fare, era quella di tornare in Polonia. Chiamo un’agenzia di viaggi per informarmi su come fare per poter raggiungere Czestochowa. Mi viene detto di dover prendere l’autobus che partiva da Napoli, Piazza Garibaldi il mercoledì o il sabato alle ore nove. Era giovedì, penso sabato mi farò accompagnare da mio nipote Massimo a Napoli. E così il sabato alle sette mio nipote carica la valigia e la carrozzella in macchina e partiamo. Arrivati a Napoli alle otto e un quarto chiediamo informazioni ad un vigile, che ci indica il luogo dove sostava l’autobus. Visto il costo esiguo del biglietto non potevo aspettarmi di viaggiare con un pullman gran turismo. Il viaggio dura tre lunghi giorni. Arrivando a destinazione stanchissimo. Ero uno straccio. Incomincio le ricerche a bordo di un taxi diretto vicino al Santuario dove era avvenuto l’incontro. Da qui il tassista incomincia a chiedere informazioni e dopo una mezz’ora una ragazza, ci indica dove abitava Barbara. Viste le mie condizioni fisiche, il tassista mi aiuta a salire sulla carrozzella. Dopo aver pagato, busso il campanello del portone. A rispondermi è proprio lei, Barbara. Le dico che ero Ludovico, il ragazzo italiano conosciuto qualche giorno prima, mi viene incontro essendo molto contenta di vedermi. Mi fa entrare nella sua casa. Mi presenta i suoi familiari e poi, mi chiede il motivo della mia presenza. Io le dico di essermi innamorato e di non riuscire a vivere senza lei. Le preciso di non volere subito una risposta e la invito a trascorrere un periodo in Italia presso la mia abitazione.. Il tempo di fare tutti i documenti per il permesso di soggiorno, da allora sono passati cinque anni, Barbara lavora a Benevento è in regola con i documenti. Viviamo felici. Tra qualche mese ci sposiamo e il nostro sogno è di avere almeno due figli. Dimenticavo un particolare importante, il primo bacio tra noi c’è stato qualche giorno dopo il nostro arrivo a Benevento.” Lo salutiamo e lo ringraziamo. Cercando di mettere da parte i tristi pensieri che all’improvviso invadono la nostra mente ci godiamo questo caldo pomeriggio autunnale, in attesa del rigido inverno beneventano, quasi alle porte. Maria Francesca Palazzo