UniFortunato, rettore Scala su carceri: ''Valorizzare le misure alternative alla carcerazione'' Società

Il sistema di rieducazione sociale del condannato è migliorabile, perché “bisogna valorizzare quanto più possibile le misure alternative alla detenzione, in quanto la privazione della libertà non è la soluzione” ed è “arrivato il tempo di riaffermare il principio che la carcerazione, come ogni pena, non possa essere imposta in via cautelare, senza un effettivo accertamento della responsabilità penale”.

Lo ha detto all’ANSA il rettore dell'Università Giustino Fortunato, Angelo Scala, a margine del convegno “Costituzione e funzione della pena. L’integrazione sociale del condannato” organizzato questa mattina a Benevento dall’ateneo telematico sannita nell’ambito dei seminari per i 70 anni della Costituzione.

La pena intesa come rieducazione - ha proseguito il rettore - è un principio previsto dell’articolo 27 comma 3 della Costituzione, secondo cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione, che è intesa come reinserimento del condannato nel tessuto sociale”.

Tuttavia, ha aggiunto all’ANSA Angelo Scala, il codice penale, che risale al 1930, è impostato su istanze differenti, che prevedono anche l’ergastolo. In pratica c’è una sorta di conflittualità tra i principi della Costituzione e le istanze del Codice Penale, che è antecedente alla Costituzione, e si è tentato di adeguarli con diverse iniziative legislative.

Ad esempio, “sono previste misure alternative alla detenzione, come l’affidamento ai servizi sociali e la semilibertà”.

Questi sono interventi senza dubbio importanti, ha rilevato Scala, “ma si potrebbero migliorare ulteriormente, perché bisognerebbe valorizzare quanto più possibile le misure alternative alla detenzione, in quanto la privazione della libertà non è la soluzione, anche in un tempo come questo nel quale le esigenze di sicurezza sono enfatizzate eccessivamente”.

Pur consapevoli dell’impopolarità di questo concetto, ha concluso il rettore Scala “credo sia arrivato il tempo di riaffermare il principio che la carcerazione, come ogni pena, non possa essere imposta in via cautelare, senza un effettivo accertamento della responsabilità penale, salvo ovviamente i casi di emergenza come mafia e stalking”.

Protagonisti tra gli altri dell’incontro seminariale dal titolo “Costituzione e funzione della pena. L’integrazione sociale del condannato”, il presidente Acli Benevento, Danilo Parente, Giuseppe Maria Palmieri, docente di Diritto penale dell’Università Giustino Fortunato, Carlo Longobardo, docente di Diritto penale all’Università Federico II di Napoli, Laura Sara Agrati, docente di Psicologia speciale dell’UniFortunato, Michelangelo Fetto, presidente della Compagnia Stabile Solot e Giuseppe De Vincentis, protagonista del docufilm “Fine pena. Il futuro oltre le sbarre”, che è stato proiettato durante la seconda parte dell’incontro nell’Aula Magna dell’UniFortunato.