Volata finale Società

Tre in fuga e un inseguitore predestinato a non agguantare il gruppetto.

Siamo alla vigilia del Giro d’Italia (che il 13 maggio scalerà il Taburno salendo da Frasso Telesino) e l’immagine ciclistica rende bene la situazione dei concorrenti in corsa per il posto di sindaco di Benevento nei prossimi cinque anni.

Il solitario inseguitore è Antonio Medici, bandiera coerente di una sinistra che è la vera spina nel fianco della coalizione a guida PD che ripropone Fausto Pepe candidato sindaco. Medici fu da Pepe fatto subito assessore, ma non durò molto. I giochi di prestigio ai quali dovette adattarsi Pepe sacrificarono, tra gli altri, Medici e Salvatore De Toma. Esponenti, entrambi, di quella sinistra che stenta a riconoscere nell’attuale Partito Democratico beneventano una possibile, sia pur temporanea, casa comune.

I tre componenti del gruppetto in fuga sono, invece, in grado di giocarsi la prima tappa, il 15 e 16 maggio, pensando esclusivamente ad evitare il terzo posto, che significherebbe l’eliminazione dal gioco finale del ballottaggio previsto per il 29 e 30 maggio.

Per la verità, ciascuno dei tre – ossia, in rigoroso ordine alfabetico, Carmine Nardone, Fausto Pepe e Raffaele Tibaldi – nei discorsi pubblici proclama le proprie buone chances di vincere al primo turno. Si tratta, in realtà, di incitamenti verso la tifoseria affinché non cali l’impegno. Anche i dati fatti circolare relativi a sondaggi sembrano anch’essi supposte di sostanze energetiche.

E’ vero, invece, che le sette o otto liste che sostengono Nardone, Pepe e Tibaldi rappresentano esse stesse la ragione della improbabilità di una vittoria al primo turno. Il gran numero di candidati, infatti, più che procurare i voti per la vittoria, serve ad impedire che uno dei tre ne prenda tanti da poter arrivare al cinquanta per cento più uno la sera del 16 maggio.

I tanti candidati sono tenuti a raggranellare i voti familiari e amicali (pochi o molti che siano) al solo scopo di impedire che familiari ed amici possano liberamente spostare i loro consensi. La funzione di blocco dei circa settecento candidati riduce, peraltro, anche il numero degli elettori veramente liberi di votare per l’uno o per l’altro.

Le elezioni beneventane non si svolgono in un quadro predefinito di coalizioni riconosciute verso le quali il voto possa scorrere con un flusso spontaneo e prevedibile. Non c’è un centrodestra che non debba guardare con preoccupazione a Nardone, al quale andranno i voti capitalizzati da Viespoli. Non c’è un centrosinistra che non debba fare i conti di una erosione comunque prevedibile verso lo stesso Nardone. E il centro ex democristiano, vuoi che altrove stia con la destra o con il centrosinistra, qui a Benevento appoggia Nardone con i Popolari per il Sud di Mastella e con l’UDC di Santamaria, legittimato da Buttiglione e De Mita entrambi scesi personalmente in campo.

L’acuirsi delle polemiche e dei rinfacci sta a denotare la preoccupazione degli schieramenti (o di quel che ne resta) identificabili in linea generale come di centrosinistra (con Pepe candidato sindaco) e di centrodestra (con Tibaldi candidato sindaco).

Si parla sempre poco di programmi, di cose da fare, di impegni da assumere. Quando gli scarti velenosi lasciano il campo a valutazioni politiche, emerge sempre più il particolare significato di un “laboratorio” le cui prospettive appaiono imprevedibili agli stessi alchimisti; figurarsi ai ragionieri alle prese con la difficoltà dei conteggi.

L’unica cosa certa, fin ora, è che chiunque abbia lanciato strali che dovevano tramortire l’avversario è stato costretto a ricevere sonore e clamorose bordate. Si è dimostrato, nei fatti, che è difficile applicare alla politica, che è arte del possibile e del concreto, la categoria della fedeltà e del tradimento. Alla stregua di siffatto criterio, nessuno è perfetto e tutti sono traditori.

Quando ci si accorgerà che, per fare un solo esempio, l’unico che non era mai stato con Mastella e che sull’antimastellismo aveva giocato buona parte della sua fortuna popolare (intendo dire Pasquale Viespoli) ora con Mastella ha trovato la convenienza di un accordo, forse costateremo anche a Benevento che già nel secolo passato molti ideali e fedi erano crollati. In questi pochi anni di Terzo Millennio non pare ci siano possibilità di tornare indietro.

Il domani è incerto? Per l’appunto. E’ sicuro che non sarà una replica del passato. La realtà, la storia, gli eventi non si possono conoscere in anticipo. Si possono subire o si possono accompagnare. La storia non assegnerà la patente di “protagonisti” a quelli che saranno rimasti sotto le macerie.

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it